…un binomio non sempre in sintonia!
Sul sito della Clinica Agostini, si legge che con “il termine chirurgia plastica si indica una branca della chirurgia che ha lo scopo di correggere o ricostruire e ripristinare la funzionalità di organi o apparati alterati morfologicamente a causa di malattie degenerative, patologie deformanti, traumi, lesioni, malformazioni congenite.
L’obiettivo della chirurgia plastica è quello di restituire alla parte lesa un aspetto esteriore normale.
Per intervenire con risultati eccellenti si ricorre a un’altra importante branca della chirurgia plastica, ovvero la chirurgia ricostruttiva, volta proprio a correggere i danni causati da incidenti e malattie che alterano l’aspetto fisico del paziente.
Il suo compito è quello di ripristinare anche la funzionalità di certe parti del corpo. Il processo di ricostruzione prevede il prelevamento di lembi di pelle da altri parti del corpo per ricostruire le parti danneggiate (…)
La chirurgia estetica è una branca della chirurgia plastica che si pone l’obiettivo di modificare e migliorare, dal punto di vista estetico, determinate aree del corpo umano attraverso interventi chirurgici mirati.
Le operazioni di chirurgia estetica servono quindi principalmente a eliminare i difetti fisici in modo parziale o totale, così da consentire al paziente di acquisire maggiore sicurezza e fiducia in se stesso. La persona si sente a proprio agio e quindi le insicurezze diminuiscono e affronta la vita in maniera più serena.”
Oggi ne parlo con la scrittrice Nancy Calabrò autrice della silloge di poesie “Alla luce della luna” giunta nell’aprile scorso nelle librerie “come un’onda gentile” con i suoi larghi orizzonti ispirati dai valori genuini dell’esistenza, intrisi di speranza e coraggio.
Fiore – Il modo di intendere la bellezza è cambiato nel corso dei secoli?
Calabrò – I modelli si sono diversificati nel tempo. Se prima una donna dalle forme giunoniche era considerata un modello di fascino, oggigiorno si è passati al concetto della donna quasi filiforme in passerella, un concetto che ha arrecato diversi problemi soprattutto alle ragazzine che, per voglia di somigliare all’una o all’altra modella, sono cadute nella trappola dell’ anoressia o della bulimia con effetti devastanti sull’organismo.
Fiore – … che poi è la trappola del piacere e sentirsi in pace con sé stessi!
Calabrò – Giusto, ma voler migliorare il proprio aspetto non deve diventare una ossessione e non ci deve portare a essere schiavi di ciò che comporta la cura della propria persona. Ci si ritrova spesso spaesati, soli in mezzo alla gente che tante volte critica, ci giudica per il nostro aspetto fisico. Spesso e volentieri ci vengono rivolte frasi apparentemente innocue che fanno stare male. “Sei ingrassata”, “sei molto magra”, “peccato! hai un bel viso”.
Fiore – Un modo per ridurre tutto all’ aspetto esteriore che è importante…
Calabrò – … che è importante senza dubbio, ma non quanto l’aspetto psicologico e lo stato d’ animo. Per non parlare di coloro che, pur non avendo nessun tipo di difetto fisico, si avvicinano alla chirurgia estetica per “migliorare” senza tenere conto che, oltre a mettere in rischio la propria salute, tante volte si ritrovano peggiorati, se non rovinati per sempre.
Fiore – E noi abbiamo l’ esempio di personaggi televisivi che, pur essendo affascinanti, non hanno disdegnato il ritocchino…
Calabrò – … che talvolta è risultato devastante. Infatti in alcuni casi l’intervento è di aiuto per migliorare e correggere difetti evidenti che mettono a disagio la persona ma il più delle volte è l’incapacità di accettare il tempo che passa e segna il suo passaggio sui volti.
Fiore – E l’Italia come si inserisce in questi ritocchi e ritocchini?
Calabrò – L’Italia ha il primato di primo paese europeo per interventi di chirurgia estetica. Secondo l’ Associazione Internazionale di Chirurgi Plastici Estetici, nel 2020 l’Italia si è posizionata al quinto posto nel mondo per numero di interventi chirurgici eseguiti. A destare preoccupazione sono le richieste di interventi di chirurgia estetica da parte di minori. Infatti secondo il Breast Size Satisfaction Survey ogni anno vengono eseguiti circa 850 mila interventi su donne di cui il 15% interessano chi ha meno di 18 anni.
Fiore – Secondo te cosa si potrebbe o dovrebbe fare per abbattere questi numeri?
Calabrò – Secondo me il chirurgo deve dire di no ai ritocchi che pretende un minore se non vi sia una reale necessità.
Fiore – Altre statistiche?
Calabrò – Sempre secondo il Breast Size Satisfaction Survey, 7 donne su 10 sono insoddisfatte del proprio seno. L’ intervento di mastoplastica additiva è oggi l’ intervento di chirurgia plastica più richiesto al mondo. Il 24% delle donne ricorre alla rinoplastica, interventi al naso, il 17% ai ritocchi alle labbra e al viso, il 9% alla liposuzione, il 7% agli iniettabili contro le rughe, il 7% ai glutei e il 2% alla blefaroplastica per eliminare eventuali le borse sotto gli occhi e le palpebre cadenti.
Fiore – E gli uomini?
Calabrò – Anche gli uomini non disdegnano i ritocchi: al primo posto la rinoplastica, al secondo la blefaroplastica, al terzo la ginecomastia, vale a dire l’ inestetismo legato all’ aumento di volume del seno maschile. Vi sono inoltre altri tipi di intervento richiesti dalla popolazione maschile come la correzione delle orecchie a sventola, la liposuzione dei fianchi e dell’addome, l’ addominoplastica e interventi di lifting del viso. Il diradamento dei capelli riguarda una percentuale molto alta degli uomini per cui ricorrono spesso all’ autotrapianto.
Fiore – Immagino che per tutto questo la figura del chirurgo plastico assume un ruolo di fondamentale importanza…
Calabrò – Luciano Perrone, medico dell’AICPE, Associazione Italiana Chirurgia Plastica Estetica, sostiene che il voler ricorrere alla chirurgia plastica nella maggior parte dei casi nasconde un significato molto profondo per cui il chirurgo deve essere un grado di creare con ogni paziente un rapporto tale da riuscire a guidarlo con tatto verso il trattamento più adatto e capire se la persona possa soffrire di dismorfofobia, un tipo di fobia che porta a vedere distorti alcuni tratti del proprio corpo. Un bravo chirurgo plastico deve anche essere capace di dire di no di fronte ad alcune richieste dei pazienti quando questi sono spinti da motivazioni sbagliate o da richieste che non nascono da una reale necessità.
Fiore – Ma non sempre si ricorre alla chirurgia plastica per la volontà di migliorare il proprio aspetto fisico. Vero?
Calabrò – Assolutamente sì! Spesso si è costretti a ricorrervi in seguito a malattie o incidenti. Uno dei chirurgi italiani di maggior successo Roy De Vita, oggi a capo della Divisione di Chirurgia Plastica dell’Istituto Tumori Regina Elena di Roma, ama ricordare ai suoi studenti e collaboratori che la chirurgia plastica ha la grande capacità di ridare ai pazienti l’autostima persa dopo grandi incidenti, ustioni, neoplasie o malattie degenerative.
In ogni caso la vera chirurgia estetica è quella che non si vede. Il dott. Perrone afferma che peggio dei segni del tempo sono i segni del bisturi di una chirurgia volgare e finta.
Fiore – Alla luce di tutto questo c’è da porsi una domanda…
Calabrò – … sì, la domanda di dove andremo a finire e di cosa stiamo lasciando ai nostri ragazzi in un’ epoca in cui tutto sembra poggiarsi sull’aspetto esteriore, dove il passare degli anni viene visto solo sotto una luce negativa e si persegue un modello di eterna e falsa giovinezza. Io credo che ogni età debba custodire un qualcosa di prezioso da tramandare alle nuove generazioni, essere modello di virtù e saggezza con volontà ed impegno e stimolare attività volte alla crescita personale per poi essere di aiuto alla società in cui viviamo.
Solo allora potremo dire di essere maturi e consapevoli del nostro ruolo nel mondo.
Vincenzo Fiore