“Nannarella”. Ritratto di una diva

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C’è stata un’attrice che ha segnato il passaggio dalla guerra al dopoguerra, e che aveva un temperamento impetuoso, estremo.

E’ lei Anna Magnani, capricciosa dagli occhi ardenti, la donna bisognosa di protezione, l’amante appassionata, Anna che interpreta il popolo, la povertà, l’Anna amante degli animali, quella innamorata, delusa, ferita.

E poi c’è lei che è Mamma Roma.

Caparbia, fiera, con quello sguardo di sfida e di velata tristezza, Anna Magnani resterà per sempre divina.

Nasceva a Roma il 7 marzo di 120 anni fa da padre ignoto calabrese e madre sarta.

Viene presto affidata alle cure della nonna, anni dolorosi in collegio, la fuga ad Alessandria d’Egitto dove la mamma si era rifatta una vita, facoltosa e la sua scelta di buttarsi nella recitazione.

Sono passati 120anni dalla sua nascita, oltre 60 anni dall’Oscar il primo conferito a un’attrice del nostro Paese per un ruolo da protagonista i suoi film sono in bianco e nero eppure la sua storia umana e professionale continua a incuriosire il pubblico.

Perché?

Ad Anna Magnani riconosciamo come fosse una donna avanti nei tempi, una che si è sempre gestita da sola, senza nessuno intorno ad accomodarle tutto…

Sì, è vero che Anna Magnani si sposò con il regista Goffredo Alessandrini (separandosi 5 anni dopo), è vero anche che ebbe con Roberto Rossellini una relazione professionale e sentimentale che definire appassionata è dir poco, ma è rimasta sempre una donna indipendente.

Anna Magnani faceva leva sulle sue doti di recitazione per aggiudicarsi i ruoli cui teneva.

E, cosa non meno importante e profondamente moderna: Anna Magnani era abile a curare i suoi contratti, sapeva farsi valere ed era l’unica interprete a godere di un trattamento pari ai colleghi uomini.

Era sempre lei, nel contratto, a proporre le cifre e la produzione accettava perché tutti, all’epoca, volevano fare un film con lei.

I suoi successi non si contano, da Totò a Pasolini.

Adorata dal pubblico, per quella sua vita così travagliata, per gli amori infelici, la solitudine, il suo essere donna forte e libera ma comunque desiderosa di affetto.

Anna Magnani ha avuto una vita punteggiata di relazioni:
Toglietemi tutto, ma non l’amore diceva. E in effetti è stata innamorata per tutta la vita: la stessa recitazione era per lei un modo per sentirsi amata“.

Amatissima fu dal figlio Luca, raccontava nelle interviste quanto Anna Magnani sia stata una mamma presente e protettiva nonostante la distanza, ma mai una mamma chioccia.

Dopo gli anni del collegio in Svizzera dove Luca era stato mandato anche per curare le conseguenze di una poliomielite che lo aveva colpito a soli due anni e mezzo, Anna Magnani lo riporta a Roma 16enne.

Sceglie di non farlo vivere con lei e lo rende autonomo in un appartamento e ne stimola l’indipendenza.

C’è sempre stata grande complicità tra Luca e la madre e stima reciproca: Anna Magnani è stata una madre fuori dall’ordinario per l’epoca.

A partire dalla sua battaglia per dare al figlio Luca, che da sola aveva cresciuto, il suo cognome.

Anna Magnani ci ha regalato dei ruoli femminili incredibilmente moderni.

La vita privata e quella professionale si intrecciano; attori e registi con cui lavora diventano figure importanti per lei che però non riesce mai ad avere una vita sentimentale stabile.

La ripetizione del ruolo della donna abbandonata ritorna nel 1948 quando termina anche la storia d’amore con il regista che l’ha portata alla ribalta, Roberto Rossellini, che una mattina dice ad Anna di scendere con i cani e non torna più.

Sotto l’Hotel Excelsior lo attende una macchina con direzione aeroporto.

Il volo è diretto negli Stati Uniti e ad aspettare il regista ci sarà la bellissima attrice svedese Ingrid Bergman.

Arrivano i film come “L’Onorevole Angelina“, “Bellissima” di Luchino Visconti, “La rosa tatuata” che le frutterà un Oscar. E la sua vita che continua negli Stati Uniti infilandosi in nuove storie d’amore con uomini più giovani.

Poi il ritorno a Roma ed il rifiuto di interpretare il ruolo da protagonista nel film “La ciociara” per stare accanto al figlio.

Una donna diventata così famosa da lasciar correre via un’opportunità lavorativa così importante.

Poi Anna Magnani incontra Pasolini, un connubio difficile tra i due ma appassionante, anche se denso di polemiche.

È il 1962 e Anna è diventata “Mamma Roma“, la prostituta redenta che perde un figlio durante la sua detenzione in carcere.

Pasolini ritaglia addosso ad Anna Magnani il ruolo di una prostituta desiderosa di riscattarsi per amore del ragazzo, la sua espressione drammatica si adatta perfettamente al volto della popolana di borgata.

Nonostante i dissapori, Pasolini si esprime con dolcezza quando parla di lei e descrivendo un episodio specifico la conversazione avuta tra i due poco prima della ripresa della scena finale, quella in cui Mamma Roma esprime tutto il suo strazio ed il suo dolore per la perdita del figlio.

Quindi l’ultima apparizione nel film “Roma” (1972) di Federico Fellini, un cammeo in cui Anna Magnani viene descritta dalla voce fuori campo del regista come il simbolo della città, una lupa vista come vestale, aristocratica e “straccionesca“.

Lei apre il portone per rientrare a casa, si gira e risponde «A Federì, ma vedi d’annà a dormì». Lei era molto puntigliosa e scrupolosa quando veniva fotografata: in “Pelle di serpente“, pellicola girata da Sidney Lumet nel ’59, per far sembrare il suo viso più levigato si metteva anche dei cerotti sotto il mento. Ci teneva.

E va bene cosi: divina, eppure umana Anna Magnani…

Angela Amendola



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