Avete mai sentito parlare di mascolinità tossica?
Questa espressione entrata nel linguaggio comune trova relazione con una serie di regole naturali sulla mascolinità. Abbiamo tutti ricevuto in eredità un pesante fardello che vuole una società con una forte mentalità patriarcale macchiata da pregiudizi. Il modello è quello di un uomo che si presenta come un mix di vari stereotipi grazie a cui l’immagine che ne risulta è quella di un essere dominante.
“Don’t cry, baby…”, “Sii uomo”.
L’uomo deve essere a tutti i costi forte, mostrare l’aspetto più virile, non può permettersi il lusso di lasciarsi tradire da un’emozione. Non può essere fragile perché un vero uomo non piange, non deve mostrare le lacrime. Perché un vero uomo si esprime con una sessualità accentuata. Questa mentalità sfrutta gli stereotipi sociali secondo cui l’uomo è un essere superiore. Ed è quasi scontata, naturalmente, una matrice sessista che addita le donne come il sesso debole. Strettamente collegata a tale “durezza caratteriale” è il principio secondo cui l’uomo vive il proprio rapporto con se stesso e con il mondo intero con la consapevolezza che il potere gli appartiene e che è grazie ad esso che può dimostrare il suo valore. Questi stereotipi sono nocivi così come tossica è questa mascolinità.
Un articolo del New York Times la descrive così:
“Un insieme di comportamenti e credenze che comprendono il sopprimere le emozioni, mascherare il disagio o la tristezza, il mantenere un’apparenza di stoicismo, e la violenza come indicatore di potere (pensate al comportamento da uomo duro)“.
Bisogna assolutamente abbattere questi stereotipi…
Sono molti i personaggi noti che si stanno muovendo con una grande campagna di sensibilizzazione che si propone di rompere gli schemi imposti dalla società.
Uno tra questi è Harry Styles, famoso cantante britannico, ex membro dei One Direction.
È il primo uomo ad apparire nella Cover di Vogue di Dicembre con una piccola giacca da smoking, un vestito da donna con corpetto e balze in pizzo creato per lui dal direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele.
Egli ha lanciato un messaggio molto chiaro: “Ogni volta che mettiamo una barriera nella vita, ci limitiamo“. La sua provocazione si è concretata in una scelta alquanto bizzarra: ha cancellato dal suo guardaroba la distinzione tra abiti maschili e femminili.
Tornato alla ribalta dopo un periodo di silenzio, si è presentato al pubblico con una nuova immagine che parte da una maturata consapevolezza di essere lontano da qualsiasi cliché sociale. La sua mascolinità gioca con l’ambiguità. Ma non si può definire ambigua la sua identità, piuttosto si può parlare di una sorta di “fluidità” consapevole.
“Voglio che le cose sembrino in un certo modo, non perché mi fanno sentire gay o etero o bisessuale, ma perché penso che sia bello“.
“Quello che indossano le donne… cosa indossano gli uomini… per me non è questo il problema“… EFFETTIVAMENTE…
Il suo atteggiamento è motivato dall’esigenza di prendere le distanze dalle etichette, dai pregiudizi.
Harry Styles è diventato un’icona del gender fluid.
Egli si identifica come né maschio né femmina oppure entrambi e rifiuta il concetto che esistono due generi. Il cantante indossa abiti femminili, orecchini di perla, colletti ricamati, unghie laccate, tacchi alti, collane.
Harry si dice soddisfatto e di gioire quando gioca con i vestiti.
Il cantante non si riconosce nell’identikit di sex-simbol che gli è stato attribuito nel tempo. Naturalmente sui social dilaga la polemica. Oltre ai commenti sessuofobici, c’è chi si lamenta del fatto che l’immagine di una mascolinità forte venga messa in crisi, e c’è chi detesta la femminilizzazione degli uomini.
La lettura del testo del brano di Harry Styles dal titolo “Lights Up” è un invito a riscoprire il proprio mondo interiore, esplorando gli aspetti più nascosti per lasciare che vengano fuori e si concretizzino nelle diverse esperienze di sè con il fine ultimo di trovare una sorta di armonia.
Credo che ci sia ancora tanto da fare per mettere a tacere gli stereotipi di genere. Forse, in questo particolare momento storico, siamo sulla buona strada.
Piera Messinese