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Gabriella Zagaglia e la sua passione per la parola
Gabriella Zagaglia, nasce a Loreto l’8 marzo 59 e vive a Pollenza, scrive e dipinge dalla più tenera età. A 10 anni vince il suo primo concorso poetico, a 18 consegue la Maturità artistica.
Figlia di una pittrice, cresce con il senso del colore e la passione per la parola.
Lavora per mantenersi agli studi e potersi laureare in Fisioterapia e specializzarsi a Parigi in Psicomotricità. Ha al suo attivo un Master in coordinamento delle funzioni sanitarie.
Lavora con bambini, adulti ed anziani e per anni è conduttrice di gruppi terapeutici di movimento. Nella sua carriera professionale, la Zagaglia non smette mai di coniugare il senso dell’altro a quello di sé.
I suoi pazienti sono, spesso, spunti preziosi di riflessioni per racconti e poesie. Per due anni è docente presso l’Università Politecnica delle Marche, nel corso di laurea in Fisioterapia.
Attiva professionalmente, partecipa come Docente a diversi corsi e congressi. Autrice di alcuni articoli su riviste e quotidiani, nel campo psicomotorio e artistico, pubblica in collaborazione con Enti locali e associazioni : “Iride l’altra faccia dell’arcobaleno”, progetto Alzheimer; “I colori della vita” presso il reparto di oncologia di Macerata in occasione della presentazione della sua personale di pittura; “…e il sole sorge ancora”, tra immagini e poesia, in occasione della sua personale di pittura a Civitanova alta.
Nel suo viaggio artistico risulta vincitrice di più edizioni della “Marguttiana d’Arte Maceratese” e partecipa a numerose collettive e personali a tema, come “Segnali”, “Bagliori impazziti”, “All’ombra dell’universo“, “Percezioni metropolitane” ed altre.
Nel 2012 vince il Premio “Giuliana Angeli”, nel 2016 il Premio “Luigi Della Rocca”, nel 2017 il premio Farfalla d’oro del concorso “50&più”di Stresa per la poesia, nel 2018 il premio Farfalla d’oro del concorso “50&più” per la narrativa e il premio Super Farfalla del concorso “50&più” per la poesia.
Sempre nel 2018 vince il Premio “Nessuno legge” per la poesia.
Nel 2019 il Premio Libellula d’oro del concorso “50&più” e il Premio “Nativo Del Pizzo” per la narrativa e “Clepsamia” per la saggistica. Nel 2020 si aggiudica il premio Super Farfalla del concorso “50&più” per la narrativa, nel 2022 menzione speciale e Libellula d’argento per la poesia, mentre nell’anno in corso vince la Libellula d’oro per la poesia.
Tra le sue pubblicazioni: “Se uccidi un angelo“, raccolta poetica del 2018 e il saggio “la so-stanza dei sogni” del 2020 oltre numerose antologie su varie riviste.
Fiore – Una persona o un evento della sua vita che l’ha spinta tra le braccia della poesia… chi era e come è accaduto?
Zagaglia – Non credo ci sia stata una persona o un evento particolare ad indurmi a scrivere, ma piuttosto una situazione. Sono cresciuta in un collegio dove mi sono confrontata a poco più di un anno, con la vita. Quella vita.
C’è poi l’indole personale, la sensibilità di cui tutti mi parlavano. E poi le rose, i cortili assolati, il piccolo bosco inquietante, con la statua consumata di Giotto. L’odore della mentuccia e le domeniche ad aspettare visite.
Fiore – Il primo autore, uomo o donna, che l’ha colpita come poeta?
Zagaglia – Nei primi anni di scuola, in quei tempi almeno, si studiava Pascoli, Carducci, Leopardi e gli altri. Crescendo, come tutti credo, ci si innamorava dei romantici, dei poeti maledetti del decadentismo. Nell’adolescenza ti accorgi di avere preferenze: poesia ermetica. E allora Montale, Ungaretti, Quasimodo, etc…
Poi scopri Neruda, Garcia Lorca, Emily Dickinson, Walt Whitman, Silvia Plath, Alda Merini ed altri. L’incontro più significativo è stato, in età adulta, quello con la poesia di Wislawa Szymborska. Una vera e propria infatuazione.
Fiore – Il primo libro di poesia che ha acquistato o cercato in una biblioteca?
Zagaglia – Poesie zen.
Fiore – Quando e in quale occasione ha scritto i primi versi?
Zagaglia – Presto. Quando ho avuto, a soli 5 anni, la possibilità di formulare semplici frasi.
Fiore – Cos’è per lei la poesia?
Zagaglia – Parola, respiro, condivisione, verità. La poesia, per me, non è inventare, semmai è “rinvenire”. Credo che la parola rappresenti la più grande e potente arma comunicativa. E la poesia la utilizza in maniera egregia, togliendo la patina di polvere del quotidiano per elevarsi alta e pura. Ti meraviglierà sempre. Se è poesia, non ha bisogno di traduzioni o interpretazioni. Ti sa raggiungere ovunque e sa unire trasversalmente, cuore e mente di ogni essere umano. Ecco perché poi ci si ritrova, uniti, nella grande rete cosmica, matrice nella quale, tutti, siamo immersi.
Fiore – Come e perché ci si appassiona?
Zagaglia – La passione cresce in maniera esponenziale, quando il messaggio arriva agli altri. Ogni espressione comunicativa fallisce nel momento in cui non raggiunge la sua “mission”.
Fiore – Sembra che il silenzio sia il grembo idoneo per la nascita della poesia… è d’accordo?
Zagaglia – Io credo che il silenzio, a volte, urli. O forse sussurra. Non esiste un protocollo per scrivere. Ci si deve allenare, studiare, andare a scuola, ma il luogo e i tempi sono individuali.
Fiore – Da cosa trae l’ispirazione per le sue liriche?
Zagaglia – Dalla vita. Dalla mia, da quella degli altri, da quella di un fiume o di un sasso.
Fiore – La poesia si legge poco… di chi è la responsabilità?
Zagaglia – Oggi le cose sono cambiate. Credo che la poesia stia vivendo un momento d’oro. Scrivono in molti, ad ogni età. Sono cambiati anche gli strumenti di lettura della poesia. Oggi la poesia da spettacolo di sé. Viene spesso presentata nell’ambito di performance multisensoriali.
Ed arriva, sicuramente arriva.
Fiore – Conclusione… le chiedo di offrire ai lettori di ScrepMagazine 3 sue liriche…Grazie e buon tutto!
Zagaglia – Eccole… e grazie per questa intervista.
Riconversioni
Non più rondini ad annunciare primavere.
Liquefazioni artiche coleranno, come cera fusa,
sul pianeta.
Sarà parvenza, un ciclo.
Dal cuore della roccia, la salvifica riconversione.
E vivrai ancora, uomo.
Sopravvivrai al monossido di carbonio, alla tua coscienza.
Lo sterno della terra, spazzerà via gli ingorghi neuronali
e nasceranno nuovi pensieri.
Torneranno le lucciole, con i raggi laser, ma torneranno.
Diseguale
Non che io veda
con occhi di ragno e radar
di pipistrello, ma il mio percepire è diverso.
Il brusio che vagheggia
d’intorno,
esula dal mio respiro.
Ho radici aeree in dotazione.
La mia realtà è il diseguale.
Formica disorientata
nel formicaio,
vago tra tormento ed elucubrazioni.
Su pericolanti tangenziali emetto digitazioni arboricole.
Sono Plancton, humus germinale.
La linea dove la verità
si fa inquietudine.
Donna albero
Nel pugno di un attimo,
s’inclina al sole l’albero
stanco.
Sconvolta preme la terra
sui talloni dilaniati.
Aleggiano, fatue,
forme animate sui fianchi
smussati.
Il tuo passo, assente.
Come un’ombra bianca,
rinforza un’idea sbiadita.
Muove dal basso
la linfa
e irrora appendici distanti,
protese al cielo come
preghiere.
Serena, accolgo fungaie
e umori muschiati
sulle tibie scarnite.
Mastico resina e rigurgito
ghiande,
mi vesto da sera con la mia
corteccia migliore.
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Gabriella Zagaglia e la sua passione per la parola
… a cura di Vincenzo Fiore
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