Sono giorni di guerra, sono giorni in cui da più parti si invoca la pace, si parla di pace, si spera nella pace.
Senza entrare nel merito del conflitto in corso, in quanto la situazione in sé è oggettivamente chiara: La Russia putiniana ha attaccato militarmente l’Ucraina.
Ed è effettivamente così.
Questo punto è indiscutibile.
Ma, iniziano i “ma”, tutto questo non ci esonera dall’analisi delle luci e delle ombre su quanto sta accadendo, anche davanti ai cadaveri dei civili, alle fosse comuni, ai morti abbandonati nelle strade, anche davanti a quanti, adulti e bambini, sono costretti a vivere negli scantinati tra atroci sofferenze, anche davanti a quanti sono costretti a fuggire dalle loro case, dal loro Paese verso un futuro pieno di incognite.
I “ma”, quindi ciò che non convince, sono diversi:
1) le ambiguità più o meno palesi degli Stati Uniti d’America, rappresentati da un Presidente, al posto sbagliato al momento sbagliato.
2) Le ipocrisie dell’UE, con la commedia, riuscita molto male, delle sanzioni alla Russia, con il gettare la pietra e nascondere la mano, con una mancanza di visione pratica su come muoversi, senza un valido modello organizzativo, si va avanti alla cieca, con la scusa di non far scoppiare la terza guerra mondiale, cosa che c’entra poco con quanto detto sopra.
3) La Patologia del Potere in Putin, con i connessi e conseguenti problemi sulla libertà dell’informazione, sui diritti civili, sulle conseguenze di questa guerra nella politica estera futura e sul ruolo della Russia nello scacchiere internazionale. A poco valgono gli insulti di Biden nei riguardi di Putin (una diplomazia ridotta ai cori beceri delle partite delle squadrette di calcio di paese), qui sarebbe necessario ritornare al ragionamento di alto profilo politico che manca totalmente da ogni parte, Italia in testa.
4) Non convince il governo ucraino, il suo Presidente, la composizione dell’esercito, il problema dei territori di confine e le responsabilità dell’Ucraina. L’errore maggiore su cui si poggia l’attacco russo sta proprio nel fatto che a causa di aver reso vittima la nazione ucraina, si rischia di svuotarla di qualsiasi responsabilità sul recente passato, anzi questo è già avvenuto.
Per quanto riguarda il problema degli armamenti, l’invio di armi in Ucraina avrà conseguenze post belliche molto molto preoccupanti.
E quindi, come si diceva all’inizio, si parla di pace, in questa complicata situazione in cui nessuno ha la coscienza morale di poterci arrivare, sperando nel miracolo per cui, una di queste mattine, il signor Putin si svegli un uomo diverso e rinnovato, trasformato in fautore di pace universale, tale da coprire tutte le meschinità degli attori schierati in campo.
E speriamo nella pace, come ad una astrazione, come ad una entità o a una manna che arriverà dall’alto, in pratica un concetto privo del suo senso più vero, invece la pace si costruisce a cominciare dal singolo individuo, sui suoi rapporti interpersonali, sulla pietas, sulla capacità di superare le incomprensioni, sul predisporsi ad “ammorbidire” i cuori di ognuno di noi.
La pace rifugge l’ipocrisia: non si può pregare e allo stesso tempo “cancellare” il fratello o la sorella che ti sta vicino a causa di una incomprensione, chiudendosi nel proprio angusto orgoglio e “onore”.
La pace presuppone comprensione, umiltà, benevolenza, senso dell’amicizia e dell’affetto, amore individuale che si possa espandere in universale, mancanza di pregiudizio.
Da qui la Fede, da qui una autentica invocazione alla Pace.
L’amore rifugge l’ipocrisia.
Tommaso Cozzitorto
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