Un docufilm poetico: ciak, azione, con un autore d’eccezione!
Anche una poesia, come un racconto o un romanzo, può essere tradotta in un linguaggio cinematografico, cioè può essere rappresentata e messa in scena. Il sabato del villaggio, nella fattispecie, in una sequenza di immagini, potrebbe essere filmato benissimo da una macchina da presa, perché no!?
- Campo lungo (la prima immagine potrebbe rappresentare una fanciulla che in lontananza su una strada di campagna si muove verso l’osservatore mentre il sole tramonta).
La donzelletta vien dalla campagna,
in sul calar del sole…
- Dettaglio (improvvisamente e subitaneamente l’inquadratura si concentra sul fascio d’erba e sulle mani che stringono un mazzolino di fiori).
col suo fascio dell’erba, e reca in mano
un mazzolin di rose e di viole
- Dettaglio (ancora un dettaglio, questa volta del viso, anzi dei capelli, quei capelli che un domani saranno preparati coi fiori per la festa).
onde, siccome suole,
ornare ella si appresta
dimani, al dí di festa, il petto e il crine.
- Figura intera (poi, con uno stacco, l’inquadratura si volge ad una vecchiarella seduta sulle scale, ripresa dalla testa ai piedi, frontale, vicino alle amiche, compagne d’età).
Siede con le vicine
su la scala a filar la vecchierella,
incontro lá dove si perde il giorno
- Mezza figura (l’inquadratura si concentra sula figura della donna, ripresa fino a mezzo busto, mentre racconta il suo tempo passato).
e novellando vien del suo buon tempo,
quando ai dí della festa ella si ornava,
ed ancor sana e snella
solea danzar la sera intra di quei
ch’ebbe compagni dell’etá piú bella.
- Campo lungo (la macchina da presa, dopo aver indugiato sulla figura, ritorna ad un’immagine di paesaggio, colto nel suo insieme, mentre calano le ombre della sera).
Già tutta l’aria imbruna,
torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre
giú da’ colli e da’ tetti,
al biancheggiar della recente luna.
- Dettaglio (di nuovo uno stacco da un’immagine ampia ad una circoscritta: un oggetto e un dettaglio sonoro che annunciano l’arrivo della festa).
Or la squilla dá segno
della festa che viene;
ed a quel suon diresti
che il cor si riconforta.
- Campo lungo (con una inquadratura dall’alto si riprendono i fanciulli che giocano in piazza e fanno rumore).
I fanciulli gridando
su la piazzuola in frotta,
e qua e lá saltando,
- Campo lungo (come nella prima immagine, un campo di insieme raffigura lo zappatore che si muove verso la macchina da presa, con tutto il contesto della compagnia che lo circonda).
e intanto riede alla sua parca mensa,
fischiando, il zappatore
- Primissimo piano (ora un primissimo piano sul volto segnato dagli anni e dalla fatica e colto nei pensieri di un agognato riposo).
e seco pensa al dí del suo riposo.
- Campo lungo (ritorno al campo di insieme che inquadra la campagna e le case e i tetti ormai avvolti nell’oscurità).
Poi quando intorno è spenta ogni altra face,
e tutto l’altro tace…
- Dettaglio (ecco una serie di inquadrature tutte di dettagli ora di un martello, ora di una sega. Diversamente, un campo lungo nel silenzio della sera con i soli rumori del martello o della sega).
odi il martel picchiare, odi la sega
del legnaiuol…
- Campo medio (una inquadratura di interni, della bottega di un falegname, che lavora in modo concentrato, desideroso di finire la sua opera).
che veglia
nella chiusa bottega alla lucerna,
e s’affretta, e s’adopra
di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.
- Campo lungo (la parte riflessiva finale può essere affidata ancora ad un campo lungo col quale dall’alto si riprende la campagna e le case e tutto quel mondo di persone e di speranze che contiene).
Questo di sette è il piú gradito giorno,
pien di speme e di gioia:
diman tristezza e noia40
recheran l’ore, ed al travaglio usato
ciascuno in suo pensier fará ritorno.
- Figura intera (l’ultima immagine è dedicata alla figura di un ragazzo che cammina gioiosamente: la macchina da presa lo segue, mentre il poeta lo ammonisce sul suo futuro).
Garzoncello scherzoso,
cotesta etá fiorita
è come un giorno d’allegrezza pieno,
giorno chiaro, sereno,
che precorre alla festa di tua vita.
Godi, fanciullo mio; stato soave,
stagion lieta è cotesta.
Altro dirti non vo’; ma la tua festa
ch’anco tardi a venir non ti sia grave.
Mi sa che in futuro potrò riciclarmi tra gli sceneggiatori di una produzione: mai dire mai…
Francesco Polopoli