Lucrezia Borgia, donna dissoluta o vittima? Di Francesco Viscelli

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Di Lucrezia Borgia intendo qui tracciare un breve profilo storico per riportare poi alcuni giudizi espressi sul suo conto nel corso del tempo da diverse personalità del mondo della cultura, lasciando a chi avrà avuto la bontà di leggermi la libertà di farsi sul personaggio una propria opinione.

Lucrezia nacque a Subiaco, nei pressi di Roma, il 18 aprile 1480, figlia del cardinale spagnolo Rodrigo Borgia, che diverrà poi Papa Alessandro VI, e della mantovana Vannozza Cattanei, che aveva già dato al cardinale altri due figli: Cesare e Juan.

Molto probabilmente trascorse i primi anni a Roma in casa della madre, con la quale pare abbia avuto sempre un rapporto piuttosto distaccato.

Venne poi affidata alle cure di una cugina del padre, Adriana Mila, vedova di un Orsini, la quale provvide a farle avere un’adeguata istruzione: imparò il francese, lo spagnolo, l’italiano, la musica, la danza, nonché ad esprimersi con una certa eloquenza.

Come altre figure femminili della sua famiglia, Lucrezia crebbe assoggettata al “potere e predominio sessuale maschile di suo padre Rodrigo” (Sarah Bradford ”Lucrezia Borgia, la storia vera”, Mondadori, 2005).

A soli 12 anni venne data in sposa dal padre, divenuto nel frattempo Papa Alessandro VI, a Giovanni Sforza, esponente della potente famiglia milanese e signore di Pesaro.

Lucrezia era già diventata un’importante pedina per i giochi politici di suo padre, al quale quel matrimonio tornava utile per costituire un’alleanza difensiva in vista della prossima discesa in Italia del Re di Francia Carlo VIII, alleanza che sfociò nella ”Lega Santa” che sarà poi vittoriosa nella celebre battaglia di Fornovo.

Il matrimonio di Lucrezia con Giovanni Sforza era però destinato a durare poco per i contrasti sorti tra Alessandro VI e suo marito, il quale temendo di essere ucciso dai Borgia, fuggì da Roma.

Visti inutili i suoi tentativi di farlo tornare, Alessandro VI decise di far annullare il matrimonio della figlia accusando lo Sforza di essere impotente, mentre questi accusava a sua volta il Papa di incesto con la figlia.

Nel frattempo Lucrezia si era ritirata in convento, forse perché, a detta di un inviato ferrarese, aveva litigato col padre, o, secondo altri, perché voleva farsi monaca.

Poco dopo Giovanni Sforza, venutogli a mancare il sostegno della propria famiglia, era costretto a firmare la confessione di impotenza e il documento di nullità, mentre il padre imponeva a Lucrezia di firmare l’atto di non consumazione delle nozze davanti ai giudici canonici ed avviava trattative per le seconde nozze della figlia con gli Aragonesi del Regno di Napoli.

La scelta cadde su Alfonso d’ Aragona, figlio illegittimo di Alfonso II di Napoli.

Descritto dai contemporanei di bellissimo aspetto, Alfonso colpì da subito il cuore di Lucrezia.

Anche questa volta però la felicità di Lucrezia doveva essere sacrificata in nome degli intrighi politici del padre e del fratello Cesare, che nel frattempo avevano cambiato alleanze schierandosi con la Francia di Luigi XII e suscitando quindi sospetti negli Aragonesi di Napoli.

L’uccisione, di lì a poco, dell’adorato marito Alfonso ad opera di un sicario del fratello Cesare fu forse il dolore più grande patito da Lucrezia in tutto il corso della sua vita.

I rapporti, oltre che col fratello, divennero più freddi anche con il padre, come ci testimonia l’ambasciatore veneziano Polo Capello: “Prima, era in grazia del Papa Madonna Lucrezia sua figlia la quale è savia e liberale, ma adesso il Papa non l’ama tanto”.

In questo periodo matura nella mente di Lucrezia l’idea di abbandonare l’ambiente romano percepito ormai come opprimente e insicuro.

Nel suo ”Lucrezia Borgia”, Milano, Mondadori, 2011, scrive infatti Maria Bellonci: “Ben concluso pareva alla sua mente solo il destino di una donna negli attributi di signora e di sposa, a capo di una corte, regnante; e, pur non pensando a giudicare i suoi e quindi a condannarli, quei Borgia tutti del suo sangue e della sua razza, per la prima volta con la sua coscienza di donna accettava la necessità di abbandonarli: di tradirli, anche“.

Per questo Lucrezia accolse con favore la notizia che erano iniziate trattative per il suo nuovo matrimonio con Alfonso d’Este, figlio di Ercole, duca di Ferrara. Trattative che sfociarono nelle nozze celebrate il primo settembre del 1501.

A Ferrara, dove pare fosse stata ben accolta, Lucrezia si distinse per aver dato vita ad un cenacolo di letterati, tra i quali figuravano Pietro Bembo, Ludovico Ariosto ed il Trissino.

Seppe anche conquistarsi l’assoluta fiducia del marito che, durante la sue assenze, arrivò ad affidarle la conduzione politica del ducato.

Nell’ultima parte della sua peraltro breve vita sentì forte il richiamo religioso, tanto da arrivare ad indossare il cilicio e ad iscriversi al Terz’ordine francescano.

Morì nel 1519, a soli 39 anni, in seguito a complicazioni dovute a un parto.

Nel corso del tempo la figura di Lucrezia ha attirato l’attenzione di parecchi esponenti del mondo culturale, i quali si sono espressi sul suo conto in termini alquanto diversi.

Già nel ‘500 il Guicciardini scriveva nella sua ”Storia d’ Italia”: ”Lucrezia Borgia non si considera se non come la figlia incestuosa di Alessandro VI, l’amante a un tempo di suo padre e dei suoi due fratelli”.

Anche in tempi più vicini a noi si registrano giudizi molto duri.

Nell’omonima tragedia di V. Hugo Lucrezia appare come una donna malvagia e avvelenatrice, mentre nella sua opera ”Delitti celebri” A. Dumas padre scrive: ”La sorella era degna compagna del fratello. Libertina per fantasia, empia per temperamento, ambiziosa per calcolo”.

Bisogna dire che in questi giudizi c’era ben poco di storicamente provato e documentato.

Solo nella seconda metà dell’800 l’approccio con la famiglia Borgia cominciò a basarsi su fonti e documenti prima mai consultati.

Così fece, ad esempio, Giuseppe Carponi in uno studio su Lucrezia intitolato significativamente “Una vittima della Storia” e pubblicato nel 1866, andando a leggere importanti scritti provenienti degli archivi di Modena della famiglia Este.

Ancora più documentata la biografia su Lucrezia dello studioso tedesco Ferdinand Gregorovius, edita nel 1874 ed impostata in modo scientifico.

In essa si sostiene che, se Lucrezia ”non fosse stata figliuola di Alessandro VI e sorella di Cesare, difficilmente sarebbe stata notata nella storia del tempo suo, ovvero sarebbe stata perduta nella moltitudine, come donna seducente e assai corteggiata”.

Anche nel XX secolo la figura di Lucrezia ha continuato ad interessare il mondo della cultura.

Famoso e tradotto in varie lingue rimane il ”Lucrezia Borgia” di Maria Bellonci, romanzo biografico edito nel 1939, vincitore del Premio Viareggio, in cui l’autrice si serve di documenti d’archivio per tentare di esplorare l’interiorità del personaggio, visto come una creatura pervasa da malinconia e al tempo stesso da una potente vitalità.

Chi fu, dunque, veramente Lucrezia Borgia?

Francesco Viscelli

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