… la Federazione delle 112 Scuole di Musica dell’Emilia Romagna
Kaoru Ishikawa, ingegnere giapponese, professore universitario, influente innovatore della gestione della qualità e conosciuto per aver creato il “diagramma Ishikawa” usato nell’analisi dei processi industriali, scriveva:
“Fate in modo che diventi un’abitudine discutere i problemi basandosi sui dati e rispettando i fatti che essi dimostrano”.
E’ da questo assunto che la Pino Management & Partners è partita per contestualizzare e meglio analizzare le attività didattiche di ben 112 Scuole di Musica dell’Emilia Romagna e redigere un position paper con il preciso obiettivo di creare nuovi assets strategici, implementare progettualità di alto valore e crescita per le scuole aderenti, per i docenti che vi lavorano, per gli allievi e, più in generale, generare valore aggiunto nel territorio della Regione Emilia Romagna.
Un lavoro di analisi, studio e verifica, nato anche dalla situazione emergenziale che la pandemia ha complessivamente generato sull’intero comparto dell’istruzione pubblica e privata e in particolare dell’educazione e della pratica musicale nelle varie forme di fruizione formativa e di scuole.
Il position paper, sul cui significato ScrepMagazine si è soffermato in un “a tu per tu con…” del 26 gennaio scorso “Le scuole di musica dell’Emilia Romagna”, parte da un questionario che ha raccolto le principali informazioni attraverso le risposte a domanda: “aperta o chiusa” oppure “descrittiva o info-numerica”, capaci di tracciare e delineare nelle linee fondamentali il quadro “ante e in corso” di ogni singola scuola e disegnare uno scenario quanto più verosimile a cui tendere per il futuro.
Un questionario formato da quasi 100 domande, delle quali oltre un terzo mirate ad inquadrare il contesto di ogni singola scuola di musica alla situazione antecedente all’emergenza pandemica.
Una fotografia necessaria per consolidare, almeno sulla carta, il settore prima che venisse duramente colpito insieme a tutto il comparto artistico-culturale del nostro Paese dall’emergenza pandemica che ha creato diseguaglianza di trattamento, priorità e non priorità, con un metro decisionale opinabile e non sempre condivisibile nei principi ispiratori per i teatri, le sale da concerto, i luoghi dello spettacolo rispetto alle scuole di musica, indipendentemente se pubbliche, private o parificate.
E questo è completamente sbagliato.
Il comparto educativo e formativo in ambito artistico-musicale non può e non deve essere assolutamente distinto dal “comparto produttivo-professionale” perché facce della stessa medaglia!
L’attività di analisi e ricerca muove dalla consapevolezza e difficoltà di gran parte e dell’opinione pubblica, e spesso delle stesse Istituzioni a qualsiasi livello, per mancanza di chiarezza normativa e di conoscenza tecnica su cosa vuol dire “fare educazione musicale” in Italia.
Senza parlare della pandemia che ha fatto lievitare queste criticità con il susseguirsi di norme, disposizioni, regole, restrizioni, concessioni e negazioni, acuendo tensioni e talora malintesi ed evidenziando un significativo gap di conoscenze da colmare attraverso il dialogo e il confronto.
Tutto questo ha ingenerato confusione, apprensione, smarrimento nella regolare gestione della quotidianità scolastica, nella programmazione didattica, proprio per le difficoltà nell’interpretazione ed attuazione dei protocolli stabiliti ed emanati per la prevenzione da contaminazione da Covid-19, ancora più complessi non solo nel “decifrarli”, quanto nell’applicarli, in ambito musicale e coreutico.
Di fatto, l’ambito musicale e coreutico è un mondo a sé nel panorama educativo-scolastico, difficilmente assimilabile a qualsiasi settore educativo, ma anche formativo, vista la “fisicità”: caratteristica ed elemento essenziale nell’ “impartire lezioni ed insegnamenti” del tutto innaturali da gestire e coordinare anche nelle più tecnologiche forme di “didattica a distanza”.
Le 112 Scuole di Musica dell’Emilia Romagna hanno aderito spontaneamente al progetto con lo sguardo proiettato non verso il “ritorno alla normalità” ante pandemia, ma verso il “ritorno ad una nuova e futura normalità” molto diversa dalla precedente.
Non vi è dubbio che fra le ragioni più profonde che hanno condotto le 112 scuole di musica dell’Emilia Romagna, dapprima a scambiarsi reciprocamente informazioni, valutazioni, sentiment, poi a coalizzarsi, c’è stato l’obiettivo di “fare rete”, di far sentire la “propria voce”, la voce della didattica musicale e coreutica che si regge non sulla “distanza” ma sulla “fisicità” e sulla “presenza”.
Una decisione presa dopo l’ordine perentorio della Regione Emilia Romagna di passare da “lezioni in presenza” a “didattica a distanza” anche per le scuole di musica, equiparandole, di fatto, alle restanti scuole di ogni ordine e grado e anche agli enti di formazione pubblici o privati.
E così un primo ristretto nucleo di scuole di musica, capitanato dai rispettivi responsabili, di fronte all’evolversi dell’emergenza pandemica, delle ricadute inevitabili, anche a livello economico, dà vita a un primo “direttivo” informale senza alcuna “reale” forma giuridica di rappresentanza, riuscendo a coinvolgere circa 60 scuole, ben presto diventate oltre 80, con una mission molto semplice e chiara: poter interloquire a una voce con la Pubblica Amministrazione, in primis con la Regione Emilia Romagna.
Non tutto però si può fare da soli: quindi la decisione di affidarsi ad un “soggetto terzo”, capace di poter meglio vagliare, coordinare, approntare e indirizzare le varie istanze da presentare agli organismi competenti.
Si sceglie la “Pino Management & Partners”, Studio Professionale di operation consulting, anche perché al proprio interno annovera una Branch specializzata in servizi alle imprese e agli operatori culturali, alle istituzioni culturali pubbliche e private, al management ed economie della cultura.
Nelle varie interlocuzioni fra “Pino Management & Partners”, dapprima con il direttivo di coordinamento, in una fase più avanzata con quasi la totalità delle scuole di musica “in rete”, si avverte la necessità di procedere ad una più approfondita analisi del settore, al fine di impiegare maggiori strumenti di verifica e controllo, attraverso una sorta di audit strategica, per meglio focalizzare lo “stato dell’arte” precedente ed in corso di pandemia, prefigurare soluzioni e scenari futuri a cui tendere.
Il position paper è il risultato di una indagine, condotta con meticolosità e con lo specifico compito non solo di “fotografare” ambiti e aspetti del comparto, ma di fornire soluzioni concrete ed operative.
Dall’indagine scaturisce, dato molto positivo per la qualità delle scuole, che tutte le indicazioni prescritte dalle varie autorità competenti, centrali e periferiche, erano state precauzionalmente e ampiamente rispettate per garantirne l’apertura, il regolare svolgimento delle lezioni e per adempiere a tutte le “tutele” e “garanzie” richieste, anche se con un aggravio non indifferente di costi, riconducibili a consulenze tecniche nei vari ambiti d’intervento, ad acquisto materiali e spese di mano d’opera, ad ausili di vario genere per garantire sicurezza e distanziamento e poter rispettare le varie norme codificate dal legislatore e subito dopo vanificate da altri provvedimenti, come quello della “chiusura totale” delle scuole di musica emanato dalla Regione Emilia-Romagna, successivamente rivisto, grazie alla voce unitaria delle stesse scuole, per consentire lezioni singole in presenza.
Ecco perché la necessità urgente di dare corso ad un “nuovo organismo”, anche di “rappresentanza”, per meglio rappresentare le istanze della didattica musicale e far sì che a prevalere siano gli interessi di “collettività”, di “gruppo”, piuttosto che di “singole voci” e restare al passo con i tempi e non perdere l’appuntamento con il futuro.
In altri termini per poter essere in linea con questi aspetti strategici serve l’unione come “strumento di forza” indispensabile per non scomparire e disperdersi, per darsi una competenza manageriale con un radicale “cambio di mentalità”, logica conseguenza della costituzione di un “organismo sovrastante” ad ogni scuola di musica partecipante al progetto e della sintesi di rapporti fra una realtà e l’altra.
E qui occorre la bravura dell’advisory chiamato a dare vita ad un “nuovo soggetto”, a un modello d’impresa culturale per mettere “a fattore comune” esperienze diverse e dare “maggiore forza” e capacità nel reperimento di risorse finanziarie.
Ecco perché, quanto più “codificato” sarà il “progetto di rete”, ovvero giuridicamente costituto, con organi dirigenti e rappresentativi ben definiti, con un’amministrazione e governance snella, efficace e trasparente, tanto più il sodalizio ne godrà in termini di “contaminazione” e condivisione di esperienze a completo beneficio della crescita, dello sviluppo e della qualità della proposta didattica.
Tutto questo, infatti, non potrà che portare a una migliore ricerca dei modi e del dove attingere le risorse finanziarie, soprattutto quelle private, anche se con l’aiuto di competenze specifiche e trasversali non sempre presenti, per ragioni oggettivamente anche comprensibili, internamente alle strutture scolastiche.
Un “progetto di rete”, giuridicamente costituito, costituisce “maggiore forza” per attrarre risorse sia a livello pubblico che privato.
Ecco allora il suggerimento della Pino Management & Partners: dare vita a un “progetto federativo di rete”, che tenga conto delle diverse tipologie e forme di organizzazione di gran parte delle realtà scolastiche censite, a una Federazione, quale sodalizio e organismo di coesione fra le scuole di musica, senza escluderne altre per il futuro, anche in virtù di sviluppi e azioni, ora solo ipotizzabili, per sopraggiunte necessità professionali e didattiche oppure a fronte di nuovi scenari normativi, maggiormente confacenti, che il legislatore dovesse prefigurare sull’intera filiera musicale.
La scelta di costituirsi in Federazione rappresenta anche la forma più semplice, ma non per questo priva di efficacia operativa, per creare aggregazioni di soggetti terzi assimilabili per intenti e azioni da perseguire.
La costituzione del soggetto federativo, fra l’altro, non comporta alcun obbligo solidale, per nessuna ragione o natura, da parte dell’organismo unitario (o di parte di esso) per responsabilità, addebiti e condotte imputabili singolarmente alle scuole aderenti, ma persegue e mette insieme interessi comuni alle scuole aderenti con il consolidamento e la crescita di ogni singola scuola di musica aderente e l’agevolazione dei rapporti con la Pubblica Amministrazione, centrale e periferica, al fine di ottenere accreditamenti e riconoscimenti, attivare e azionare sinergie progettuali comuni e condivise, conservare maggiore forza e capacità attrattiva nel reperimento di risorse economiche pubbliche e private attraverso la partecipazione a bandi regionali, nazionali, europei oppure nel coinvolgimento di partners finanziari o sostenitori, sollecitare iniziative in collaborazione con altri Enti, Associazioni, Scuole e Organismi di rappresentanza.
… a cura di Vincenzo Fiore
Clicca il link qui sotto per leggere la mia intervista a Giuseppe Pino: