Attore versatile, Timothy Martin è un artista statunitense molto attivo sia nel canto sia nel ballo. Apprezzato a livello internazionale, vanta una splendida carriera tanto sui palcoscenici teatrali quanto in tv e nel cinema. Grazie a un ottimo talento che lo contraddistingue, è riuscito a entrare nel cuore del pubblico che ha imparato ad apprezzare le sue doti.
Grazie Timothy per aver accettato l’intervista per ScrepMagazine.com, da parte mia e dell’editore Giuseppe De Nicola.
1) Timothy, da qualche domenica è presente su Rai Uno perché è l’interprete di Mimmo nella fiction “Noi”. Ha trovato difficoltà per questo personaggio? La serie italiana è tratta dalla serie “This is Us”.
Quando ho sostenuto l’ultima fase dei provini per ottenere il ruolo di Mimmo, il regista Luca Ribuoli mi ha detto: “Se ti prendiamo dovrai dimagrire molto. Sei troppo in salute e troppo ‘bello’.”
Una settimana dopo, avevo già appuntamento con un nutrizionista e in sole 6 settimane ho perso 10 chili.
Direi che sia questa stata la cosa più difficile nell’interpretare il personaggio di Mimmo. Non è stato facile per me adeguarmi il mio nuovo peso, ottenuto grazie a una dieta molto particolare. Avevo sempre fame.
Dovevo avere un aspetto vissuto e malato e vedermi ridotto così per 8 mesi, magro e invecchiato, grazie al sapiente trucco e parrucco, mi ha fatto soffrire psicologicamente. Infatti, una settimana dopo la fine delle riprese, sono finito in ospedale, ricoverato per una pancreatite. Comunque per finire in positivo ho imparato anche a suonare il sax per il ruolo!
2) Timothy, è nato a York in Pennsylvania, da anni vive in Italia, cosa le piace del nostro Paese?
In una sola parola: la Bellezza. Un’enorme parte della cultura occidentale ha avuto origine in Italia; e questo lo si sente e si vede in ogni angolo dell’Italia.
3) Come attore ha lavorato fra gli altri con Giuseppe Tornatore, Giorgio Albertazzi, Gigi Proietti, Franca Valeri, Maurizio Sciarra e Carlo Alighiero. Cosa le hanno insegnato questi grandi del teatro e del cinema?
Mi sento un privilegiato per aver lavorato con grandi artisti italiani di fama internazionale. Potrei scrivere un libro su queste esperienze e un giorno lo farò! Vedere un genio all’opera è un onore che non ha prezzo. Ho imparato, osservandoli, che il talento è innato e per poterlo cogliere a pieno si deve sapere ascoltare.
4) Quale ruolo cinematografico le ha dato più soddisfazioni?
Più che un ruolo cinematografico è stato un ruolo teatrale che mi dato più soddisfazioni finora. Parlo del ruolo di Christopher nell’adattamento teatrale di “Blue Orange” di Joe Penhall, con la regia di Franca Valeri.
Lì interpretavo un ragazzo immigrato, vittima di razzismo. Il suo delicato stato psicologico non regge alla pressione della discriminazione e finisce in un manicomio. Amerò sempre Franca Valeri per la fiducia che aveva in me. Si fidava di ogni mio istinto, dandomi una liberata che mi aveva permesso di esprimere con ogni centimetro del mio fisco e della mia mente. Vivo ancora oggi per riprovare quell’immensa soddisfazione.
5) Ha interpretato Lumumba nel film “Amanda Knox”, è stato difficile?
Quando ho saputo di avere ottenuto la parte di Lumumba, la prima cosa che ho fatto è stata quella di cercare di incontrarlo. Volevo conoscerlo, parlargli, ma non ho avuto successo. Sono andato a Perugia, ospite da un mio amico attore, solo con la speranza di trovare Lumumba, ma nessuno sapeva dirmi niente. Ho cercato anche su internet, ma non trovavo neanche un indizio. Mi ha fatto molto piacere interpretarlo, mi veniva naturale esprimere la rabbia che doveva provare dopo essere stato accusato ingiustamente. Ho un debole per i progetti che contengono forti messaggi sociali.
6) Ha partecipato a Ballando con le Stelle di Milly Carlucci, che ricordo ha?
In Ballando con le Stelle ero un dei cantanti della trasmissione. E’ stato un lavoro che mi ha fatto conoscere tanta bellissima musica popolare italiana che non conoscevo prima. E devo dire che è stato veramente affascinante osservare ogni settimana Milly Carlucci montare la nuova puntata e vederla in opera durante le prove mentre sistemava ogni dettaglio dello spettacolo.
7) Tra tutti i musicals interpretati, quale è stato il più faticoso?
Forse l’interpretazione più faticosa è stata quella di Eddie in “Sister Act” , non perché fosse il più difficile dei ruoli che ho fatto, anzi, ma perché non ci è stata la possibilità di mettere il mio, mi sentivo stretto, super controllato con zero libertà per interpretare quello che provavo io per il personaggio. Cosi è stato difficile esprimermi fino in fondo.
8) Musicista, attore cinematografico e televisivo, cantante, insegnante, Timothy lei è artista a 360 gradi. Ha collaborato con i grandi della musica italiana, Zero, Ramazzotti ecc… Continuerà a farlo?
Si, è vero che ho lavorato per questi grandi personaggi, il primissimo è stato Gino Paoli negli anni 90’. Un uomo molto cool. Da lui ho imparato che una nota cantata sussurrata piano, piano ha la potenza di far riflettere quanto un’aria di Wagner. Oggi ho poco tempo per collaborare negli spettacoli di altri artisti . Recentemente ho avuto il piacere di condividere il palcoscenico con Marisa Laurito. Di nuovo è stata una grande occasione per me perché ho potuto ammirare una grande artista italiana in azione e ascoltare la storia del teatro italiano di Eduardo De Filippo raccontato da un’ attrice che è stata formata da lui. Oro!
9) Dirige il più importante coro Gospel di Roma, ora che stiamo per tornare alla “normalità”, è prevista una tournée?
Il mio coro, l’Amazing Grace Gospel Choir, grazie a Dio ha continuato a provare indossando le mascherine e usando delle barriere di plexiglas in un ambiente con le finestre spalancante per tutto l’inverno per assicurare il massimo di protezione da Covid. Nello scorso Natale, nonostante tante difficoltà, abbiamo fatto una tournée di otto concerti dopo due anni di silenzio. Adesso ci prepariamo per cantare a Pasqua.
Grazie Timothy, è stato per me un onore intervistarla. La ringrazio anche a nome del mio editore Giuseppe De Nicola.
Angela Amendola
Molti hanno conosciuto Timothy Martin perché su Rai Uno va in onda in questo periodo la fiction Noi. Timothy Martin è nato a York, Pennsylvania (la data non è nota), insegna e si esibisce da più di un trentennio, in ogni angolo del pianeta Terra. Durante gli anni di formazione ha frequentato l’Oberlin College Conservatory of Music e, quindi, il Curtis Institute of Music di Philadelphia. Le sue qualità musicali, le ha poi perfezionate con studi presso il Mozarteum di Salisburgo e la Scuola di Musica Britten-Pears in Inghilterra.
È apparso in molti film e serie tv come Wolverine di David Jackson, Una pura formalità di Giuseppe Tornatore, Karol – Un papa rimasto uomo e Rex 8 dei Manetti Bros. Tra i lungometraggi, ha partecipato a: La lettera, Quale amore, Amanda Knox – La storia senza fine, A testa alta, 2047 – Sights of Death e Istmo. Per il regista Luca Ribuoli ha accettato di entrare nel cast della serie tv Noi, serie prodotta da Cattleya, in unione con la Rai, che è l’adattamento italiano del fenomeno americano This is Us.
Ha calcato i più importanti palcoscenici teatrali perché Martin ha affiancato degli artisti fuoriclasse, da Giorgio Albertazzi a Gigi Proietti, fino a Franca Valeri. Ha recitato nel ruolo di protagonista di musical come West Side Story, Lady Day, Ragtime, Rent, Full Monty e Sister Act.
Ora ricopre la carica di docente di Storia della Musica e di canto, rispettivamente presso l’American University of Rome e la Scuola di Musica Popolare di Testaccio. Dirige, inoltre, l’Amazing Grace Gospel Choir, il più rinomato coro gospel della Capitale.
La compagnia, formata da professionisti di grande talento, esegue canti religiosi afroamericani.
In Italia ha collaborato insieme a star dello spessore di Gino Paoli, Eros Ramazzotti, Amii Stewart, Paola Turci, Renato Zero e Zucchero.
È presente su Instagram e Facebook, anche lui sfrutta i moderni mezzi di comunicazione per coltivare il rapporto coi fan. Proprio dai social apprendiamo che vive in pianta stabile a Roma, mentre non conosciamo un’eventuale compagna o a figli. Ha preso lezioni di recitazione da Herbert Berghof agli HB Studios di New York.
Con l’Amazing Grace Gospel Choir è stato ballerino per una notte a Ballando con le Stelle di Milly Carlucci. Lo hanno ispirato soprattutto due artiste. La prima è Leontyn Price, soprano afroamericano, un punto di riferimento per la ricerca della spiritualità. La seconda, Nina Simone, lo ha influenzato col suo modo profondo di veicolare le emozioni, in direzione del cuore.
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