Quando ero piccola guardavo le nuvole attraverso i vetri di un alto finestrino da cui i miei occhi si rivolgevano dritti al cielo.
Mi veniva spontaneo tendere una mano quasi nel tentativo di afferrarle.
Ero molto affascinata da quelle formazioni candide che traghettavano le azzurrità e che credevo fossero fatte di zucchero filato.
Era quella l’età giusta per affidarsi alle fantasie ed io, spesso e volentieri, mi lasciavo contagiare dalla magia di quella visione.
Cercavo sempre di dare loro una forma, un volto e trovavo le somiglianze più impensabili.
Ma mi rendevo conto che le nuvole erano sempre in itinere e sembrava non riuscissero a mantenere il loro aspetto per lungo tempo in quanto la loro forma subiva continui mutamenti.
Sognare ad occhi aperti è un esercizio a cui non sono mai riuscita a sottrarmi.
Mi piace perché trovo sia davvero sottile il confine tra sogno e realtà.
Ed è forse questo il bello della vita: la possibilità di vivere… sognando e di sognare… vivendo.
Piera Messinese
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