La ragazza con la valigia

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Non sono Filippa e non vivo in Inghilterra.

Non vivo neanche una tormentata storia d’amore.

E allora? Cosa ho a che fare con la ragazza?

Ve lo spiego!

Mi sono svegliata prestissimo. Alzarmi alle cinque di mattina, per me equivale a non aver dormito affatto. Ho un aereo da prendere e si sa, quello non aspetta nessuno. Nonostante il sonno e gli abiti troppo caldi, riesco ad arrivare in tempo.

Cerco il mio posto, tra gente che è lenta come le tartarughe, impiegano un’eternità a sistemare il bagaglio nella cappelliera. Non so come facciano ad essere così lenti, o forse sono io ad essere impaziente.

Alla fine, mi siedo, e allaccio la cintura. Cerco di leggere ma le mie palpebre non sono d’accordo.. Sono seduta al lato finestrino e guardo il mio mare allontanarsi, fino a sparire del tutto. Meglio dormire un po’. Intervallando sonnellini e risvegli, cerco di sbirciare l’orologio del mio vicino per capire quanto manca all’arrivo.

No, non porto orologi! Chiedo un cappuccino e mi consegnano un bicchierone di acqua calda con lo zucchero, fa pena ma lo bevo lo stesso nel tentativo di svegliarmi. Tentativo vano, mi riaddormento!

Dai che ci siamo! Scendo dall’aereo a Malpensa, guadagno l’uscita e salgo nell’auto che mi porterà a dire addio al mio passato. Pensavo che facesse freddo e mi sento come Totò quando arrivò a Milano.

Ho addirittura caldo! Prima di chiudere tutto, voglio passare a salutare quella casa che mi ha vista sposa. Avrei preferito restare un momento da sola ma non è stato possibile. Me ne faccio una ragione.

Il pomeriggio trascorre tra pratiche burocratiche e le mie palpebre che non ce la fanno più.

Si è fatto buio, finalmente sono nella mia camera d’hotel e velocemente mi infilo a letto. Non ho neanche voglia di cenare. Voglio solo dormire! Fa sempre caldo, non sopporto i caloriferi accesi in camera ma sono così stanca da non riuscire ad alzarmi per aprire la finestra.

Alla fine mi addormento. Mi sveglio al mattino seguente.

Mi vesto velocemente e qui entra in campo la valigia. Dall’hotel alla piazza di Arconate, devo attraversare il parco. Camminando lentamente, con la certezza che mai più rivedrò questi luoghi, riempio lo sguardo di ogni albero, ogni panchina e persino della nebbia sul Villoresi.

Arrivo in piazza, trascinando il mio bagaglio di ricordi. Mi fermo a bere un caffè. Nessuno ormai si ricorda di me ed io mi sento tanto la ragazza con la valigia, ragazza si fa per dire, entro in quella chiesa rimasta sempre uguale a se stessa, mi guardo intorno e mi attardo a leggere un salmo, nella speranza di cogliere un segno.

Uscendo dalla chiesa, faccio due passi per il paese, osservando i cambiamenti di questi anni.

Le attività commerciali non sono più le stesse.

Solo il tabacchino e il bar, sono sempre allo stesso posto, ma sono cambiati i proprietari. La gente mi osserva incuriosita, chi sarà questa donna con la valigia? Sono io, quella di trent’anni fa! Non mi riconoscete?

A quanto pare, no!

Quando arrivai in questo luogo fermo nel tempo, avevo trent’anni proprio come Filippa.

Il freddo inizia a farsi pungente. Le mie guance sono fredde ma sotto la giacca, muoio di caldo. Con la valigia ferma accanto a me, attendo il taxi che mi riporterà a casa mentre la nebbia si fa dapprima più fitta e poi, una folata di vento, apre un varco.

Non tornerò più.

Ho amato questo piccolo paese fin da subito ma devo dirgli addio.

Gli occhi si inumidiscono, gli addii sono sempre dolorosi ma nella vita si devono sempre fare delle scelte e questa, è la mia! È quasi un “addio monti” al contrario.

Sono certa che la vita avrà altro per me.

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