“Mettere al mondo un figlio ha un senso solo se questo figlio è voluto, coscientemente e liberamente dai due genitori, altrimenti è un atto animalesco e criminoso, un essere umano diventa tale non per il causale verificarsi di certe condizioni biologiche, ma per un atto di volontà e di amore da parte degli altri” scriveva Italo Calvino nei suoi Saggi.
E ancora una volta Papa Francesco affronta un argomento così delicato come l’aborto con una intransigenza verbale e di pensiero da far rabbrividire. Lo fa con la consapevolezza che l’attuale compagine governativa non aspetta altro che dichiarazioni di questo tenore per cavalcare l’onda dell’antiabortismo.
Stupisce, ancora una volta, che un uomo, il vicario di Cristo, irrompa nel mondo femminile facendo leva su quella minima percentuale di medici non obiettori di coscienza, definendoli impropriamente dei “sicari”. Dichiarazioni perentorie, che scientemente non tengono in considerazione le motivazioni che possono portare una donna ad una scelta così traumatica e sofferta. E ad ogni modo, al di là delle motivazioni personali, così intime che difficilmente si riescono ad esternare, l’assioma di base rimane invariabile:
ogni donna ha diritto di disporre del proprio corpo.
Attenzione, nessuna donna lo fa mai a cuor leggero. Chi lo pensa è un falso moralizzatore. E la ferita che ne consegue rimane cucita addosso per sempre, come un dolore viscerale, perchè non è vero che i traumi si superano, basta un dettaglio per farli riaffiorare, caricandoli di quel senso di colpa specie in presenza di episodi di sofferenza emotiva. Ma se neanche una donna riesce a comprendere e a riconoscere la naturalezza di questo
diritto, cosa ci si puà aspettare da un uomo, anche se nel caso di specie si parla del rappresentante di Dio? Semplicemente una cosa, il silenzio!