Se non prendi una posizione altri lo faranno per te

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“Sai la gente è matta,

forse è troppo insoddisfatta,

segue il mondo ciecamente,

quando la moda cambia,

lei pure cambia,

continuamente e scioccamente.”

(“Almeno tu nell’Universo” – Mia Martini – 1989)

… e i TG ne sono la triste riprova … bombe, vendette, stupri di massa, preti pedofili, femminicidi, sbarchi, ghiacciai che si sciolgono, morti annegati, figli maleducati … e i Social deprimente vetrina.

È come se si fosse “scoperchiato” un vulcano pieno di m…

La domanda è: “la gente è anormale perché lo è sempre stata oppure è diventata matta per paura, perché si è resa conto di stare su un treno lanciato a 200 chilometri all’ora su un binario morto?”.

Di una cosa però sono certo.

La gente – in generale – non è più abituata alla fatica, al sacrificio, a costruire giorno per giorno qualcosa di importante per se stessi e per la comunità. La gente non è più abituata alla normalità, alle regole, al rispetto, alla buona educazione, tutti sanno tutto, tutti possono dire di tutto, tutto si può fare per la serie “godiamocela adesso che qui prima o poi finisce” e più si urla, anche se in pochi, e più si diventa ascoltati e importanti.

E la paura, si sa, può anche diventare mamma dello sfogo, della violenza, del branco composto da singoli “cagasotto” che insieme diventato individui bestiali.

Passeggiando per Roma se ne vedono di tutti i colori: auto che ti ondeggiano davanti perché l’autista parla al telefono, monumenti bellissimi sporcati da scritte, strade piene di immondizia, personaggi tatuati anche nelle orecchie, adolescenti stesi sugli autobus coi piedi sui sedili di fronte, anziani “boccheggianti” seduti soli nei parchi alla ricerca di un poco di fresco…

È come se su “questa barca che affonda” nessuno cerchi di salvare il salvabile ma ognuno caccia fuori tutte le peggiori cose tanto prima o poi “il binario finisce”…e poi ci meravigliamo di coloro che hanno percepito ingiustamente il reddito di cittadinanza, misura di certo apprezzabile ma non “alla portata” di questi italiani, di coloro che hanno preso denaro dal superbonus 110 con finte ristrutturazioni togliendolo a chi la casa doveva e poteva davvero metterla a posto.

E poi ci si meraviglia se “la barra vira a destra”.

E poi ci meraviglia del libro dell’ormai ex Generale Roberto Vannacci “Il mondo al contrario”, un tomo di quasi 380 pagine divenuto il caso editoriale dell’estate. Uscito in sordina come opera auto-edita di un autore noto solo nell’ambiente militare, ha improvvisamente conquistato gli onori delle cronache scalando le classifiche di vendita.

Peraltro è strano che proprio questo Ministro della Difesa, Guido Crosetto, tra i massimi esponenti di Fratelli d’Italia, abbia subito definito quelle di Vannacci “farneticazioni personali che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”, annunciando un esame disciplinare.

Nel giro di poche ore, l’Esercito ha rimosso il Generale dal suo attuale incarico, comandante dell’Istituto Geografico Militare di Firenze.

Una posizione importante ma meno rispetto al curriculum che può vantare Roberto Vannacci: 54 anni, paracadutista, ha partecipato a missioni in Somalia, Ruanda, Bosnia-Erzegovina, Yemen, Costa d’Avorio, Iraq, Afghanistan (dove è stato capo di Stato Maggiore delle Forze Speciali NATO), Libia. Ha comandato il Reggimento d’assalto “Col Moschin” e la Brigata “Folgore” ricevendo, oltre a varie medaglie italiane, anche la Stella di Bronzo e la Legione al Merito dagli USA.

Eppure tante di quelle frasi, anche se non tutte tutte, appaiono condivisibili. Ad esempio:

“Minoranze organizzate stanno sovvertendo tutto ciò che la maggioranza considera(va) normalità: un vero e proprio assalto alla normalità che, in nome delle minoranze che non vi si inquadrano, dev’essere distrutta, abolita, squalificata facendo in modo che il marginale prevalga sulla norma generale e sul consueto. Le percezioni soggettive stanno prendendo il sopravvento sulla realtà oggettiva perché, per essere “inclusivi”, quelle di talune categorie vanno accettate senza discussione”.

Vannacci dichiara di credere al cambiamento climatico d’origine antropica e persino che esso sia significativo, ma contesta che si proceda verso un’apocalisse, visto che la Terra ha sperimentato cambiamenti ben più drastici e che si possa porre rimedio alla situazione con politiche di de-crescita. Sono le società sviluppate, afferma, quelle in grado e in dovere di attuare misure ambientaliste.

Un capitolo a parte è dedicato al fenomeno dell’animalismo. Vannacci se la prende non solo con le manifestazioni più radicali, come i vegani o coloro che vorrebbero sottrarre in toto gli animali dallo sfruttamento dell’uomo ma pure con la crescente “antropomorfizzazione” degli animali domestici. Ormai il loro numero supera di gran lunga quello dei bambini e così anche la spesa che gli italiani vi dedicano è di molte volte maggiore di quella destinata ai figli.

Rimettere al primo posto gli esseri umani è l’appello lanciato dal Generale nel suo libro.

Riguardo l’immigrazione, Vannacci parte del presupposto che ogni società si forma attorno a culture e valori comuni. Un popolo si identifica nel patrimonio comune di tradizioni militari, culturali, linguistiche e religiose. Il lavoro e i sacrifici degli avi hanno permesso di far coincidere quel patrimonio con le istituzioni politiche in uno Stato nazionale.

Il multiculturalismo mette a repentaglio coesione e stabilità perché cerca di includere in una società valori estranei. Secondo il multiculturalismo, bisognerebbe introdurre “diritti differenziati” e la possibilità per comunità interne di auto-governarsi secondo proprie leggi. Ma gli Stati riescono a garantire la pacifica convivenza tra etnie solo in presenza di una dominante, che impone norme comuni.

Vannacci rivendica il diritto di prediligere la propria cultura, quella italiana. Non disprezza le altre, ma ritiene che in Italia debba continuare a prevalere quella tramandata dagli avi. Il Generale non ne fa una questione etnica e più volte ribadisce che secondo lui non si tratta di fattore determinante per individuare un popolo ma pretende che gli immigrati assimilino la cultura nazionale.

Il Generale lamenta inoltre che in Italia le leggi sembrino tutelare più i criminali che gli onesti cittadini, com’è nel caso degli occupanti abusivi di case. Inoltre, propone che nel valutare la proporzionalità nella legittima difesa si considerino non le situazioni oggettive ma la percezione di pericolo che al momento aveva chi si trovava suo malgrado a doversi difendere da un’aggressione magari di un tizio entrato in casa propria e per questo già fuorilegge.

Ed infine il capitolo più contestato del libro, quello sul Gender.

Vannacci spiega che inizialmente aveva deciso di omettere questo capitolo ma si è infine deciso ad affrontarlo perché “se non prendi una posizione non avrai nessuno contro di te, ma neanche con te”.

L’opinione del Generale è che l’omosessualità debba essere lecita, come lo è divenuta nell’epoca più recente, ma rimanere relegata alla sfera personale della sessualità e non entrare in quella della famiglia. La parte più “controversa” del libro è però quella in cui l’autore si interroga sul carattere di “normalità” e “naturalità” dell’omosessualità e del transgenderismo. Da un lato, afferma il Generale, per mero calcolo statistico si può appurare che essi non siano la norma ma che costituiscano una eccezione. Dall’altro, riconosce che l’omosessualità è presente in natura, ancorché rara, ma è assente come modello familiare: “ Cari omosessuali, normali non lo siete, fatevene una ragione! ” perché la normalità, nell’uomo come nella stragrande maggioranza delle specie animali, è l’accoppiamento tra maschi e femmine, la famiglia costituita da un maschio e una femmina.

Vannacci non contesta la liceità delle pratiche omosessuali, non contesta il rispetto dovuto anche agli omosessuali e i diritti recentemente acquisiti, ivi incluse le unioni civili. Ciò che contesta è la pretesa di essere riconosciuti come “normalità”, ossia in tutto e per tutto alla pari e intercambiabili con l’unione eterosessuale…e con donne diventate più sicure e spregiudicate, quanti maschi “ripiegano su pratiche innaturali”?

In conclusione la domanda rimane: “la gente è anormale perché lo è sempre stata oppure è diventata matta per paura, perché si è resa conto di stare su un treno lanciato a 200 chilometri all’ora lungo un binario morto?”.

Clicca il link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Eco Ansia

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