Ho bei ricordi della trasmissione televisiva Bim Bum Bam che andò in onda per la prima volta nel 1982 quando io attraversavo l’età della spensieratezza.
Marco Bellavia era il conduttore di questo seguitissimo programma.
Era un giovane di bella presenza, un viso pulito, modi garbati con i bambini, sorrideva sempre, trasmetteva serenità.
Oggi, all’età di 58, un bel giorno, decide di rimettersi in gioco e di accettare l’invito di Alfonso Signorini a partecipare al GFvip.
Non lo si vedeva in TV da tantissimi anni per cui il pubblico lo ha accolto con molto calore.
Anch’io quando ho saputo della sua partecipazione sono stata contenta perché ho pensato che per lui avrebbe potuto rappresentare l’occasione giusta per rinvigorire la sua carriera televisiva e ritrovare il suo pubblico.
Ma, ahimè, la sua permanenza nella casa più spiata d’Italia è durata pochissimo.
Marco si è aperto ai compagni di viaggio, confessando i suoi problemi con la depressione, manifestando un certo disagio interiore e lanciando una richiesta di aiuto.
Ma i suoi amici hanno ignorato l’appello e ci hanno resi spettatori di una delle pagine più brutte del GFvip.
Il disagio portava Marco ad abbandonarsi a pianti notturni, a rannicchiarsi a terra con le mani tra i capelli in un gesto di disperazione, chiuso nella sua angoscia.
“Questa casa mi muove dentro dei mostri che non riesco a controllare“.
Queste le sue parole pronunciate nel confessionale.
Avrebbe voluto essere supportato dai suoi compagni per vivere questa avventura perché avvertiva che da solo non ce l’avrebbe fatta.
Era tormentato dalla mancanza del figlio, suo punto di riferimento, probabilmente l’unica luce della sua vita in questo buio totale.
Come hanno reagito i suoi amici a tutto ciò?
Ebbene, la maggior parte di loro, invece di tendergli una mano, lo ha isolato e bullizzato, deridendolo, disprezzandolo, considerandolo una persona malata, un folle.
In pochi hanno compreso il dramma che stava vivendo, in tanti hanno preso le distanze dal suo dolore.
Così lo hanno costretto ad abbandonare il reality: i suoi mostri interiori hanno avuto la meglio.
Forse Marco si aspettava che la vita potesse concedergli una nuova possibilità, ma non è stato così. Perché ha dovuto fare i conti con la cattiveria umana.
Il caso Bellavia è esploso sui social sollevando l’indignazione del vasto pubblico di Twitter, Facebook, Tik Tok, Instagram.
La casa di Cinecittà ci ha offerto uno spettacolo indecoroso, un momento televisivo bruttissimo.
Purtroppo, queste situazioni capitano quotidianamente nella nostra realtà.
La discriminazione, l’indifferenza, l’emarginazione verso la fragilità, il dolore altrui non ci vede mai pronti ad accogliere, a supportare, a metterci a disposizione del prossimo.
Siamo sempre chiusi nelle nostre certezze, nel nostro egoismo, e come diceva Galimberti “la nostra società sarà sempre più composta da analfabeti emotivi, perché siamo incapaci di accudire emotivamente gli altri“.
Una società che rimane indifferente al prossimo, in cui l’inclusione trova la strada sbarrata dall’odio, dalla cattiveria gratuita e dalla prepotenza, è sicuramente una società malata che non ha un luminoso futuro.
Piera Messinese
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