Solo intelligenza artificiale? (1a parte)

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L’IA è sempre più tecnologia in guerra con l’essere umano in quanto ci fa “Agere sine Intelligere”.

L’uomo connesso è sempre meno relazionale.

Ma essere uomini vuol dire essere in relazione.

L’uomo è un essere “naturalmente relazionale”.

Nessuno viene al mondo come soggetto già capace di libera autodeterminazione e responsabile di sé. Tutti nasciamo come esseri inermi, capaci solo di respirare e bisognosi di tutto. Ma la cosa straordinaria di questa Umanità vera, è che il bisogno ottiene risposta, che qualcuno è disposto a dare a quel neonato, tutto ciò che gli consente di sopravvivere, di nutrirsi, di stare al caldo, di crescere, di imparare a parlare e a pensare.

L’uomo, dunque, “impara a parlare e a pensare” per il tramite di parole che non nascono da Lui, “ma che vengono da fuori”. L’uomo, pertanto, è ab origine un essere naturalmente artificiale.

Produce lui il proprio mondo, immagina un futuro diverso da quello dato, ne ipotizza, ne crea altri.

Da questo punto di vista, l’IA non è altro che una nuova umana possibilità per esplorare, interrogare, interpretare e organizzare la vita.

La natura umana è l’espressione di una dualità: una doppia condizione in cui convivono, oltre alle leggi fisio e logiche, anche norme e convenzioni: l’essere umano è strutturalmente tecnico, nel senso che diventa progressivamente umano man mano che realizza nuove tecniche.

Tipico esempio in tal senso è l’invenzione della scrittura, processo simile alla programmazione di un linguaggio macchina.

L’interazione fra colui che parla e colui al quale si parla, ciò di cui si parla (il contenuto) e ciò attraverso cui si parla (il suono), viene analizzato, spezzettato, rappresentato … per produrre un nuovo mezzo, il testo scritto, col quale riprodurre il suono, la parola parlata.

Con la scrittura l’intera esperienza umana può essere trasmessa, narrata, immaginata.

Nasce in questo modo, ad esempio, la coscienza storica e ci si apre all’idea di futuro, un futuro che diventa immaginabile e persino pianificabile con l’uso di nuove tecniche.

Non è un caso che la scrittura ha inaugurato i primi sistemi di controllo della popolazione (censimento e tasse). Nascono e si strutturano anche le istituzioni fondamentali e fondanti della società.

La tecnologia non solo, quindi, è l’essenza dell’uomo ma è il suo modo naturale per relazionarsi con il mondo e di stare al mondo. Il linguaggio per l’uomo è interprete e traduttore di tutti i segnali che vengono dai sensori naturali del proprio corpo e di quelli inventati strada facendo per abitare l’ambiente.

La ‘vera’ IA, da questo punto di vista, è quella dell’uomo e non della macchina che si limita ad usare alcune forme di calcolo che simulano funzioni dell’intelligenza umana.

In base a quanto detto, potremmo dunque, sgombrare il campo dal presunto pericolo derivante dalla contrapposizione tra intelligenza umana e intelligenza artificiale.

L’intelligenza umana è tutt’altro che “naturale” e l’intelligenza artificiale simula, in misura assai superiore che in passato, alcune funzioni tipicamente “umane”, realtà ben più ricca fatta di emotività, empatia, socialità.

Perché dovremmo temere una banale riproduzione dell’attività intellettuale propria dell’uomo?

Saremmo cioè di fronte ad ”un oggetto” non molto diverso da un tagliaerba automatico, con cui interagiamo senza temere che possa mai prendere il potere, limitandosi a sostituirci nella funzione, noiosa, del tagliare l’erba in giardino?

Il fatto che esistono macchine che possono svolgere delle operazioni caratteristiche della intelligenza umana meglio di quella intelligenza stessa (risolvere equazioni, riassumere testi) non significa affatto che esse possano stabilire dei fini e deliberare coerentemente. Un computer non si comporterà mai né come Cesare Pavese.

Questo non dipende dal fatto che noi umani abbiamo sentimenti preclusi ad altri organismi animali e non.

Ma attenzione! L’uomo non esiste! Esistono tanti individui diversi appartenenti per macro caratteristiche alla specie umana ed ogni individuo taglia l’erba in giardino in modo diverso.

L’intelligenza artificiale non è in alcun modo una forma di vita e questo semplicemente perché le macchine non sono né vive né morte, diversamente dagli organismi. Il nostro telefonino non è intelligente, giacché non ha alcuna forma di vita ma piuttosto si applica a misurare, registrare e calcolare la nostra forma di vita.

L’IA come pilota automatico

l’IA non sarebbe quindi né una panacea né un apripista di una imminente schiavitù. Le odierne macchine operano con rapidità e successo nel mondo senza essere consapevoli di agire in vista di un risultato. Siamo di fronte a una tecnologia nient’affatto dotata di comprensione, coscienza, emotività, intuito, consapevolezza, di tutto ciò che fa ancora ai nostri occhi di un essere umano un’entità unica.

Il Papa ricorda che sono macchine, meccanismi, sistemi o servizi hardware e software che fanno cose al posto nostro, magari meglio di noi, così come una lavastoviglie lava i piatti al posto nostro e meglio di noi, ma non come noi e senza alcuna ragione, motivo, aspettative, speranze o noia che possiamo avere solo noi umani. Sono sistemi di ausilio.

IA è quindi solo capace di risolvere problemi e completare compiti assumendo sempre più la fisionomia di un pilota automatico guidato esclusivamente dal risultato empirico da conseguire, dal calcolo su quale sia il percorso più breve per raggiungere un luogo, su quale sia la soluzione meno dispendiosa…e se il passeggero volesse fare un percorso più lungo pur di ammirare panorami differenti?

E in questo senso vorrei notare come, per far funzionare sempre meglio l’IA, si sta concretamente trasformando il mondo a sua dimensione. Molti urbanisti, ad esempio, stanno meditando su come modificare l’architettura delle strade, la circolazione nelle città per rendere possibile il successo delle auto a guida autonoma.

Tanto più il mondo è “amichevole” nei confronti della tecnologia digitale, tanto meglio questa funziona e magari tanto più saremo tentati di renderlo maggiormente amichevole, fino al punto in cui saremo noi a doverci adattare alle nostre tecnologie e non viceversa.

Agire come robot ci rende più simili a robot e noi stiamo ottimizzando la nostra vita a questo scopo.

Le differenze con la società della relazione diverranno abissali: già si vedono quando proviamo a passeggiare nelle strade di città sempre più popolate da fantasmi con gli occhi incollati sullo smartphone e le braccia prolungate a fare selfie.

L’IA è al tempo stesso veicolo ed esito di un inarrestabile mutamento antropologico che ha perso il senso dell’altro: viviamo sempre più in mezzo ad alieni, estranei, spesso conflittuali, tra individui, generi, classi, etnie, nazioni, popoli, religioni e filosofie sempre più in lotta.

Non sono in possesso di formule magiche su come ri-umanizzarci ma di certo IA riconduce la condotta degli uomini ad un Agere sine Intelligere, un sorta di ingegnerizzazione comportamentale che spoglia progressivamente gli uomini, in nome del calcolo e della sua esattezza, di ogni immaginazione, delegando sempre più alla tecnica l’amministrazione e l’automatizzazione della vita umana, ad un algoritmo capace ormai di darci le risposte prima ancora di avere fatto le domande: la verità vera output di un dispositivo dotato del potere di affermare, con sempre maggiore precisione e immediatezza, lo stato teoricamente esatto delle cose.  Una logica pensata per essere applicata a tutti gli aspetti della vita individuale e collettiva. I dispositivi aletheici sono destinati, per via della loro crescente sofisticatezza, a imporre la loro legge, a orientare dall’alto della loro autorità le condotte umane.

Tutto, magicamente, in tempo reale.

L’indicazione di seguire questo o quell’itinerario in funzione dello stato del traffico, la trasmissione di segnali agli addetti alla logistica per ordinare loro di andare a ritirare quel pacco, in quel momento e poi depositarlo in quel posto. Cosicché il tempo reale è passato da una iniziale, strumentale, dimensione di comfort che teneva insieme tecnica e attività umana (una accelerazione dell’innovazione tecnologica) alla generalizzazione del fatto che un robot indica a un essere umano quale comportamento adottare in ogni occasione e situazione…che studi intraprendere, quale attività lavorativa, quale sia il profilo ideale del proprio partner… o persino, indurre – pare sia ‘realmente’ accaduto – una settantaduenne single statunitense a sposarsi con sé stessa.

E allora cosa potrà succedere se l’IA supererà in velocità ed efficienza l’intelligenza umana?

… continua sabato 1 giugno 2024…

 

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