C’è una poesia che mi piace rileggere spesso ed è la poesia “Vicolo”, che appare nella prima raccolta di poesie di Salvatore Quasimodo “Acque e terre”.
Nei versi così pieni di nostalgia rivive, la voce del vicolo della sua infanzia.
E riaffiorano alla sua memoria il paesaggio della sua Sicilia , il cielo, il mare, le luci del tramonto, i rumori del telaio delle donne, l’uggiolare dei cuccioli e il pianto dei bambini, è il movimento delle lampade delle botteghe.
È un quadro dolce rappresentato con note dolenti, perché nei versi finali quella croce di case nel buio della notte diventa il simbolo della paura e della solitudine.
VICOLO
Mi richiama talvolta la tua voce,
e non so che cieli ed acque
mi si svegliano dentro:
una rete di sole che si smaglia
sui tuoi muri ch’erano a sera
un dondolio di lampade
dalle botteghe tarde
piene di vento e di tristezza.
Altro tempo: un telaio batteva nel cortile
E s’udiva la notte un pianto
Di cuccioli e di bambini.
Vicolo: una croce di case
Che si chiamano piano,
e non sanno ch’ è paura
di restare sole nel buio.
Cos’è la nostalgia?
L’etimologia della parola nostalgia, ha origini antichissime. Essa deriva dall’unione di due parole greche “nostos”, ritorno, “algia” che significa dolore. La nostalgia è il dolore del ritorno, e ciò accade quando con la mente e col cuore noi torniamo ai tempi passati e proviamo dolcezza e dolore contemporaneamente.
La nostalgia è un sentimento di rimpianto malinconico nei confronti del passato, che si compie attraverso il ricordo di ciò che non c’è più. È un sentimento che, mentre ci induce a un’inquietudine nel presente, nel frattempo ci porta a guardare con gioia il passato.
La tristezza che è nella nostalgia deriva dal fatto che qualcosa che abbiamo amato o che amiamo ancora ci sia sfuggito, come tutto ciò che riguarda la memoria, esiste dentro di noi in modo immateriale; eppure non possiamo fare a meno di constatarne l’assenza nel mondo reale in cui viviamo.
Il primo nostalgico della storia della letteratura è stato Ulisse: mentre peregrinava attraverso i mari vivendo le avventure che sono narrate nell’Odissea, Ulisse non poteva fare a meno di rivolgere il proprio pensiero a Itaca, a casa sua, a cui desiderava tornare. Nostalgia infatti è un termine che deriva dalla combinazione delle parole greche “álgios” e “nóstos”, ovvero “dolore” e “viaggio”: la nostalgia altro non è dunque che il dolore del viaggiatore che desidera ritornare a un luogo ricordato con affetto.
Il suo viaggio per mare in fondo assomiglia al viaggio della vita: la nostalgia instaura un paragone infelice tra passato e presente.
A partire dal XVII secolo, la storia della nostalgia diventò la storia di una patologia legata al rimpianto . Il particolare modo di rivivere il passato tipico della nostalgia era visto come una malattia psichica.
Ma, la nostalgia non è una malattia, anzi, è un tipo di sentimento che dà conforto, soprattutto nei passaggi più difficili della vita. La nostalgia aiuta a dare un senso di continuità alla nostra esistenza, perché, grazie al ricordo, e all’emozione che ne deriva, ricordiamo le nostre radici e ciò che abbiamo amato .
Le memorie nostalgiche ci provocano conforto nei momenti difficili della vita ci riscaldano il cuore quando abbiamo freddo. Non servono a cambiare il presente, ma a combattere per avere un futuro più simile a quello che vorremmo.
Per questo bisogna concedersi, anche più volte a settimana, un momento di nostalgia. Canzoni, tramonti, minuti spesi osservando vecchie fotografie della vita: sono mezzi per provare nostalgia, che nella maggior parte dei casi porta chi la prova a rendersi conto di «essere stato amato» o che «la vita è stata degna di essere vissuta».
Insomma, la nostalgia è una risorsa preziosa per aiutarci a vivere meglio.
Angela Amendola
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