Gabriele D’Annunzio: poeta di fede
Eccedente ed eccessivo tra pubblico e privato: eppure, c’è un lato intimo dell’autore che si conosce poco, fermi allo scalpore del personaggio più discusso del Novecento.
Del resto ne La sera fiesolana c’è l’eco evidente del Cantico delle Creature, per non dire del suo panismo dove un chiaro animismo fa da spirito vivificante.
Chi potrebbe immaginare, oggi, un D’Annunzio, a mani giunte, in preghiera!?
Da studente non l’ho mai pensato, molto verosimilmente per tutto quell’egotismo trasbordante dalla sua personalità, e che lui stesso non taceva a mostrare.
Oggi, invece, nella stagione adulta della mia vita, vado ripetendo una sua preghiera laica, meravigliosa, tra le altre cose e che sottopongo all’attenzione di tutti:
“O Gesù, tre volte caduto sotto il peso dei peccati del mondo e tre volte risollevato dalla forza di amore invincibile, risollevate me dall’abbattimento in cui mi gettano le mie tristi esitazioni. Fate che io sia umile nel riconoscimento della mia miseria, umile, nel cambiamento subitaneo delle disposizioni interiori. Un giorno, o mio Dio, questi ondeggiamenti continui dell’animo si placheranno ed io sentirò, allora, amandovi, la felice sicurezza di amarvi per sempre. O giorno, o sole divino, dinanzi a cui si dilegueranno persino le ombre del peccato, quando risplenderai? Così sia. Amen”.
Non favoleggiava, assolutamente no, come ricorda in un’epistola indirizzata a San Pio da Pietrelcina:
“Mio fratello, so da quante favole mondane, o stupide o perfide, sia offuscato l’ardore verace del mio spirito. E perciò m’è testimonianza della tua purità e del tuo acume di Veggente l’aver tu consentito a visitarmi nel mio Eremo, l’aver tu consentito ad un colloquio fraterno con colui che non cessa di cercare coraggiosamente se medesimo. Caterina la Senese mi ha insegnato a “gustare” le anime. Già conosco il pregio della tua anima, Padre Pio. E son certo che Francesco ci sorriderà come quando dall’inconsueto innesto prevedeva il fiore ed il frutto inconsueti. Ave. Pax et bonum. Malum et pax” (28 novembre 1924).
La pioggia nel pineto sarà piena di grazie, allora, alla luce di questa riscoperta di fede!
La leggerò così, d’ora innanzi!
Francesco Polopoli
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