La “Sindrome di Munchausen” per procura

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È una caldissima giornata del mese di luglio del 1991 quando viene al mondo Gypsy Rose, rendendo felici i due genitori: Dee Dee e Rod Blanchard, una coppia della Louisiana.

Dee Dee ha 24 anni e Rod 17.

Poco dopo la nascita della figlia il giovane non riuscendo a sopportare la responsabilità di una famiglia, decide di lasciare la moglie. Dee Dee e Gipsy, da quel momento sono ospiti a casa di parenti materni.

I primi problemi iniziano quando Gypsy comincia a soffrire di apnee notturne, e per questo viene portata spesso in ospedale.

All’età di 7 anni Gypsy, dopo una caduta dalla motocicletta del nonno, viene riportata in ospedale ferita al ginocchio.

Al suo ritorno la madre afferma che le lesioni riportate dalla figlia necessitano di diversi interventi e per questo la mette su una sedia a rotelle.

Le cose peggiorano quando all’età di 8 anni le vengono diagnosticate una distrofia muscolare e la leucemia, e in seguito un ritardo mentale.

La storia delle 2 donne, comincia a diventare nota in città e poco tempo dopo vengono organizzate raccolte fondi per loro. Gypsy viene sottoposta a molte operazioni chirurgiche, durante una delle quali le vengono tolte le ghiandole salivari. In seguito i suoi denti cominciano a deteriorarsi e per questo gli verranno estratti. La notte è costretta a dormire con un respiratore artificiale.

Si trasferiscono e nel 2005 Dee Dee dichiara di aver perso la propria abitazione a seguito dell’uragano Katrina, perciò vengono aiutate da un’associazione che regala a mamma e figlia una casa nel Missouri.

Lì contatta nuovi medici per le cure della ragazza.

Ma qualcosa comincia a non convincere i medici, i quali avevano fatto richiesta a Dee Dee dei referti medici.

La donna asserisce di non poterli mostrare perché sono andati persi in seguito all’uragano.

Passa il tempo, le donne sono aiutate da tutti ma i medici sospettano una verità sconcertante. Il 14 Giugno 2015 nella bacheca Facebook delle 2 donne appare un post inquietante.

“That Bitch is dead!”…

Subito si scatena il panico tra i seguaci del loro profilo.

Vengono avvisate le autorità del posto che decidono di recarsi dove vivono madre e figlia.

Giunti sul luogo irrompono nell’appartamento e fanno una scoperta agghiacciante.

Il cadavere di Dee Dee Blanchard giace sul letto, uccisa da numerose coltellate.

Dentro la casa non c’è nessun altro, nonostante la sedia a rotelle di Gypsy sia nell’abitazione.

Si comincia a pensare ad un rapimento, fino a quando il giorno successivo Gipsy viene ritrovata in compagnia di un ragazzo.

Le rivelazioni che Gypsy farà agli inquirenti sono sconvolgenti.

In realtà lei non ha mai sofferto di nessuno dei disturbi che sono stati dichiarati dalla madre.

Nessuna apnea notturna, né disabilità fisiche o mentali.

La sua storia è stata caratterizzata da abusi fin dai primi anni della sua vita, facendola crescere in mezzo ad una serie di sopraffazioni fisiche e psicologiche che hanno segnato profondamente la sua esistenza.

La madre aveva ingannato molte persone, arrivando persino a far bere alla figlia delle sostanze che simulassero i sintomi delle varie patologie.

Gypsy aveva conosciuto segretamente un ragazzo online, Nicholas Godejohn.

I due instaurano una relazione online e la ragazza si confida con lui, confessandogli la realtà della sua situazione.

Iniziano così a studiare un piano di fuga per poter poi andare a vivere insieme.

Il piano si concretizza la notte del 14 Giugno 2015.

Nicholas si intrufola nell’abitazione della famiglia mentre Dee Dee sta dormendo.

Godejohn accoltella Dee Dee nel sonno lasciandola senza vita.

Dopo l’omicidio i due prendono 4.000 dollari e scappano nella casa di Nicholas, dove verranno ritrovati il giorno seguente.

Successivi accertamenti dimostreranno che Dee Dee Blanchard soffriva della Sindrome di Münchhausen per procura, ovvero un disturbo mentale che porta un genitore a far credere che il proprio figlio abbia delle patologie, allo scopo di guadagnarsi la solidarietà delle persone.

Una storia apparentemente di amore materno nascondeva in realtà un teatro di abusi che si sono susseguiti nel tempo e che hanno marchiato duramente l’infanzia di una bambina. Un intricato inganno, terminato con un fatto di sangue.

Da sempre ci hanno insegnato che l’amore di una mamma per il proprio bambino non è mai troppo e che bisogna amarlo incondizionatamente e che l’ amore sia legato esclusivamente ai primari e naturali bisogni,

C’è però una condizione particolare e patologica, in cui una madre, spinge le proprie attenzioni e cure ad un livello tale da creare problemi al bambino.

È la Sindrome di Munchausen per procura, che prende il nome dal personaggio letterario del Barone di Munchausen, noto per le sue storie “fantastiche”. La sindrome di Munchausen per procura è anche chiamata “Sindrome di Polle”, proprio dal nome del figlio del barone.

Munchausen era un nobiluomo tedesco nato nel 1720, era talmente abituato ad inventare storie avvincenti sulla sua vita che qualcuno ne scrisse un romanzo.

È questa una grave forma di maltrattamento infantile, spesse volte difficile da rilevare perché è ben celata.

La madre inventa consapevolmente, segni e sintomi di qualche malattia inducendoli nel figlio, lo sottopone continuamente a visite, cure, interventi sanitari.

Questa situazione crea nel bambino un forte stress psicologico, di ansia, di paura.

E il bambino ha ripercussioni a livello fisico, suggestionato dalla madre e sotto il suo totale controllo, può arrivare a convincersi lui stesso di essere malato e di necessitare di determinate cure e ricoveri.

Angela Amendola 

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