Cos’è rimasto
dei miei frammenti,
schivo amore esasperante?
Li ho visti sgretolarsi sotto il peso dell’assenza.
Non hai cura più di me, del nostro tempo, del mio inseguirti,
è un macigno l’abbandono, mi condanni al triste esilio.
Non riesco ad intagliar
la mia salvezza in una roccia,
ho soltanto uno strumento,
le mie unghia,
che stoltezza !
A furia di scavare
ho attratto a me l’inconcludenza,
mi sono procurata
solo ecchimosi alle dita.
Le pagine dolenti
dentro un’anima di creta,
che maledettamente
han le sembianze delle tue,
stasera affido il pianto
al breve accenno di un momento…
E forse mi vedrai cadere giù
dal firmamento.