Le recenti elezioni amministrative hanno visto crescere il distacco e l’indifferenza verso la politica e i suoi attori.
Disinteresse? Protesta?
Penso di no!
Credo invece che si sia di fronte a un’assoluta mancanza di fiducia verso le varie forme di rappresentanza istituzionale, che non sono più percepite come veicolo di cambiamento ed emancipazione sociale, al di là delle foto di gruppo, sul balcone di Palazzo Chigi, annuncianti l’abolizione della povertà.
In altri termini si potrebbe dire che questa mancanza di fiducia fa sentire l’elettore “un figlio senza genitori”, direi anche “un ospite indesiderato” nell’attuale segmento di società.
Da qui il sentimento di profondo disgusto verso la politica, l’allontanamento dalla partecipazione attiva, le altissime cifre di astensionismo, l’indifferenza massima nei confronti dei partiti e delle solite facce politiche che la TV ci propina in tutte le salse.
E’ venuto completamente meno, per l’affannosa corsa verso il disbrigo del quotidiano, il tempo da dedicare alla sfera della politica per la crescita della comunità di residenza e del Paese in generale anche per la mancanza di contenitori locali, le vecchie sezioni di partito.
E’ venuto completamente meno l’entusiasmo per concorrere alla vittoria del “tuo” candidato per l’imposizione dall’alto degli eletti.
E’ venuto completamente meno l’amore alla partecipazione alla costruzione di qualcosa di nuovo che ti faceva assaporare il valore della politica e dello stare insieme.
I parlamentari eletti nelle varie circoscrizioni sono lontani anni luce dai problemi reali che assillano i territori e hanno contribuito non poco a far perdere attrazione all’esercizio dei diritti politici.
Le strette di mano non ci sono più, il calore di un sorriso, la pacca sulla spalla, rigeneratrice e segno di vicinanza, inesistenti.
Tutto è diventato apatico e frutto del gioco di un cerchio magico, il più delle volte invisibile, che restringe sempre più gli spazi del confronto e dell’ascolto democratico, ritenendosi la perfezione assoluta, che per nessuna ragione va messa in discussione, salvo il sistemare, si fa per dire, la propria coscienza con delle dichiarazioni post elezioni che invitano a riflettere sul disinteresse al voto di oltre la metà dell’elettorato.
Intanto il santo passa, la festa pure, e il gioco continua… più pochi siamo, più potere ci spartiamo!!!
Un gioco che si pratica anche nella farsa delle primarie, ormai sostitutive dei congressi e dall’esito scontato, se non truccato, per scegliere i candidati sindaci o governatori regionali.
Ecco perché urge un atto di ribellione democratica, un atto di democrazia piena e compiuta che metta nel suo serbatoio un pieno di ideologia per ripartire.
Solo con un pizzico di ideologia le persone comuni, che si sono allontanate dal campo di gioco della politica, potrebbero rientrare e impedire ai vari “re” di continuare ad abusare a loro piacimento del potere con la complicità del civismo costruito a tavolino.
Occorre un mutamento ideologico utile a disseminare il dibattito politico di quei valori fondanti per cui si sono battuti, perdendo anche la vita, tantissimi democratici.
E cambiare si può!
Ascolto molti ragazzi desiderosi di immergersi in dibattiti ideologici, desiderosi di partecipare non da comparse alla costruzione di un modello di convivenza il più idoneo possibile per avere un futuro sereno e non di povertà, lontani dai vuoti slogan e dai discorsi senza capo e senza coda.
Ascolto molti ragazzi vogliosi di istituzioni più rappresentative e rispettose della pluralità delle opinioni che stanno prendendo sempre più forma nella società.
Ascolto molti ragazzi ansiosi di dare visibilità alle proprie emozioni politiche in un ambiente meno ostico e meno cattivo, privo di propaganda dozzinale e volgare, più accogliente, rispettoso, senza il rigore dell’antagonismo, simbolo assoluto dell’assenza di un campo ideologico.
Allora, spazio a questi ragazzi, spazio al ritorno dell’ideologia, spazio a una politica più umoristica e ironica, spazio a una politica meno arrogante e presuntuosa.
In definitiva spazio a una politica più eretica, costruita sul rapporto emotivo e fisico con la gente, che appenda al chiodo l’attuale, fatta di tantissimi inconcludenti “bla bla bla”.
Vincenzo Fiore
Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:
Il 900 è stato il secolo delle ideologie, giuste o sbagliate che fossero rappresentavano un punto fermo nell’ideale di chi le seguiva. Politici come Moro e Berlinguer avevano capito che le ideologie portate alla loro massima proiezione erano e sono deleterie nello sviluppo di un paese dove ci sia una democrazia compiuta dove vige un’alternanza parlamentare o al limite un accordo politico per il bene del paese nel quale sotterrare le esigenze ideologiche di due partiti. Ciò non è stato possibile e abbiamo visto tutti come è andata a finire. Dagli anni 90 in poi è subentrato il culto del leader, non importa se culturalmente e politicamente preparato, importante era solo riuscire a scaldare gli animi con pochi slogan ben preparati, fatti solo ad uso e consumo del proprio cerchio interno magico o no che fosse. La cosa purtroppo è degenerata fino ai giorni nostri. Se poi come dici, tu vedi parecchio interesse e voglia di fare politica da parte dei giovani mi auguro che sia tale perché io non ne vedo tanta in giro tra di loro, almeno qui da noi. Per quanto mi riguarda le due grandi ideologie del secolo scorso, quella cattolica/capitalistica e quella comunista sono state spazzate via dalla storia al loro posto un caleidoscopio di politici vecchi e nuovi che remano sulla stessa barca, “l’Italia”, cercando di buttarsi a mare uno con l’altro. Il risultato è che dall”avanspettacolo di fine secolo si è passati al circo del nuovo millennio. Nulla è cambiato tanta voglia magari da parte dei giovani di cimentarsi nella poiltica ma poco ascolto dai politicanti attuali che di politico non hanno più nulla. Una volta c’erano le scuole di partito dove venivano formate persone in grado di governare un paese. Adesso non solo sono sparite ma si manda in Parlamento anche l’arrotino di strada (per carità mestiere decoroso e utile) che poi si presenta pure col coltello in tasca. Per non parlare delle infiltrazioni mafiose, revival fasciste e via dicendo. Il risultato lo abbiamo sotto gli occhi di tutti, un governo imposto per non fare dichiarare fallimento allo stato italiano e impedire, si spera, la grande abbuffata che tanti già pregustavano. MI fermo qui perché si potrebbe andare avanti in modo enciclopedico. Spero di non avere offeso nessuno o meglio ancora non avere evaporato entusiasmi e speranze ma come sai bene ormai mi hanno classificato come inguaribile pessimista.
Caro Francesco già coloro che manifestano per l’ambiente incidono sulla politica…in ogni caso sono d’accordo sul Governo “imposto” ma anche questa è politica. Piuttosto a me preme discutere sulla qualità e sulla assertività della politica che purtroppo riflette la qualità della società. E allora da un lato mi chiedo se l’assenza di ideologie mortifica e confonde la qualità della società generando like-leader assolutamente impreparati e dall’altro se proprio fra i giovani che, per esempio oggi manifestano per l’ambiente, potranno uscire nuove “teste pensanti” in grado di capire l’enorme complessità del sistema socio-economico globale nel quale ci troviamo a campare.
Per la serie non tutti capiscono che se viene fuori il computer gli operai che prima facevano macchine da scrivere restano senza lavoro…e non bastano striscioni e tamburi colorati ma una visione, una preparazione, capacità relazionali e “helicopter view” – come dicono i manager americani – per governare processi complessi come questi. Se l’ideologia politica, ad esempio, comprende l’approccio verde, una nuova cultura green, allora fare il politico significa avere la capacità e la preparazione per scontrarsi contro tutto e tutti coloro che saranno inevitabilmente toccati da quelle scelte ideologiche…
Caro Vincenzo, la tua è una logica molto stringente, ottenere una vittoria nella versione green è cosa giusta ma purtroppo deve fare i conti con i mille problemi che ruotano tutto intorno alla gestione ndella res pubblica, dai poveri, ai senza tetto, dal lavoro e dai suoi pericoli, e soprattutto dal sistema economico che ormai essedno iper consolidato in ogni sua frazione di vita detta legge e fa il bello e cattivo tempo.
Sicuramente è anche questo contro cui intendono preotestare quei ragazzi impropriamente chiamati Grhetini dal nome della loro leader, magari i “cretini” sono altri ma lasciamo perdere noi italiani nell’insulto anche improprio siamo maestri. Non è solo una questione di “verde”, è una questione di sistema. Se si riesce a scardinare questo problema, si scardina anche se non in modo essenziale tutto il resto, e questo è un buon inizio. Poi se continui lentamente riesci a inserire al suo interno (sistema) tutto quelle problematiche cui tu accennavi costruendo un vero cambiamento che va dal sociale, all’ecologico, ai diritti civili, e a tutto quello che di storto vediamo quasi tutti i giorni e che ormai ci ha abituati a una più che passiva rassegnazione complice e purtroppo inconsapevole. E’ dalla fine degli anni settanta che si fanno meeteing, tavole rotonde, proclami, fatti durante incontri ufficiali e non è cambiato nulla, nulla. Ogni volta tutti indistintamente tirano a campare ottenendo rinvii non di pochi, ma di decine di anni. per un totale di quasi sessant’anni dal primo incontro. Sai quante cose si sarebbero potute cambiare in tutto questo tempo? E con il cambiamento di regole ritenute a torto non essenziali e snobbate perché non politiche va da sè che se ne cambiano delle altre e si costruisce qualcosa di diverso. Non credo che quei ragazzi vogliano fare una rivoluzione pesante, come nei secoli scorsi, non ne avrebbero neanche la forza strutturale per farlo ma pretendono che finisca finalmente l’era dei quaquaraqua, delle prese in giro fatte con le assicurazioni che tutti hanno a cuore il problema e che verrà sicuramente posta la questione a livello mondiale senza che poi succeda nulla appunto. Forse anzi sicuramente è a questo che si riferisce Greta quando dice di essere stanca di tutti i bla bla bla che regolarmente vengono rifilati a ogni meeting fasullo, che quelli sì portano ad un allontanamento dalla politica i giovani tutti e non solo italiani.
Ho 72 anni e idealmente mi rivedo giovane quando lottavo per le tante cose magari diverse da adesso ma sostanzialmente uguali. Ecco perché mi sono simpatici quei giovani e perché mi identifico in loro. Non vorrei che succedesse quello che è successo a noi: assorbiti dal sistema che poi ha continuato indisturbato a fare quello che ha sempre fatto, i propri interessi sulla pelle di tutti. Buona giornata caro amico.