Un ricordo

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Anna Maria era la mia migliore amica.

Avevamo solo 6 anni ma ricordo bene quello che avevamo imparato l’una dall’altra: “Certe cose  le capisci già da piccolo ” mi diceva sempre mia nonna e lei sì che sapeva le cose!

Il valore e il significato della vera amicizia l’ho imparato davvero allora.

Trascorrevamo le giornate con la semplicità nel cuore, con lo stupore tipico degli anni dell’infanzia, tra i cartoni di Italia uno, le figurine di Candy Candy scartate con emozione, le frittelle calde col miele o lo zucchero che mi preparava mia madre nel primo pomeriggio.

La mia dimensione materna e accogliente si scontrava spesso con quella di Anna, madre lavoratrice e Baby Sitter a casa, colf e stanze arredate in stile moderno; le sue “brioches preconfezionate” non sapevano di buono come la crostata di mia madre e la moquette del pavimento del suo appartamento non odorava di fresco come il pavimento della nostra cucina, colma di voci e presenze.

Tuttavia, io e Anna Maria trascorrevamo insieme moltissimo tempo, equamente, in entrambi i due mondi, al 5° piano con ascensore rosso e lungo specchio ovale o al secondo piano del mio stabile color verde oliva, accanto al negozio di generi alimentari della Signora Concetta.

Pomeriggi di giochi, di fantasia e condivisione, di letture avventurose con Tom Sawyer, di chiacchierate e passeggiate tranquille sui marciapiedi assolati nella bella stagione.

Le estati erano spensierate corse nei prati accanto alla vecchia stazione ferroviaria, negli inverni freddi e piovosi ci facevano compagnia i miei colori a pastello  e gli album da disegno da un lato,  le sue tazzine da caffè e le bambole dai capelli di lana dall’altra: condividevamo ogni cosa senza pensarci.

Non c’era quella inerte rivalità legata al possesso di “cose“ materiali.

Simulacri inutili da ostentare come testimonianza di uno status sociale esibito.

Finché ho vissuto in quella strada e in quel quartiere non ho conosciuto lo squallore del voler possedere ed esibire. Le persone che ci circondavano avevano la saggezza dell’umiltà.

Ricordo le lettere scritte tra noi anche per raccontarci piccoli aneddoti fatti di curiosità: una bottiglietta strana trovata per strada, la passeggiata scolastica con la maestra nei prati, un quaderno nuovo dalla copertina colorata, il programma in tv il sabato sera.

Gli anni e le vicende della vita ci hanno fatto perdere di vista, ma i momenti trascorsi insieme sono stati preziosi e importanti e mi hanno insegnato a guardare alla vita così come la guardo ora, con un paio di occhiali bifocali attraverso cui osservo attentamente e con obiettività quello che può far parte di realtà diverse e distinte ma che può ugualmente appartenersi, incastrarsi e  arricchire senza adulterare.

Sandra Orlando

Se vuoi leggere il mio articolo precedente clicca sul link qui sotto:

Il Re Leone in live action

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Sandra Orlando
Sono Sandra Orlando, mamma di Anna e Andrea, laureata in Lingue e insegnante. Faccio parte dell'Associazione Accademia e collaboro come Editor a SCREPmagazine. Dal 2020 Sono redattrice ed Editor nella redazione della rivista di Cinema Taxidrivers per cui ho ricoperto il ruolo di Programmatrice e Head of editorial Contents . Amo la letteratura, il cinema, la musica ed in genere tutto ciò che di artistico “sa dirmi qualcosa”. Mi incuriosisce l'estro dell'inconsueto e il sorriso genuino dell'umiltà intelligente.  Scrivere fa parte di me. 

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