Lucio Dalla e “L’anno che verrà”… anzi, che è appena arrivato!

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Sono trascorsi quasi otto lunghi anni da quando la morte di Lucio Dalla ha sconvolto il panorama musicale italiano, lasciando un pesante, ingombrante e triste vuoto.

Fu un artista che scrisse alcune delle pagine più belle della musica italiana, attentissimo ai giovani, sempre pronto ad offrire il suo contributo ad una delle forme più eccelse dell’arte.

Con le sue canzoni e i suoi testi è riuscito a rappresentare degnamente la storia della nostra “melodia” .

Marzo è un mese molto particolare per i fan del cantautore bolognese.

Se l’1, infatti, risveglia tutte le sensazioni che rimandano alla sua assenza , il 4, di contro , è il giorno in cui tantissimi ammiratori celebrano la sua nascita e sono di conseguenza grati per la possibilità che hanno ricevuto, a suo tempo, di godere appieno di un immenso talento .

Nel 2019 Dalla avrebbe compiuto 76 anni e come sempre si ricorda questa data in vari modi: dall’organizzazione di serate ad hoc alla produzione di cover che vengono presentate online.

Queste ultime, l’anno passato, si sono arricchite anche di quelle proposte da Ron il quale, all’amico Lucio, ha dedicato un intero album tributo, che include anche “Almeno pensami”, il brano che ha interpretato qualche anno fa al Festival di Sanremo.

Ciascuno di noi, molto probabilmente, conserva nel cuore una sua canzone favorita sebbene, operare una scelta esclusiva in tal senso, costituisca un’impresa molto ardua.

Ci sono album che possono essere definiti dei veri e propri Best of (“Come è profondo il mare”, “Lucio Dalla”, “Dalla” o “Banana Republic”, quello che si pregia della collaborazione di Francesco De Gregori, per citarne alcuni).

Ma esistono anche quelle canzoni che possono essere annoverare nella cerchia dei “punti fermi” della musica italiana.

Una di queste, diventata ormai un riferimento per chiunque, anche per coloro i quali non riconoscono in Dalla l’autore preferito, è senz’altro “L’ anno che verrà”.

Fu scritta nel 1979, ben quasi quarantuno anni addietro, ed è inclusa come canzone finale nel suo quarto album, “Lucio Dalla”, considerato uno dei migliori dello stesso cantautore, divenendo nel tempo uno dei brani maggiormente rappresentativi dell’artista bolognese.

L’arrangiamento è del grande Giampiero Reverberi (che dirige anche l’orchestra) e alla canzone partecipa l’ottimo Ron che suona il pianoforte.

“Caro amico ti scrivo, così mi distraggo un po'” rappresenta, probabilmente, uno degli incipit più noti della storia della musica italiana e rende immediatamente l’idea dei contenuti che si andranno ad ascoltare.

Ci troviamo innanzi ad una canzone che fu composta sullo stile di una lettera dai toni confidenziali, che nasce dalla volontà di parlare del mondo che gira intorno all’autore, un mondo variegato e certamente complesso.

In un’intervista Rai concessa a Serena Dandini in quegli anni, Dalla descrisse, con dovizia di particolari, le caratteristiche del contesto all’interno del quale prese vita il pezzo e ci tenne a chiarire da cosa nascesse la geniale ispirazione.

Dalla spiegò che volle costruire un brano che sfruttasse le dinamiche del gioco.

“È una canzone importante perché immagina una situazione di lontananza tra me e un amico, a cui faccio un rapporto dettagliato di come stiamo vivendo oggi: nella prima parte c’è un meccanismo del gioco (…) che mi permette di esagerare”.

E poi, ecco la speranza dopo il buio.

“Si esce poco la sera compreso quando è festa e c’è chi ha messo dei sacchi di sabbia vicino alla finestra”.

Sì tratta di uno dei versi letti come facenti riferimento proprio agli attentati terroristici anche se, quella di Dalla, è anche e soprattutto una lettera di speranza in un futuro migliore, un augurio che porge agli altri, ma anche a se stesso.

“Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno, ogni Cristo scenderà dalla croce anche gli uccelli faranno ritorno (…) e senza grandi disturbi qualcuno sparirà, saranno forse i troppi furbi e i cretini di ogni età”.

E a sottolineare il messaggio di speranza, lo stesso cantautore , sempre nella trasmissione radio, risponde alle critiche avanzate da un ascoltatore, che lo accusava di essere oltremodo pessimista, spiegando: “Ho scritto una canzone tutt’altro che pessimista. Non esistono miracoli, l’unico che possiamo fare è quello su di noi, essere sempre funzionanti, non vedere sempre il nero, il terribile”.

Ma chi è l’amico a cui è indirizzata la lettera?

Ai tempi, l’omosessualità mai dichiarata, ma al contempo conosciuta da tutti, faceva sì che si ritenesse indirizzata ad un cantautore greco, con il quale Dalla avrebbe intrattenuto una relazione.

E se invece la realtà fosse un’altra?

Se l’amico molto lontano a cui è necessario scrivere più forte per farsi sentire fosse davvero troppo, troppo lontano?

Magari così lontano che per lui sarebbe una novità persino sapere una cosa banale come il fatto che l’anno vecchio è finito e che Dalla si sta preparando a quello nuovo.

Forse sto per essere colta da farneticazioni, ma in quell’amico evinco una sottile quanto affascinante testimonianza della fede di Dalla.

A mio avviso, dunque, è probabile che l’amico sia Gesù Cristo e che l’intera canzone sia addirittura una preghiera.

Tale supposizione appare abbastanza coerente tanto con i riferimenti religiosi che si presentano in maniera costante nel corso dell’intero testo, quanto con l’antica identificazione di Dalla come “povero Cristo”, proclamata fin dai tempi di “4 marzo 1943”.

Mio caro Lucio, quanti lunghissimi inverni sono già trascorsi dal quel triste giorno!

Non facesti nemmeno in tempo a festeggiare l’imminente compleanno, visto che nascesti il “4 MARZO 1943”.

Ciò che morra’ giammai sarà una straordinaria produzione musicale a me tanto ” CARA”, e sono convinta che lo sia di certo per molti altri.

Credo fermamente che, qualsiasi generazione “FUTURA” apprezzerà l’imponente contributo che fosti in grado di offrire alla musica italiana.

Ogni “CANZONE” che ci lasciasti in eredità ci terrà ottima compagnia non solamente nel corso del tempo corrente o durante ” L ‘ANNO CHE VERRA”, ma sarà parte della colonna sonora della nostra “VITA” per sempre.

Mi basta indossare le cuffie e metter su un tuo pezzo intramontabile per rendermi conto del fatto che ” TU NON MI BASTI MAI”, ed è per questo motivo che sento la profonda esigenza di ascoltare spesso le tue numerose poesie in musica .

” SE IO FOSSI UN ANGELO “ desidererei stringerti la mano immediatamente.

Ti lanciasti a capofitto nelle emozioni come un vero “KAMIKAZE” e ci trascinasti proprio tutti.

“CIAO”, immenso Lucio!

Maria Cristina Adragna 

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Maria Cristina Adragna
Siciliana, nasco a Palermo e risiedo ad Alcamo. Nel 2002 conseguo la Maturità Classica e nel 2007 mi laureo in Psicologia presso l'Università di Palermo. Lavoro per diverso tempo presso centri per minori a rischio in qualità di componente dell'equipe psicopedagogica e sperimento l'insegnamento presso istituti di formazione per operatori di comunità. Da sempre mi dedico alla scrittura, imprescindibile esigenza di tutta una vita. Nel 2018 pubblico la mia prima raccolta di liriche dal titolo "Aliti inversi" e nel 2019 offro un contributo all'interno del volume "Donna sacra di Sicilia", con una poesia dal titolo "La Baronessa di Carini" e un articolo, scritti interamente in lingua siciliana. Amo anche la recitazione. Mi piace definire la poesia come "summa imprescindibile ed inscindibile di vissuti significativi e di emozioni graffianti, scaturente da un processo di attenta ricerca e di introspezione". Sono Socia di Accademia Edizioni ed Eventi e Blogger di SCREPmagazine.

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