Intervista allo scrittore, Elio Sabia

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A “LIBRI, ARTE E QUANT’ALTRO ARRICCHISCA L’ANIMA”, Elio Sabia

La creatività non è altro  che un’intelligenza che si diverte…

A. Einstein

Originario di Napoli, fin da ragazzo la sua passione narrativa l’ha spinto ad abbozzare varie idee, lasciate poi chiuse in un cassetto.

Per amore della sua professione, l’altra sua grande passione, ha dovuto accantonare la scrittura e dedicarsi interamente alla ricerca scientifica. È stato Fisico di formazione e ricercatore presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati e di Portici. Autore di oltre 180 articoli, pubblicazioni scientifiche, su riviste nazionali e internazionali nonché di libri specialistici. Docente in scuole internazionali di specializzazione (NATO, Centro Ettore Majorana per la cultura scientifica), e ha tenuto lezioni su invito al CERN di Ginevra.

Una vita dedita alla scienza, ma si sa: ogni cosa ha il suo giusto tempo e non è mai tardi per seguire i propri sogni e così nel 2017, dopo tre anni di gestazione, nasce il suo primo romanzo: un Thriller esoterico “L’incoscienza del tempo” al quale nel 2021 si unisce il sequel “Initium”. Nel 2022 con il suo romanzo “Vite sospese” l’autore si cimenta in tematiche differenti dalle prime due sue opere.

Un uomo che ama sperimentare, mettersi in gioco e scoprire ogni giorno mondi diversi in cui iniziare un nuovo viaggio narrativo. Scienza e Fantasia, mondi apparentemente distanti tra loro, che abbraccia in tutta la sua poliedricità. Di lui dice: “Sono una persona audace, mi piacciono le sfide! D’altra parte per la ricerca è necessaria la creatività”.  E con questo suo pensiero, che approfondiremo in seguito, saluto l’ospite di oggi.

Innanzitutto la ringrazio di essere qui. È nata in lei prima la passione per la Scienza o per la lettura?

Ringrazio lei per l’opportunità che mi è stata concessa. Da ragazzo ero affascinato dalla volta celeste e dalla miriade di stelle. Cominciai attraverso le enciclopedie a informarmi su tali meraviglie e appresi che fin dall’alba della civiltà umana l’interesse per l’astronomia fu un’esigenza dei dotti. Mi avvicinai alla fisica al liceo e il mio forte interesse per la matematica mi aiutò. Per quanto riguarda la lettura, ricordo con nostalgia l’emozione che provavo da ragazzino quando mio padre, appassionato lettore, ogni mese mi regalava un libro di avventure: l’amore per la lettura nasce da piccoli. Ho coltivato così negli anni il piacere per la letteratura: ho letto tanto, dai classici russi, francesi, inglesi, americani e italiani ai romanzi thriller, di fantascienza.

È stato Fisico di formazione e ricercatore presso il Centro Ricerche ENEA di Frascati e di Portici.   Per noi, non addetti ai lavori, in parole semplici, in che consistevano le sue ricerche?

Sono stato ricercatore presso i Centri di Ricerca ENEA di Frascati e di Portici occupandomi in particolare dello sviluppo di macchine acceleratrici di elettroni, di progettazione e misure di speciali strutture magnetiche ad alto campo magnetico, di design teorico e sperimentale di Laser ad elettroni liberi. Questi tipi di laser hanno la capacità di estendere l’intervallo di lunghezze d’onda fino ai raggi X e con impulsi temporali brevissimi, tali caratteristiche saranno utilizzate per filmare processi che avvengano su scale microscopiche e che durano un tempo brevissimo, con applicazioni in fisica, chimica, biologia e medicina.

Ha in produzione un libro scientifico “Elementi di calcolo applicato”, che verrà utilizzato come Testo di Esercizi alla Facoltà d’ingegneria dell’università “La Sapienza di Roma”. Due parole su questo progetto.

Verrà tradotto in inglese e avrà una diffusione internazionale. Era un’idea nata in collaborazione con un mio collega che aveva tenuto un corso di Analisi II alla facoltà di Ingegneria della “Sapienza Università di Roma”. L’idea nacque per creare un testo orientato alle applicazioni e che consentisse allo studente di maneggiare esercizi anche di una crescente difficoltà.  

Ha tenuto lezioni presso l’Organizzazione europea per la ricerca nucleare (CERN) a Ginevra. Un ricordo di questa esperienza.

Ho curato negli anni la mia professione sia attraverso ricerche nei Centri di Ricerca che come attività didattiche all’Università e nei centri di Cultura Scientifica di rilievo internazionale. Ho visitato Laboratori di eccellenza nel mondo che mi hanno spinto ad affrontare i problemi cercandone ove possibile una soluzione. Invitato a convegni e congressi internazionali per discutere lo stato di avanzamento di progetti in collaborazione con altri laboratori di ricerca nel mondo, ho avuto al possibilità di tenere lezioni a Scuole Internazionali della NATO, al CERN di Ginevra e al Centro Ettore Majorana per la Cultura Scientifica di Erice. Nella mia lunga carriera ho seguito laureandi per lo sviluppo di tesi sperimentali nonché teoriche. Appassionato della Matematica, sono stato professore a contratto alla Facoltà di Architettura della Università Federico II di Napoli, tenendo corsi di Algebra, Geometria e Analisi Matematica. Della mia esperienza al CERN ricordo con affetto le lezioni che tenni alla “Scuola sugli Acceleratori di particelle” del CERN che in quell’anno si tenne a Berlino. Il corso era un corso avanzato sulla fisica degli acceleratori di particelle. In una platea gremita di fisici provenienti da diverse nazionalità, tenni lezioni sulle “Interazioni particelle-fotoni” ed ebbi un grande successo. Le lezioni furono poi pubblicate negli annali delle scuole di specializzazione del CERN con mia grande soddisfazione. Un’altra bella esperienza fu quella di essere invitato in una delle aule del CERN di Ginevra per esporre un filone di ricerche di cui  l’ENEA di Frascati era all’avanguardia e competeva con laboratori del calibro del Livermore, Los Alamos, Berkeley. Si trattava di un laser innovativo, di nuova concezione, il cosiddetto FEL (Free Electron Laser) Laser a elettroni liberi. Anche in questo caso la platea era numerosa e non posso nascondere che ero emozionato in quanto tra gli ascoltatori c’erano eminenti scienziati che, in quanto tali, avevano l’umiltà di ascoltare quel giovane italiano che parlava di una nuova fisica.

Uno scienziato da un dettaglio insignificante può essere condotto sulla via per una scoperta importante”. Questo avviene anche per uno scrittore, qual è stato un dettaglio o una situazione, apparentemente insignificante, durante la stesura di un suo libro, che l’ha ispirata?

In “Vite sospese”, mio terzo romanzo, la storia di Gennarino, racchiusa in quaderni dimenticati e poi ritrovati per caso dal giornalista Mario, mi fu ispirata durante una visita guidata al Tunnel Borbonico di Napoli, un lungo traforo al di sotto della collina di Pizzofalcone voluto da Ferdinando II di Borbone. Abbandonato, fu riutilizzato solo durante la seconda guerra mondiale, come rifugio antiaereo per tenere al sicuro la popolazione che abitava nei pressi durante le innumerevoli incursioni dei bombardieri anglo-americani sulla città di Napoli. In seguito fu adibito a deposito giudiziario fino agli anni ’70. Durante la visita, la guida ci mostrava vecchi motocicli e automobili arrugginite, abbandonate in quei luoghi da decenni. Quelle vecchie auto stuzzicarono la mia fantasia, immaginai che all’interno di una di esse potesse esserci ancora qualcosa appartenuta al proprietario, oppure dimenticata da qualcuno, pensai a un ipotetico ritrovamento di una serie di quaderni: diventeranno i quaderni di Gennarino rinvenuti in una vecchia valigia.

Nel suo primo romanzo L’incoscienza del tempo” (2017) e nel suo Sequel “Initium” (2021) entrambi editi da Edizioni DrawUp, affronta argomenti fantasy uniti al mondo dell’esoterismo. Cosa l’ha spinta ad approfondire questa tematica apparentemente così distante dal suo percorso professionale?

L’incoscienza del tempo” è il romanzo d’esordio dal titolo inquietante. Quando ho deciso che i tempi erano maturi per cimentarmi nella scrittura di un romanzo sono stato spinto dalla necessità di non farmi influenzare dalla mia vita professionale. Non volevo assolutamente scrivere un libro, diversamente da come fanno tanti scrittori che rimangono nella loro zona di conforto usando la loro professione come punto di forza, che sembrasse essere scritto da un fisico. Sono una persona audace e amo le sfide. Quanto più lontano dalla realtà fisica, ecco quello era il campo su cui mi dovevo cimentare, almeno come romanzo d’esordio.  È una storia che tra flashback e continue alternanze temporali, rilancia e celebra, tra entusiasmi giovanili e riflessioni dell’età matura, la forza dell’amore che si rende immortale ed eterno. Una struggente storia d’amore, un giallo, un passato misterioso, inquietanti presenze…, un gioco tra realtà e sogno in un viaggio esoterico. L’intervento del “tempo” talvolta può essere brutale, sconvolgente, drammatico, incomprensibilmente spietato, ma mai cattivo, né buono, perché non c’è nessuna etica nello scorrere del tempo, che vive in un’eterna ed immutabile incoscienza. Il secondo romanzo ”Initium” che rappresenta il seguito di “L’incoscienza del tempo” fa parte di una trilogia. È una storia a chiare tinte fantasy-thriller in cui i misteri di antiche dimore e le leggende che ruotano intorno a esse fanno da sfondo a una trama fitta di avvenimenti in cui si inserisce un amore apparentemente impossibile osteggiato dalle insidie di un mondo avverso manifesto con oscure presenze.

Oltre a argomenti legati al mondo esoterico e del fantasy mette in primo piano anche i sentimenti. L’Amore altra parte irrazionale dell’essere umano. Per i Bioingegneri “l’Amore nasce nel cuore, il cervello arriva qualche secondo dopo. Tocca aree del cervello che si attivano all’improvviso, ormoni in circolo, sensi all’erta. È stress ma anche appagamento, è voglia di fuga e desiderio di restare allo stesso tempo, è quella emozione che cerchiamo di continuo e di cui non riusciamo più a fare a meno” Per lei che cosa è l’Amore?

Ho letto di recente un’intervista di Paolo Pecere al neuroscienziato e psicanalista Mark Solms che mi ha molto colpito perché, tra le altre cose, si discute di sentimenti. Ho scoperto che c’è un acceso dibattito sull’argomento. Riporto una sintesi delle risposte, che reputo interessanti, di Mark Solms; poi da fisico commenterò, così in qualche maniera rispondo alla sua domanda. Dice Solms:” La coscienza come espressione di un meccanismo biologico che tende alla riduzione del rischio e all’“ottimizzazione” dello sforzo. I bisogni emotivi sono molteplici e in conflitto tra loro. Soddisfare una pulsione significa spesso frustrarne un’altra. Bisogna dire che alcune delle nostre pulsioni portano direttamente a ossessioni, illusioni, religioni, idee artistiche, ideali politici, eccetera.  Tutti i sistemi biologici sono sistemi auto-organizzati. I sistemi auto-organizzati sorgono spontaneamente in natura. La loro caratteristica distintiva è che resistono all’entropia, per continuare a esistere. È da questo principio che si è evoluta l’omeostasi. Anch’essa è una forza anti-entropica e auto-organizzante. Per mantenere l’omeostasi in un mondo pieno di incertezze, è necessario che il sistema sviluppi un modello predittivo, un modello di come funziona il mondo che lo circonda, in modo da poter agire intenzionalmente per mantenersi in condizione di omeostasi.” Commento su quanto riportato, e comunque nel rispetto dell’autorevolezza del neuroscienziato: se da una parte è entusiasmante cercare di dare una risposta scientifica alle nostre emozioni usando la terminologia della  fisica e invocando Entropia e Energia e magari, ma non è il caso di Solms, invocando i meccanismi della Meccanica Quantistica, dall’altra si dimentica, o si vuol evitare di dire, che il mondo non è poi così deterministico e riduzionista come si cerca in tutti i modi di farci accettare. Ci sono tantissime cose che ci sfuggono e non sempre la risposta razionale è quella che dà risposte convincenti. Io lascerei nel “suo indeterminismo” il concetto di affetto e soprattutto di amore, e soprattutto quest’ultimo lo manterrei cristallizzato in quella sua area romantica che poi è quella che ci fa essere innamorati.   

Nel suo ultimo romanzo edito da Europa Edizioni, “Vite sospese”, la sua vena narrativa tocca altre tematiche, diverse dalle sue precedenti opere. Ce ne vuole parlare?

Molto volentieri.  In questo romanzo le vite sono “sospese” nello spazio e nel tempo. Nello spazio perché, a causa di eventi anche traumatici, c’è l’Oceano che separa le vite dei personaggi tra Napoli e New York. Ma c’è anche il tempo che interviene in maniera beffarda, sconvolgendo l’esistenza degli esseri umani nella dimensione di una tragedia qual è la seconda guerra mondiale. Sospesi sono anche i rapporti e le relazioni tra i protagonisti che, loro malgrado, vengono allontanati ma mai definitivamente. Dopo la “sospensione” avviene il ricongiungimento. Nei miei romanzi a un ineluttabile destino contrappongo la speranza di un futuro migliore. “Vite sospese” è il mio terzo romanzo. È un romanzo di formazione in cui le vicende storiche fanno da sfondo a una trama fitta di avvenimenti in cui si inseriscono, intrecciandosi, le vite dei personaggi. Per i temi trattati, senza appesantire e distogliere il lettore dal flusso narrativo, quali le emigrazioni italiane in America, le tragedie della seconda guerra mondiale, la rinascita nel dopoguerra, il romanzo è stato inserito nel progetto ”Lo Scaffale della Memoria” che racchiude opere che lasciano alle nuove generazioni una testimonianza “per non dimenticare”. Avevo il desiderio di raccontare una storia che fosse a cavallo della seconda guerra mondiale e che giungesse ai giorni nostri, che contenesse una storia di emigrazione e di riscatto. Volevo inserire nelle vicende una storia che si svolgesse in parallelo nell’epoca moderna. Quindi legare due protagonisti vissuti in epoche diverse attraverso una struttura letteraria che lo permettesse: nasce così l’idea di un metaromanzo. Il giornalista Mario viene in possesso di una piccola valigia nella quale trova una raccolta di quaderni numerati e con la copertina nera. Incuriosito e impaziente apre il primo quaderno, comincia a leggere, prende appunti e infine decide che la storia del ragazzo Gennarino vissuto a Napoli negli anni ’30 del secolo scorso, autore di quei quaderni, merita di essere condivisa. Se ne appassiona e ne nasce un romanzo.

Se dovesse definirsi con un solo termine quale sarebbe e perché?

Domanda, mi permetta, alquanto insidiosa. È difficile connotare in maniera univoca le caratteristiche di una persona e soprattutto dare una definizione di se stessi ma, data la mia natura di persona audace, non posso sottrarmi a tentare di trarre una sintesi.  Dopo attenta valutazione potrei definirmi un “Tenace sognatore”, tenace perché anche in situazioni avverse perseguo gli obiettivi che mi sono proposto di raggiungere, e poi sono l’inguaribile sognatore che si permette di fantasticare su possibili traguardi, anche se essi sembrano irraggiungibili.

Ma chi è Elio Sabia nella vita di tutti i giorni?

Sono un uomo che cura i suoi affetti familiari. Mi divido tra la famiglia, ho moglie , quattro figli e una nipotina, tra l’amore per la Scienza, per la Letteratura. Non mi faccio mancare niente, nel senso che aggiungo altre attività, come se non ne avessi abbastanza; quando mi convocano, faccio la comparsa nei vari film e serie tv che si girano a Napoli e nei dintorni. Quest’ultima attività mi permette di conoscere tante persone e molte di esse, così distanti dalla mia sfera d’influenza, arricchiscono il mio bagaglio di figure umane da cui poi posso trarre spunti per i miei romanzi.

 

Progetti futuri?

Ho in cantiere diverse opere. La prima, che è in fase avanzata di stesura è scritta in collaborazione con uno dei miei figli, Stefano, appartiene al genere Fantasy puro e racconta vicende e personaggi inseriti in un mondo verosimile e ambientato in un fanta-medioevo. La seconda è un Thriller, uno spin-off di “Vite sospese”, in cui il giornalista Mario, ormai affermato scrittore, viene invischiato suo malgrado in una vicenda dai contorni misteriosi e violenti. Infine, in collaborazione con un altro autore, sto scrivendo una storia che contrappone la visione scientifica a quella che, all’apparenza, sembra una pseudo-scienza al limite paranormale. Infine è stata fatta la sceneggiatura di “Vite sospese” e… , lo si spera.

E torniamo alla mia curiosità iniziale e le chiedo: perché la creatività è indispensabile per la ricerca?

Faccio mia la citazione di Einstein:  “La creatività non è altro che un’intelligenza che si diverte”. Aggiungo che quello che spinge uno scienziato nelle proprie ricerche è principalmente la curiosità e la voglia di seguire le orme dei grandi del passato,  per i quali si nutre la stima per l’ ingegno e l’abnegazione. Poi mi piace riportare una frase del rimpianto Prof. Nicola Cabibbo, mancato premio Nobel per la fisica per motivi ancora tuttora incomprensibili, che recitava “Se non ci divertiamo a risolvere questo problema perché dovremmo studiarlo?”. Nel mondo della ricerca l’ingrediente fondamentale è quello di avere una mente aperta e una grande dose di creatività, oltre a un forte bagaglio di conoscenze: farsi affascinare dalle sfide. Ho vissuto una vita nei laboratori a confrontarmi con problemi tecnici, scientifici e a discutere con colleghi su possibili progetti. Questo modo di essere ti spinge ad accettare le sfide con serenità e a credere che in fondo il mondo dello “scienziato” non è così distante se affrontato con serietà da quello del “letterato”.

Ringraziando Elio Sabia per questa approfondita e interessante intervista, ricordo ai lettori di ScrepMagazine che  potete acquistare i suoi libri a questo LINK

 

Intervista a cura di Monica Pasero

 

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