U vanniaturi

160715

Tanti anni fa, in un piccolo paese della Sicilia, viveva una donna cattiva.

La sua cattiveria la rendeva anche molto avara al punto tale, da non condividere con chi ne aveva bisogno, il cibo che aveva in abbondanza.

Non provava pietà alcuna, per nessuno.

Niente riusciva a commuoverla e trattava in malo modo, chiunque si accostasse alla sua porta per un tozzo di pane.

I suoi compaesani avevano smesso di frequentarla, visto che non erano desiderati. La solitudine non le creava sofferenza, anzi era proprio quello che voleva. Restare sola per non condividere né il cibo, né le giornate.

Nessuno riusciva a capire perché fosse tanto cattiva, in un luogo poi, dove tutti si conoscevano e si aiutavano l’un l’altro. La donna cattiva vestiva sempre abiti neri e logori e i capelli arruffati, quasi le coprivano il viso. Ai piedi, portava sempre le stesse scarpe disfatte ormai dal tempo.

A volte alzava gli occhi al cielo e non certo per pregare, ma solo per scacciare qualche passero innocente che volava verso i suoi alberi da frutto.

A causa della sua cattiveria, nessuno aveva mai osato chiederla in moglie, nonostante da giovane fosse bellissima. Ma si sa, la sola bellezza non può bastare!

Ad un certo punto, la donna cattiva scomparve. Non la si vedeva più aggirarsi nel suo giardino e neanche in paese.

Niente di niente. I frutti maturi sugli alberi, restavano incolti mentre i passeri, si appollaiavano indisturbati sui rami. Era tutto quanto meno sospetto.

Qualcuno diceva che forse era partita: ma per andare dove? Da chi, se non aveva contatti con nessuno? Qualcun altro pensava invece che fosse morta dentro casa e quindi, era necessario fare qualcosa, darle una degna sepoltura, nonostante la sua cattiveria.

Dovevano solo entrare in casa e correre il rischio di prendersi una bastonata in testa o alla peggio, trovare un cadavere decomposto. La donna più coraggiosa del paese, si offrì come volontaria.

Era deciso, lei sarebbe entrata in quella casa. Tutte le donne si riunirono nel giardino della donna cattiva, davanti alla porta d’ingresso e la più coraggiosa, la spinse. La porta, docilmente si aprì. Guardandosi intorno, vide una casa spoglia, arredata in maniera spartana e il disordine regnava sovrano.

Pile di piatti sporchi campeggiavano nel lavandino, avanzi di cibo, ormai inacidito, erano sparsi ovunque e tante bottiglie vuote, riverse sul pavimento. Quella donna, era cattiva anche con se stessa. Facendosi spazio, misurando i passi, si diresse verso la camera adiacente. Era la camera da letto.

Era totalmente diversa dalla cucina. C’erano mobili pregiati, spolverati con cura e neanche uno spillo fuori posto. Dal soffitto pendeva un lampadario di preziosa fattura, le gocce che ricadevano erano brillanti, sicuramente di puro cristallo.

Perché tutta questa differenza, si chiese la donna coraggiosa? La sua domanda però non ebbe risposta, perché le sue orecchie udirono un rantolo spaventoso, gli occhi le caddero sul letto. La donna cattiva era distesa sopra le lenzuola di candido lino e indossava una camicia da notte elegantissima, di pura seta.

Era immobile ma il suo respiro era affannoso.

Chissà da quanti giorni stava così. Spalancò gli occhi e si accorse di non essere più sola e da quello sguardo, emerse la paura e la stanchezza.

I suoi occhi erano quasi imploranti: nella sua vita era stata così cattiva da non riuscire ad esalare l’ultimo respiro! La sua anima non riusciva a trovare pace! La donna coraggiosa, uscì da quella stanza e andò a raccontare alle donne in attesa, quello che aveva visto. Non c’erano alternative, bisognava chiamare “U vanniaturi”.

U vanniaturi era l’uomo che la gente chiamava quando i moribondi non riuscivano ad esalare l’ultimo respiro, prolungando la sofferenza dell’agonia.

Nessuno conosceva il nome o la storia di quell’uomo che restava un mistero per tutti. In genere arrivava all’alba, quasi come un’ombra.

Aveva un solo compito: prendere le scarpe della persona agonizzante e liberare l’anima sofferente. Fu così che l’uomo, giunto presso la casa della donna cattiva, si fece consegnare le scarpe e senza dire una sola parola, si diresse verso il mare, con le scarpe in mano.

Nessuno osava seguirlo, ciò che avrebbe fatto delle scarpe, doveva restare un mistero. Davanti al mare, u vanniaturi, sollevò le scarpe fino alla testa, pronunciando parole incomprensibili e mentre “vanniava”, lanciò le scarpe in mezzo alle onde, che le inghiottirono rapidamente.

Nessuno conosceva le parole di quel rito e dopo averle pronunciate, u vanniaturi si perdeva nella nebbia.

In quello stesso istante, la donna cattiva, riuscì ad addormentarsi per sempre, mettendo fine alla sua sofferenza.

Anche le anime peggiori, a volte, hanno bisogno di qualcuno che le liberi.

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