ROMA
Giace la Dea muta
sul frastuono dell’incanto,
Angeli su un ponte,
quiete sulle sponde,
marmo reso vivo,
echi di infinito.
Pini lacerati
dagli squarci dei tramonti,
sassi levigati,
tuniche aleggianti ,
tempo prigioniero,
strascichi d’Impero.
Suoni percepiti
da chi ha
gli orecchi altrove,
secoli assemblati,
anime latenti,
albe e santità,
cieli senza età.
Roma è spudorata
come fosse una puttana,
terra di chiunque
lasci l’anima da parte,
solo per chi ha cuore
lei diventa puritana,
nuda e delicata,
pietra fatta ad arte…
Maria Cristina Adragna
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