Isabella di Morra

260712

Isabella di Morra: La Poetessa Prigioniera nel Castello

Isabella di Morra, nata nel 1520 a Valsinni, in Basilicata, è una figura tragica della letteratura italiana del Rinascimento. La sua vita e le sue opere riflettono le sofferenze di una donna pieno di talento e sensibile, costretta a vivere una vita di isolamento e privazioni a causa delle circostanze familiari e sociali del suo tempo.

Isabella nacque in una nobile famiglia, ma la sua vita cambiò drammaticamente quando il padre fu esiliato a causa delle sue inclinazioni politiche. Rimasta sola con i fratelli, Isabella fu costretta a vivere prigioniera nel castello di famiglia, senza possibilità di lasciare la propria terra o di avere contatti con il mondo esterno.

Nonostante la sua prigionia, Isabella trovò nella poesia un mezzo per esprimere le sue profonde sofferenze e la sua disperazione. Le sue opere riflettono un’anima tormentata, che soffre per l’isolamento e la mancanza di libertà. Nei suoi sonetti, Isabella parla della solitudine, dell’ingiustizia e del desiderio di evasione.

La sua poesia, caratterizzata da una straordinaria sensibilità e profondità emotiva, non fu apprezzata dai suoi contemporanei. I suoi fratelli, timorosi che la sua corrispondenza con il poeta Diego Sandoval de Castro potesse compromettere l’onore della famiglia, la resero prigioniera ancor più stretta, fino al tragico epilogo: Isabella fu assassinata dai suoi stessi fratelli intorno al 1546 a causa di una presunta relazione clandestina con il barone Diego Sandoval de Castro che subì la medesima sorte.

Solo molti anni dopo la sua morte, la poesia di Isabella di Morra fu riscoperta e riconosciuta come un’importante testimonianza della letteratura rinascimentale italiana. La sua vita e le sue opere sono oggi viste come un grido di ribellione contro le costrizioni sociali e familiari, e un richiamo alla forza e alla resilienza dell’animo umano.

Isabella di Morra, prigioniera in un castello, ci lascia un’eredità di parole e sentimenti che attraversano i secoli, ricordandoci il potere della poesia di dare voce a chi è stato messo a tacere.

Purtroppo non ha lasciato un corpus molto ampio di opere, ma le sue poesie, scritte in un linguaggio ricco e intenso, esprimono profondi sentimenti di amore, solitudine e desiderio. Una delle sue poesie più celebri è una canzone d’amore che riflette il suo stato d’animo e le sue esperienze di vita.

Ecco un breve estratto di una sua poesia, per dare un’idea del suo stile:

“Amor, che ne la mente mi ragiona,
et che nel cor mi scalda e mi consuma,
è il ben che mi tormenta e mi abbandona,
et ben che m’ami, io son di te in bruma.”

Questi versi esprimono il conflitto interiore dell’amore e il tormento che ne deriva. La sua poesia è caratterizzata da una forte carica emotiva e da una profonda introspezione, tipiche della lirica del suo tempo.

Angela Amendola

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