A “Libri, Arte e quant’altro arricchisca l’Anima”, l’ospite di oggi è la scrittrice Angela Cavazzuti

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La psiche può davvero governare la nostra vita tanto da indurci a compiere azioni terribili?  Lo domanderemo all’autrice di oggi. La sua penna delinea, narra situazioni in cui la psiche umana viene messa a dura prova, e rivela quanto siamo schiavi di essa. Una penna attenta, che sa tracciare storie ricche di suspence.

Conosciamola meglio

Nasce a Modena nei primi anni sessanta. Da dieci anni vive in Belgio. A Maggio 2023 pubblica per “La Feluca edizioni” il suo romanzo d’esordio: “Ricordati di uccidere!  A Breve uscirà il seguito: stessi personaggi, ma con una storia completamente diversa. Essendo lontana dall’ Italia, la promozione e la diffusione della sua opera è più ardua. Ma grazie al mondo mediatico accorciamo le distanze e oggi scopriremo qualcosa di più di lei. Parleremo del suo Thriller psicologico e delle sue passioni. Del suo libro Tatiana Vanini (Critica letteraria) dice: “Una scrittura scorrevole che ci cattura fin dall’inizio, con un incipit che lancia ombre sulle pagine che andremo a scoprire. Sempre corretta, imbastisce una trama dinamica tra indagini e il personale dibattersi di uno dei personaggi. Un libro che parla di violenza sulle donne, ma racconta anche del potere della narrazione, dell’auto suggestione nel rielaborare gli eventi del passato, piegando la verità a una distorta versione. Fa addentrare nelle psicopatologie, così difficili da individuare, diagnosticare e curare, perché ai sintomi si possono associare molte spiegazioni rassicuranti, imputando il tutto non alla malattia ma agli influssi stressanti della quotidianità moderna”

Innanzitutto la ringrazio di essere qui. Quando è nata la sua passione per la scrittura?

Grazie Monica, mi fa molto piacere essere qui. Temo che la mia risposta non sarà troppo diversa da quella di molti altri autori: la mia passione per la scrittura è nata… insieme a me. Fin da bambina inventavo storie, creavo fumetti, favole e racconti. Poi da adolescente ho cominciato a scrivere romanzi da sola o a quattro mani con la mia migliore amica. In tutti questi anni penso di avere iniziato un milione di racconti senza averne portato a termine alcuno. Poi un giorno è scattato qualcosa nella mia testa (chissà… forse l’età, forse il fatto che sono serena e vivo in un luogo meraviglioso). Mi sono detta che, se pubblicare un romanzo era il sogno della mia vita, dovevo mettermi d’impegno e cercare di realizzarlo. È così che, un anno dopo, è nato “Ricordati di uccidere”.

Oltre la scrittura, quali sono le sue passioni?

Nella mia vita sono passata da una passione all’altra. Ma se prima mi dedicavo soprattutto agli sport (pallavolo, culturismo, subacquea, ecc.) ora sono diventata molto più riflessiva e preferisco godermi la vita a ritmo lento. L’amore per la lettura, la scrittura ed i viaggi, però, mi accompagnano da sempre. Sono una divoratrice infaticabile di libri. Già da piccolissima, mio papà mi portava nei vecchi negozi di fumetti usati: l’odore della carta e della stampa mi è entrato nel cuore e non mi ha più lasciata. Quanto alla scrittura, di cui vi ho già parlato, occupa moltissimo del mio tempo libero ma soprattutto è un pensiero fisso che non mi abbandona mai.  Ci sono sempre un libro e un block-notes nella mia borsa e sul mio comodino: approfitto di ogni istante per dedicarmici. Il limite tra passione e ossessione, a volte, è veramente sottile! Quanto ai viaggi, che dire? Sono fonte infinita di ispirazione, sono la molla dell’apertura mentale e della comprensione dell’altro”. Sono la gioia, l’eccitazione, la scoperta. Per me che adoro il mare sono anche la pace, il relax totale. Ai miei occhi non c’è niente di più bello che condividere un viaggio con chi si ama e… con un libro!

Perché il genere Thriller?

Credo che la scelta fosse obbligata. Detesto ogni forma di violenza nella vita vera ma ho una passione innata per il “crimine” in ogni sua forma letteraria o artistica: che siano romanzi, saggi, film, documentari, reportage o altro. Non so veramente perché, ma fin da piccolissima sono stata attratta da storie che stimolassero il mio istinto investigativo. Prima Topolino, Paperinik, Diabolik. Poi i gialli di Nancy Drew (qualcuno se li ricorda?). E, via via, sono passata ad Agatha Christie, Sherlock Holmes, fino ai romanzieri dei giorni nostri. La mia casa è invasa da libri di questo genere. Una buona parte sono anche sottolineati, perché contengono informazioni che potrebbero rivelarsi utili durante la stesura di un romanzo (alcune tecniche investigative, come si svolge un’autopsia, ecc.) Scherzando, ripeto spesso che, se un giorno venissi sospettata di aver commesso un crimine, tutti questi libri e questo interesse per i delitti probabilmente non giocherebbero a mio favore!

Prende ispirazione da qualche scrittore in particolare?

Come le ho detto leggo moltissimo. E ci sono ovviamente alcuni autori che prediligo. Prima tra tutti Agatha Christie. Poi Robin Cook, Patricia Cornwell, James Patterson, Mark Edwards e tanti altri. Ma non mi ispiro a nessun romanziere in particolare. Diciamo piuttosto che mi sento più vicina al filone americano che a quello europeo e inconsciamente tendo a riprodurre quel genere di dinamiche. Perché, in fondo, scrivo ciò che amerei leggere.

Il suo libro affronta tematiche importanti come la Violenza sulle Donne. Come mai questa scelta?

Il femminicidio è un tema che mi tocca enormemente, come donna e come essere umano. Il libro è nato in un momento in cui la cronaca ci proponeva moltissimi episodi di questo genere: era inevitabile che questo soggetto si riflettesse in qualche modo nella mia storia. L’ho fatto in maniera velata. Nel mio libro l’assassino è un serial killer ed è abbastanza scontato che le sue vittime siano donne: secondo le statistiche la stragrande maggioranza di assassini seriali sono di genere maschile e prediligono vittime di sesso femminile. Ma ho cercato comunque di mettere in evidenza come l’istinto omicida del mio assassino nasca da una visione distorta del genere femminile, che è quasi sempre presente in questo tipo di violenza.

“Ricordati di uccidere!” Un titolo davvero inquietante. Dalla descrizione, il personaggio principale, si profila un uomo ricco, di bell’ aspetto, apparentemente incapace di compiere azioni criminali. Ma a causa della sua amnesia, c’è una parte di lui che lo spinge a chiedersi se non sia effettivamente l’autore dei crimini per i quali è indagato…  Il suo protagonista è più vittima o più carnefice?

Jann Aubry, il mio protagonista, è prima di tutto una vittima. Nonostante una vita piena di successi, diviene il principale indiziato in una serie di omicidi. Purtroppo, Jann ha grande difficoltà a difendersi da queste accuse in quanto è affetto da una forma di amnesia che ha cancellato buona parte del suo passato (da qui la scelta di utilizzare nel titolo la parola “ricordati”) e soffre ancora di ricorrenti vuoti di memoria. Tutto questo gli crea uno stato di enorme stress che lo porta persino a dubitare della propria innocenza. Ma per sapere se oltre che vittima sia anche carnefice… beh… bisognerà arrivare alle ultime pagine del libro!

La psiche può davvero governare la nostra vita tanto da indurci a compiere azioni terribili? Quali sono, secondo lei, i campanelli d’allarme, i comportamenti che dovrebbero metterci in allarme?

Temo di non essere veramente qualificata per rispondere. Posso solo dirti la mia opinione, basata su tutti i testi che ho letto e la conversazione avuta con alcuni esperti del ramo durante la stesura del mio libro. Credo che la storia della criminologia abbia utilizzato ogni mezzo nella speranza di identificare alcuni di questi “indicatori” (fisici, mentali, ambientali o altro) ma che sia ancora ben lontana dal riuscirci. Se è vero che si è arrivati ad identificare alcuni comportamenti adolescenziali (violenza sugli animali, piromania, ecc.) che rappresentano i primi passi verso un certo tipo di devianza adulta, è anche vero che questi non possono darci la certezza che il soggetto evolverà in un senso o nell’altro.  La mia opinione è piuttosto che la tendenza criminale sia raramente identificabile, in quanto spesso non implica comportamenti particolari, o almeno non troppo diversi da quelli di un qualsiasi individuo equilibrato in stato di stress. Non bisogna poi dimenticare che moltissimi criminali sono abili manipolatori ed hanno una grande capacità di dissimulare la propria natura. Lo conferma il fatto che, nella maggior parte dei casi, le persone a lui vicine li descrivono spesso come individui amabili, spesso simpatici, ben integrati socialmente e con una vita famigliare soddisfacente. Non è molto rassicurante, lo so. Ma ripeto: è solo una mia opinione.

Donato Carrisi dice: “Non si può vivere nella paura. Una visione positiva è quella che ci fa andare avanti nonostante le avversità e il dolore che costellano l’esistenza.” Una sua considerazione.

D’accordissimo. Al cento per cento. Come tutti, nella vita, anche io ho avuto momenti difficili. Ed è stato grazie a loro che mi sono resa conto di quanta capacità reattiva ci sia in ognuno di noi. L’essere umano sa adattarsi a qualsiasi situazione, anche la più terribile.  Mantenendo uno spirito positivo, non lasciandosi andare, c’è modo di superare qualsiasi scoglio! Così, almeno, è successo a me: passato il primo momento di paura e panico, il mio ottimismo naturale ha preso il sopravvento e mi ha spronato a reagire. Ora che tutto è passato posso affermare che queste avversità mi hanno migliorata, aiutandomi a dare il giusto peso alle cose e facendomi capire che la vita è sempre e comunque meravigliosa.

Che rapporto ha con la paura?

Un bellissimo rapporto. Conviviamo senza problemi. Perché sono davvero paurosissima. Quando scendo in un parcheggio sotterraneo ho i brividi. Non chiedetemi di entrare in una casa dell’orrore al Lunapark anche se so che non succede niente; dopo aver visto un film giallo devo accendere tutte le luci e controllare porte e finestre… Insomma, avete capito il genere, no? Eppure, tutto ciò mi piace tantissimo!   Perché, per chi scrive thriller, tutti questi brividi sono una manna dal cielo! Più una situazione mi fa paura, più mi concentro per focalizzarne ogni dettaglio e registrarla nella mia testa.  Poi prendo il mio famoso block-notes e la metto su carta. È così che nascono le scene più realistiche dei miei libri!

Ma chi Angela Cavazzuti nella vita di tutti i giorni?

Una persona serena e felice. Davvero! Non c’è giorno in cui non mi ripeta che la vita è stupenda. Eppure, ho una vita normale, come tutti, fatta di alti e bassi, di gioie e stress Sono italianissima, di Modena, ma dieci anni fa mi sono trasferita in Belgio per vivere con Olivier, mio marito (che è belga). Viviamo in un’accogliente casetta del Brabant Wallon, immersa nel verde, con un piccolo laghetto pieno di pesci rossi ed un ruscello che attraversa il giardino.  Il luogo ideale per scrivere! Ho un diploma di insegnante elementare e in Italia lavoravo nella pubblica amministrazione. Ma sono venuta in Belgio senza conoscere il francese. Quindi, dopo aver frequentato una scuola di lingua per stranieri mi sono dovuta reinventare (un po’ come il protagonista di “Ricordati di uccidere”) e mi sono indirizzata verso il commercio, dove gli strafalcioni linguistici” fanno simpatia”. Ora lavoro in un bellissimo negozio di scarpe e vi dirò che mi piace molto (adoro le scarpe, adoro lo shopping e adoro il contatto con le persone. Dunque, un connubio perfetto!). Il solo bemolle è che, lavorando, vengo troppo raramente in Italia e la lontananza dalla famiglia di origine mi fa soffrire. Ma faccio il possibile per organizzarmi. Non voglio annoiarvi oltre con la mia storia. Concludo qui, dicendovi che con la pubblicazione del mio primo libro ho veramente realizzato il sogno di una vita! Da qualche mese ho l’impressione di vivere una favola!

È uscito il seguito del suo libro,  Nelle spire del passato cosa l’ha spinta a crearne un sequel.

Scrivendo “Ricordati di uccidere”, la mia più grande paura era che a metà della stesura mi venisse l’idea di un’altra storia e avessi la tentazione di mollare tutto per ricominciare. Non è stato così, perché scrivere questo romanzo mi ha dato enorme piacere e avrei continuare a lavorarci all’infinito. Però ammetto che prima ancora di arrivare alla fine mi frullava già in testa un’idea da sviluppare per un eventuale seguito e, appena ho potuto, ho iniziato a elaborarla. Si tratta di una nuova indagine condotta da Melanie Brochard e Federico De Falco, i due ispettori della polizia belga già conosciuti in “Ricordati di uccidere”. Come tutti gli autori mi sono affezionata ai miei personaggi ed avevo voglia di vederli di nuovo in azione. Mi ha inoltre confortato il fatto che numerosi lettori mi abbiano scritto invitandomi a riproporli. Non chiedevo di meglio!

Nel suo romanzo c’è un messaggio che vuole arrivi al lettore?

Evidentemente qualche messaggio si lascia sempre, perché in un libro c’è tanto dell’autore e del suo modo di vedere la vita. Nel mio c’è lo sguardo attonito e lo stupore col quale osservo le notizie alla televisione: una donna aggredita mentre fa footing, un anziano ucciso da un individuo entrato in casa per rubare, un ragazzino con handicap ucciso dai compagni di scuola!  La violenza è ovunque! Può arrivare da persone conosciute, così come da individui che non abbiamo mai visto in vita nostra. Può colpirci in qualsiasi momento: quando ci sentiamo sicuri oppure quando, quasi senza rendercene conto, ci esponiamo al rischio. Nel mio mondo fatto di serenità e normalità, ho difficoltà ad accettare che ognuno di noi sia una potenziale vittima. Ma la convinzione che capiti sempre ad altri è fasulla e non deve farci abbassare la guardia. Il messaggio di questo thriller è quindi di fare attenzione: perché anche dietro il viso più amichevole può nascondersi un predatore. Ma niente paura: c’è anche un messaggio più positivo.  I miei protagonisti si muovono in un mondo dove, alla fine, i buoni sono puri, belli e senza macchia mentre i cattivi sono, ovviamente, brutti e antipatici. Dove il cattivo paga sempre per il male che ha fatto.  Mi piace credere, ed è questo il messaggio, che nonostante tutto, alla fine, il bene esista e vinca sempre! Una visione un po’ infantile e per niente realistica, dite? Può darsi.  Ma ve l’ho detto o no che vivo in una favola?

Ringraziando Angela Cavazzuti per il tempo dedicatomi, ricordo ai nostri amici lettori il link d’acquisto del suo libro.   E del sequel Nelle spire del passato

Intervista a cura di Monica Pasero

 

 

 

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