Dietro i vetri, Antonia fremeva.
Non era abituata a stare chiusa in casa e quegli arresti domiciliari forzati la rendevano nervosa.
Oltretutto, quello era stato l’inverno più bello degli ultimi 120 anni e sembrava che qualcuno lì in alto, si divertisse a rendere più difficile il restare chiusi.
Pallina, la sua gatta si strusciava chiedendole carezze mentre era intenta anche lei a seguire dalla finestra, il volo dei piccioni che abitavano pochi metri più in su, tra le tegole del palazzo di fine ottocento nel centro della città, da cui si vedeva il mare in lontananza e dove, affacciandosi ai balconi, arrivava il profumo delle zagare precoci del giardino della vicina.
Tutto sembrava congiurare contro di lei, prigioniera tra quelle quattro mura.
Ma all’improvviso, un pensiero la assalì.
Se piovesse a dirotto sarebbe meglio?
Un tempo uggioso ed invernale l’avrebbe consolata?
Probabilmente no, anzi avrebbe sicuramente peggiorato il suo umore ed allora si diresse verso la sua adorata poltrona, e prese il libro che l’aspettava sonnecchiante tra i cuscini con l’intento di arrivare alla fine di quel giallo un po’ troppo lento per i suoi gusti.
Appena seduta, Pallina le saltò tra le gambe, occupando il suo posto preferito, iniziando a fare fusa così rumorose che non permettevano ad Antonia, di concentrarsi nella lettura.
Posò il libro ed iniziò a pensare.
Del resto, con tutto quel tempo libero a disposizione, finalmente ci si poteva fermare un attimo a pensare, a riflettere su quelli che erano i punti fermi della sua vita, Goffredo il suo ragazzo, il suo lavoro da analista informatica ed il futuro che fino a qualche giorno prima sembrava definito e calendarizzato e che ora, nel marasma di quell’epidemia contagiosa, era diventato un ipotesi legata principalmente alla sorte.
Che senso aveva centellinare la vita richiudendo la felicità in pochi attimi e rimandando tutto a momenti migliori?
Negarsi piaceri dedicandosi esclusivamente ai doveri per poi scoprire che tutto poteva essere stato inutile dal momento che, quel futuro in cui aveva investito tanto, poteva tranquillamente svanire come una trasmissione televisiva quando manca il segnale.
Che stupida era stata.
La rabbia la stava invadendo quando all’improvviso, un raggio del sole calante, l’accecò per un istante distraendola da quei brutti pensieri.
Non erano da lei che aveva sempre lottato per ciò che voleva e che non ci avrebbe rinunciato per nessun motivo.
Sorrise preparandosi alla battaglia se fosse stato necessario.
Niente era perduto e nonostante tutto, il sole continuava ad illuminarla ed a ricordagli il ritmo dei giorni.
Dopo il tramonto e la notte arriva sempre l’alba.
E lei sarebbe stata lì a salutare il giorno nascente.
Pallina sembrò apprezzare e stese le zampe, rilassata e felice come la sua padrona.
“Non esiste notte senza giorno
e non esiste vita priva di dolori
Ma se intrecciamo le mani
tutto ci sembrerà più leggero“…
Maurizio Gimigliano © Copyright 2020