È il 31 dicembre, quando in un Paese, allo scoccare della mezzanotte, la morte chiude i battenti.
Non si muore più.
Chi mai si sarebbe aspettato di vivere sine die! Inizialmente le reazioni sono molto positive. Chi ma ben presto, bisogna fare i conti con una serie di problematiche. Sembra assurdo che, raggiunta l’immortalità, ci sia qualcosa che possa ostacolare questo ambito e insperato traguardo. Invece sono in tanti a dover fare i conti con questa nuova realtà.
In primis le imprese di pompe funebri e le compagnie assicurative che vedono un calo vertiginoso degli affari. Negli ospedali e nelle case di cura si assiste ad un sovraffollamento di anziani e malati le cui condizioni diventeranno sempre più precarie perché non potranno mai più sanare neppure morire.
Anche la chiesa sta vivendo un momento drammatico perché la morte è associata alla risurrezione e attraverso la resurrezione della carne viene portato avanti il messaggio cristiano secondo cui avviene la salvezza dell’anima. Se non si muore più, non c’è resurrezione.
La “maphia” allora inizia a organizzare viaggi per portare fuori dal Paese i moribondi per porre fine alle sofferenze, garantendo la sepoltura.
Dopo sette mesi di silenzio torna a farsi sentire la Morte con una lettera di colore viola indirizzata ai mezzi di comunicazione. Ha preso una decisione: vuole interrompere la pausa per riprendere il proprio impegno con l’umanità.
Seguiranno altre lettere viola che continueranno ad arrivare nelle case dei rispettivi destinatari avvertendoli che nel giro di 8 giorni sarebbero morti.
Una sola missiva non riesce a raggiungere il destinatario, un violoncellista, infatti la lettera è rispedita al mittente per ben tre volte.
Allora la Morte, che assume le sembianze di una giovane e bella donna, decide di consegnare personalmente la lettera al musicista. Ma, prima di portare a termine il compito, vuole conoscere la sua vittima, spiandolo, introducendosi di nascosto in casa sua. La Morte si presenta anche in teatro per ascoltare, dimostrando apprezzamento, la sua performance. Ben presto inizia tra di loro una frequentazione, uno strano rapporto.
Ad un certo punto si verifica un fatto inatteso su cui nessuno mai avrebbe scommesso: la Morte si innamora del violoncellista rinunciando alla sua missione.
Fu così che… il giorno seguente non morì nessuno.
In questo meraviglioso romanzo di Saramago c’è la
rappresentazione dell’assurdo, con toni che vanno dal comico al drammatico al catastrofico. Lo stile di Saramago è particolare. Non prevede punti fermi, ma solo virgole che lui chiama poi pause.
La Vita e la Morte sono legate intimamente, indissolubilmente.
La Morte di Saramago viene umanizzata nei sentimenti.
Una Morte che mostra interesse e apprezzamento per la quotidianità della vita.
È una Morte che si sveste del suo strapotere per rimanere vittima delle sue debolezze.
Qual è il motivo per cui la Morte mette da parte la sua determinazione, il suo coraggio, dimenticando il suo compito?
Ebbene, solo la freccia di Cupido è stata in grado di sciogliere la durezza, la crudeltà del suo cuore. Perché l’Amore vince sempre, anche sulla Morte.
Piera Messinese