Intervista a Mayta

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Mayta é tornato con un nuovo singolo.
Il talentuoso artista sta conquistato il pubblico con i suoi emozionanti brani e questa volta, presenta Pittoresco Orgasmo, un brano crudo, scritto quasi di getto.
Il testo parla di dolore e sensualità e racconta l’amore aldilà del sesso.
– Benvenuto, Mayta. Ci parli di come nasce Pittoresco Orgasmo?
Nasce da un giro di chitarra picchiettando sulle corde, come piace a me. Avevo bisogno di groove, di reagire ad una sensazione di vuoto. Percepivo l’insicurezza che ti prende prima di un lancio con il paracadute che ti fa chiedere: “Ma chi me l’ha fatto fare?”, solo che a me è successo stando con i piedi per terra, nella mia stanza. Il mio paracadute, l’ancora di salvezza in quel momento era la musica.
– Cosa speri che arrivi agli ascoltatori di questo brano?
Una bella scossa, una botta di energia energia, leggerezza, aldilà delle strofe scritte di pancia che narrano un malcontento.
Poi ogni ascolto è unico, ogni anima recepisce ciò che le risuona, in quel preciso istante.
– Ci parli della tua collaborazione con Dima che ha prodotto il brano?
Marco Di Martino è un producer molto forte, ci siamo tuffati in questo viaggio nello studio di Dj Nais, il Loud Studio. È stato un tour alla ricerca di suoni, di spunti. Sono arrivato con i pezzi già scritti e con lui abbiamo cercato di cucire l’abito giusto per le canzoni, dedicandoci un giorno a settimana per un annetto.
Nel caso di Pittoresco Orgasmo è stato facile, non abbiamo avuto dubbi, il pezzo aveva già un buon tiro chitarra e voce ma necessitava di una spinta che assecondasse l’energia che mi ha ispirato per questa composizione. Groove, groove e ancora groove. Il vocoder ha sporcato ulteriormente alcuni passaggi della voce che in questo pezzo volevo venisse percepita come quasi “rotta” dal dolore ma carica di energia e pronta al cambiamento.
– Ma come nasce il tuo percorso artistico?
Ogni volta che me lo chiedono ingoio una lacrima e non la trattengo. Sono passati 13 anni dalla prima canzone scritta, prima del 2008 mi limitavo a cantare in teatro.
La faccio breve, mio padre muore in un incendio, a casa sua, per una sigaretta spenta male e il giorno del suo funerale mia zia scrive un testo per me e me lo regala.
Da quel giorno, inizio prima come melodista, poi scrivo i miei testi e infine, grazie ad una chitarra regalata da un amico, inizio a scrivere la musica. Dopo la prima canzone scritta, “Prigioniero Libero” mi sentii talmente pieno di gioia ed entusiasmo da lasciare ogni certezza lavorativa che mi ero costruito per dedicarmi totalmente al percorso artistico.
– Quando hai capito che la musica sarebbe stata la tua professione?
È una cosa che sento dentro, scrivere canzoni  e poi portarle al pubblico è ciò che più mi fa sentire vivo, una sensazione di pienezza impagabile.
Però alcuni eventi hanno di certo incentivato il viaggio. Dopo alcuni anni di stagioni come pianobar in giro per il mondo, forse in Kenya, l’esperienza più forte. Mentre cantavo dei pezzi miei, che infilavo tra le cover, un collaboratore di Vasco Rossi, in vacanza a Watamu, mi sentì e mi propose di partire con loro per suonare al dopo festival di Sanremo, la sera della finale, era il 2015. Sullo stesso palco si esibì, prima la Steve Rogers band e nel dopo serata fu il momento di Alex Britti.
Quell’occasione fu, dopo anni di gavetta, a suon di live, un bell’incentivo per il proseguio del percorso.
Nel 2019 nasce il nuovo progetto artistico, dopo due album con due band differenti, scelgo un nuovo nome d’arte.
– Quali sono i progetti e i sogni che speri di raggiungere?
Sogno piazze gremite di gente intonare le mie canzoni, sogno un pubblico sempre più vasto che tragga speranza e forza dalla mia esperienza e dalla musica. Non so dirti quando, ma da quando ho iniziato, sento che prima o poi succederà. Questo è stato un anno pieno di progetti e di collaborazioni.
Mi aspetto un 2023 pieno di soddisfazioni, arriverà tanta buona musica, restate connessi.
Angela Amendola

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