DIRUPO
Sul ciglio d’un dirupo, tu mi trovasti
e misera d’amor, mi raccogliesti.
Fissavo un vuoto d’aria pesante,
all’imbrunir d’un dì, ove solo la morte era ammaliante.
Facesti in modo che ti guardassi,
per farmi indietreggiar di pochi passi.
Credevo d’aver innanzi a me un semplice passante
un essere normale, che a parer mio, non contava niente.
Quel viso stanco rimasi ad osservare,
teneva stretta la mia mano, e lo sentivo respirare.
Parole intonate su note silenziose,
rivolgeva a me, come petali di rose.
Più l’ascoltavo, più mi entrava nel cuore
e andavo verso di lui, con gran stupore.
Eri tu, Angelo caduto,
che mi trovasti lì, triste e sperduta.
Seguendo te, quel dirupo oramai alle mie spalle,
avevi portato in cielo una marea di stelle.
Una luce argento era adesso il tuo vestito,
e capii allora, il tuo essere infinito.
Tu che sembravi un caso in quell’istante,
tu Angelo mio sei in me sempre presente.
Di quel dirupo, ora ricordo le mie pene
e l’esser stata salvata da te, che mi vuoi semplicemente bene.
(2014)