‘A Mmaculata a prima padeijata

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Anche quest’anno la tradizione è stata rispettata. Per le strade di Vibo Valentia si sente il profumo inebriante della frittura delle zeppole e la tradizione vuole per l’appunto, che la prima frittura, le prime zeppole si preparino proprio il giorno dell’Immacolata. Già dai tempi in cui non c’erano soldi, Io ho qualche ricordo raccontatomi da nonna Peppina e da mia madre, si faceva questo impasto fatto di patate farina e sale e lievito, ovviamente. Tutte le donne di casa erano precettate. L’impasto si preparava dalla sera precedente alla festa dell’Immacolata. Occorrevano tante ore perché si usava una piccola dose di lievito madre che richiedeva tempi di lievitazione abbastanza lunghi. Il mattino seguente, si incominciava a friggere. Io ricordo le mani esperte di mia nonna che riusciva a dare forma all’impasto con le dita. Accanto a sé aveva una tazza piena di olio dove ungeva le mani, prendeva la pasta e riusciva a creare una sorta di una ciambella che metteva direttamente nell’olio bollente. Con questo sistema si creavano tutti quegli angolini fritti saporitissimi che invogliavano a rubarle già appena uscite dalla padella, spesso ci siamo ustionati nel fare questo ma io lo faccio ancora ed è la cosa più bella del mondo, perché mi riporta alla mia giovinezza. Adesso si tende a filare la pasta, a dare la forma della ciambella e lasciarla riposare ovviamente un’altra mezz’ora e poi friggere ma l’effetto è leggermente diverso perché mancano tutti quelli angolini fritti, però vi assicuro che sono veramente eccezionali. Quindi anche quest’anno per le vie di Vibo si sente l’odore del fritto La vita moderna ha i suoi pregi ma anche no, nel senso che adesso, non esistendo più la vera massaia, molte panetterie si sono organizzate e vendono i curijcchij già bell’è pronti. Non è la stessa cosa! Manca la comunione, la collaborazione tra le donne, manca la cucina che sembra un campo di battaglia, manca il caldo e l’odore di fritto ovunque. Perché,oltre al gusto di mangiare qualcosa di buono, c’era la gioia di stare insieme. Io non mi azzardo neanche a comprarle, non ci penso nemmeno. Ho la fortuna di avere mia madre ormai novantenne che anche oggi ha rispettato la tradizione e anche oggi, ho rubato le leccornie bollenti, poco importa se ho la lingua ustionata. Farle è semplicissimo. Basta un kg. di patate, mezzo kg. di farina e lievito di birra. Si fanno cuocere le patate in abbondante acqua, mi raccomando, non sbucciatele. Quando sono cotte, si sbucciano, si schiacciano, si butta tutto sul tavolo e si aggiunge farina e lievito e sale a sentimento. Si impasta il tutto e si lascia riposare il tempo del raddoppio. Si può filare e creare delle ciambelle da friggere in abbondante olio di semi. La variante successiva è quella delle zeppole, nello stesso impasto basta aggiungere uva passa, o acciughe e c’è anche chi le fa con la ‘nduja, si prende una cucchiaiata di impasto e si frigge. Si spolvera con zucchero a velo macinato insieme alla cannella, esclusa la variante salata e buona festa dell’Immacolata!

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