I biscotti di Roberta

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Quel giorno Roberta, era senza impegni e voleva fare le pulizie di primavera in casa.

Passò tutta la mattina e parte del pomeriggio a sistemare, a spolverare e mettere negli scatoloni cose che non le piacevano più.

Le avrebbe poi portate e regalate al mercatino dell’usato.

La proprietaria era una sua vecchia compagna di scuola, che aveva aperto da qualche anno un mercatino dell’antiquariato e dell’usato.

Molte volte Roberta, aveva trovato delle vere e proprie chicche e le aveva comprate.

Come quella serie di tazzine di Limoges dell’Ottocento.

Erano passate parecchie ore e aveva quasi fatto tutto, aiutata da una signora che chiamava quando aveva bisogno.

Fu solo nel pomeriggio che si ricordò che non aveva ancora preparato i biscotti quelli che si mangiano nel periodo di Pasqua. I biscotti erano ancora da impastare e doveva portarli come dono ai suoi amici quella sera.

Seguendo un rituale, indossò il grembiule, il suo preferito, quello con su disegnate le rose gialle. Aprì lo stipetto della cucina e prese un contenitore abbastanza grande, avrebbe impastato tutto lì dentro.

Per prima cosa Roberta prese le uova dal cestino posato sul mobile della cucina, erano di giornata, ogni settimana un contadino le consegnava uova e verdure fresche appena colte dal suo orto e proprio quella mattina aveva fatto la consegna.

Versò gli ingredienti, iniziando dalle uova, inserì anche lo zucchero, proseguendo poi con la farina, il burro e il lievito sciolto nel latte.

Mentre amalgamava bene il composto, teneva sempre d’occhio la ricetta scritta sulla lavagnetta, attaccata vicino al frigo. Ogni giorno Roberta la usava come promemoria, o segnandovi sopra la lista di cose da fare oppure ricette che voleva sperimentare. L’impasto era pronto, impiegò un po’ di tempo a dare forma ai biscotti.

Non era brava a preparare tutte le forme e non aveva molta pazienza.

Alla fine, dopo varie prove, optò per un semplice cerchio, una forma classica che non le faceva perdere tanto tempo. Nella teglia più grande che aveva, Roberta posò i biscotti dalle varie forme e mise la teglia nel forno che era caldissimo.

Aveva un po’ di tempo per sé, per prepararsi e andare dai vicini a cena. I biscotti erano il regalo per ringraziarli della gentilezza.

Si guardò un attimo allo specchio e vide che aveva sbuffi di farina sul viso.

Sorrise a se stessa, si rivide bambina quando insieme alla nonna preparava i biscotti, sporcandosi tutta.

La nonna, quanto le mancava!

Era stata un pilastro della sua infanzia e adolescenza era colei che le aveva insegnato a fare l’uncinetto, a fare piccoli ricami. In un attimo tornò indietro nel tempo, si rivide a casa della nonna con le sue cugine, mentre giocavano o ballavano insieme.

Ma il timer del forno suonò, i biscotti erano già cotti, pronti e lei aprì gli occhi e i bei ricordi d’infanzia volarono via. Attese qualche minuto e ne mangiò uno, era proprio buono, si fece i complimenti da sola.

Andò in bagno a lavarsi, e si vestì velocemente. Faceva ancora freddo e scelse di indossare un abito di lana di colore verde e calzò gli stivali col mezzo tacco. Quella sera voleva stare comoda, non avrebbe messo i tacchi alti.

I biscotti si erano raffreddati, prese un vassoio e ve li posò.

Cercò la carta regalo azzurra per confezionarli ma non la trovò al solito posto e rinunciò a cercarla. Coprì il vassoio con una tovaglietta di lino ricamata a mano dalla nonna, e uscita dal suo appartamento suonò alla porta accanto…

Prima parte … continua …

Angela Amendola

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