In fondo al mare, oltre ogni possibilità di vita umana, viveva Jar, bellissima conchiglia.
Il suo guscio era durissimo, scuro, si nascondeva fra la roccia e l’erba e, quando si schiudeva per intrappolare la preda, lasciava intravedere il suo interno di madreperla, bianco e striato con fili di color oro e argento.
Viveva lì da tanti anni, regina incontrastata degli abissi, ma era triste perché aveva un sogno irrealizzabile.
Avrebbe voluto essere una sirena, metà pesce e metà donna, capace di vivere negli abissi del mare, ma anche di conoscere le meravigliose spiagge di sabbia.
Avrebbe voluto guardare il cielo azzurro ed il mare sotto, conoscere tutti i pesci del mare e quelle strane creature che si agitano sulla terra e mettono in mare strani gusci che si muovono troppo veloci e spinti da chissà quale magica forza.
Jar aprì il guscio sospirando, aveva fame.
Passò un’ombra su di lei, ma capì che non avrebbe potuto attirarla a sé per cibarsi, perché ero troppo grande.
Aspettò che si avvicinasse, ma in realtà la creatura le cadde accanto, urtando pesantemente sul fondale.
Sembrava morta, la grande pinna lunga non si muoveva.
Unico segno di vita era un leggero movimento di strani filamenti sopra gli occhi.
Capì che era stata traumatizzata da qualcuno o da qualcosa e che sarebbe morta senza aiuto.
Jar pensò a come avrebbe potuto aiutarla. Non poteva abbandonarla, ora che finalmente aveva una sirena accanto a sé.
Iniziò a curarla con infinita pazienza e dolcezza, la alimentava sottraendo a se stessa le prede, la plasmava seguendo le regole del mare, ricordando i consigli che aveva udito in tanti anni di vita da Poseidone.
La sirena iniziava a reagire e le mostrava gratitudine sbattendo quella peluria intorno agli occhi.
Cercava di muovere la coda ma faceva uno sforzo eccessivo senza molto successo.
Passò del tempo, tanto tempo, ma la creatura era quasi rinata a vita marina.
Intanto Jar per poter accogliere e coccolare la sua ospite aveva lentamente ammorbidito il suo guscio ed ora era quasi completamente diverso.
Era morbido per offrile un giaciglio confortevole, era riflettente per darle la luce a cui era abituata, era più aperto per offrirle la possibilità di guardare il mondo marino, si era allungato per farla adagiare.
Vivevano in uno stato di dipendenza reciproca.
Un giorno passò Nereo, uno degli dei del mare che aveva il dono di predire l’avvenire.
Incuriosito da questa strana forma di creature mai viste né in mare né fuori, si fece raccontare la storia da Jar e… (continua)
Fiorella Grillo
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