Un film è la vita a cui sono state tagliate le parti noiose, diceva il maestro Hitchcock, ed è anche per questo che appassiona e attira milioni di spettatori.
Ma quando il film si incentra sulla trasposizione di un libro, l’esperimento è particolarmente complicato, e il risultato non è sempre garantito.
Il film “Confidenza” di Daniele Lucchetti, tratto dal romanzo di Domenico Starnone, riesce a centrare l’obiettivo, grazie anche all’interpretazione magistrale di Elio Germano nella parte di Pietro Vella, professore di lettere, che si innamora della sua ex studentessa, Teresa Quadraro.
Quasi per gioco e per legarsi tutta la vita si rivelano un segreto che non dovranno dire mai a nessuno. Subito dopo la loro relazione, come tutte le storie passionali, non resiste alla sua forza impetuosa.
Il protagonista sposa la collega Nadia, professoressa di matematica, e raggiunge la notorietà pubblicando un saggio sulla “didattica dell’affetto”.
Rimane però quel filo invisibile, il segreto, che lo segue e lo tormenta per tutta la vita. Il tema centrale è quello del maschio contemporaneo, egoriferito e manipolatore, che fa di tutto per essere stimato, e che, per la sua insicurezza, sceglie il format familiare imposto dalla società, basato sul compromesso e sull’ambiguità coniugale.
E’ un film che fa pensare, ma fa soprattutto immaginare una serie di ipotesi sul segreto che il protagonista rivela alla compagna.
Quel segreto che li avrebbe tenuti “legati” per tutta la vita, e che aleggia come un fantasma, con una serie di proiezioni mentali e paranoie, che nascondono l’ignavia tormentata del protagonista.
La pellicola ruota sulle ossessioni mentali, racchiuse in un uomo piccolo borghese che riesce a nascondere la sua rabbia anche quando urla disperato, terrorizzato dall’idea di essere smascherato.
Ma mascherato da cosa?
Dal suo segreto inconfessabile o dalla falsità della sua esistenza?