IL FASCISMO DIETRO LE QUINTE
il caso Bitonto
Dopo la pausa estiva rieccomi sulle colonne di ScrepMagazine in compagnia di Vincenzo Robles, già assistente del prof. Ambrogio Donini presso la Cattedra di Storia del Cristianesimo della facoltà di Lettere dell’Università di Bari nonché, per dieci anni, docente incaricato dei Rapporti Chiesa-Stato presso la facoltà di Scienze politiche. Inoltre dal 2000 al 2011 ha insegnato Storia contemporanea e Storia del Movimento cattolico presso la facoltà di Lettere della nuova Università di Foggia.
Robles ha anche collaborato con il prof. Gabriele De Rosa, con il prof. Lorenzo Bedeschi e con il prof. Andrea Riccardi
Le sue ricerche, puntuali e meticolose, hanno puntato l’attenzione sul ruolo della Chiesa e dei suoi movimenti nel Mezzogiorno d’Italia e lo hanno portato a pubblicare nel 1981 “Il Movimento cattolico pugliese. Storia di un lento e difficile cammino”, nel 2004 “Cattolici e società fra tradizione e secolarizzazione”, nel 2006 “I cattolici pugliesi in un secolo di storia”, nel 2020 “Giovanni Modugno, il volto umano del Vangelo”, nel 2023 “Giovanni Modugno e il suo rifugio bresciano”.
Oggi, però, il colloquio-intervista con il prof. Robles spiegherà le vele non verso queste pubblicazioni ma sull’ultimo suo nato “Il fascismo dietro le quinte. Il caso Bitonto”, edito da Edizioni dal Sud.
Fiore – Quale l’intento, caro Enzo, delle pagine di questa tua ultima fatica?
Robles – Queste mie pagine hanno voluto fare memoria di un passato abbastanza recente, e pur tanto lontano. Fare memoria non solo per ricordare, ma soprattutto per conoscere e comprendere la storia vissuta dai cittadini di Bitonto nel lungo periodo storico della prima metà del ‘900.
Fiore – E direi anche per non ignorare quella storia perché ignorandola vorrebbe dire smarrire il nostro essere cittadini…
Robles – Mi piace il verbo “smarrire”! In realtà ho l’impressione che si sia voluto dimenticare quel passato. Non si è voluto fare “memoria” di quella esperienza o per difesa o per vergogna. Abbiamo voluto dimenticare, nascondere, quella esperienza e abbiamo lasciato ingiudicato l’intero ventennio vissuto nella nostra città e dai nostri cittadini.
Fiore – Anche perché il conoscere ci permette di verificare come siamo arrivati sin qui e di scoprire ulteriormente che ogni nostro aspetto è frutto del tempo che ci ha preceduto e che, se pensassimo di vivere solo del e nel presente senza un passato, non avremmo nemmeno un futuro.
Robles – È il motivo per cui il mio libro non è soltanto “una” storia. È la “nostra” storia, è la storia volutamente dimenticata della mia Bitonto, una storia “municipale”, se si vuole, ma più “vicina” perché vissuta fra le strade, che ancora oggi percorriamo, all’interno di quelle scuole che ancora oggi gli studenti frequentano e all’interno di quel Palazzo che ancora oggi ospita l’Amministrazione comunale.
Fiore – Quindi non una clava da brandire per fini partitici e identitari ma una ricerca per non essere prigionieri dell’ignoranza storica e non smarrire il positivo e il negativo del passato… anche perché tutto intorno a noi è storia.
Robles – Assolutamente sì! Aggiungerei che le mie pagine hanno voluto analizzare l’avvento del fascismo partendo da decenni primi, dalle elezioni del 1913 che videro la vittoria del candidato Cioffrese sostenuto politicamente da Giolitti e dai cattolici e da una piazza dominata dai “mazzieri”, predecessori della milizia fascista.
Il fascismo, infatti, non è qualcosa di astratto, non è solo un’idea e un movimento politico del passato, è stato il quotidiano vivere per oltre un ventennio. Ho voluto raccontare la storia del fascismo a Bitonto attraverso una cronaca quotidiana, la cronaca delle tante Amministrazioni che hanno preceduto il 1922 e hanno guidato Bitonto subito dopo il 1943. La cronaca di tante famiglie agevolate dal fascismo e di tante famiglie danneggiate dal fascismo.
Fiore – Ritieni che il tuo libro possa essere patrimonio dell’intera comunità socio-politica bitontina?
Robles – Non ho questa pretesa! Il mio studio ha voluto soprattutto superare un forzato silenzio e aprire delle riflessioni, magari delle discussioni.
Fiore – Personalmente ritengo che le tue pagine debbano essere lette, e con attenzione, dall’intera agorà politica in quanto sprigionano riflessioni e considerazioni di un’attualità molto stringente utili a mettere al bando azioni e comportamenti ancora oggi perpetrati con l’aiuto del web e dei vari social.
Robles – Non so se le mie considerazioni siano di “attualità stringente”. Ti rispondo, però, con delle riflessioni dello storico Bloch: «L’incomprensione del presente nasce fatalmente dall’ignoranza del passato. Forse però non è meno vano affaticarsi a comprendere il passato, ove nulla si sappia del presente (…). Questa facoltà di apprendere ciò che vive: ecco la massima virtù dello storico». E subito dopo aggiunge: «L’erudito che non ami osservare intorno a sé gli uomini, né le cose, né gli eventi, meriterà forse il nome di utile antiquario. Farà bene a rinunciare a quello di storico»
Fiore – E diciamolo pure… le tue pagine anche per questo sono particolarmente “impertinenti”. Perché “impertinenti”? Per il loro mettere in simbiosi senza evidenziarlo e sottolinearlo, grazie alla tua valenza di storico, il mondo di ieri con alcuni tratti del mondo di oggi. Sintesi di tutto questo? Il titolo dato al libro. Sì, quel “dietro le quinte” dice tutto e non solo.
Robles – Quel titolo ha voluto superare una certa enfasi sul fascismo (“A quei tempi…!!!”) e qualsiasi preventivo giudizio. Il fascismo quindi oltre ciò che appariva e come fu vissuto da alcuni nostri cittadini e come fu sopportato da altri .
Fiore – Quali difficoltà hai incontrato nella ricerca delle fonti oggettive e non parziali visto il periodo trattato?
Robles – Nessuna difficoltà in quanto la ricerca è stata svolta presso l’Archivio di Stato di Bari e presso l’Archivio storico della nostra città. Tutto ciò che ho scritto è testimoniato dalla ricca appendice. Più che difficoltà ho dovuto superare, all’inizio della ricerca, alcuni “consigli” sulla inopportunità di tale studio.
Fiore – Dalla lettura del libro traspare la tua capacità di storico nel voler trasmettere e far conoscere l’amore e la passione che ti hanno guidato nelle indagini in maniera rigorosa ed equilibrata per dare al lettore un periodo di storia locale che altrimenti si sarebbe dispersa in vicoli e vicoletti, con il rischio di non giungere mai alle attuali e future generazioni. Sei stato anche un archeologo, un archivista, un documentarista e hai saputo togliere quella patina di noia che a volte ti prende nel leggere un libro di storia trasmettendo emozioni con il tuo calarci sul palco del racconto per alcuni versi terribile.
Robles – Ti ringrazio. Invito i miei lettori a leggere soprattutto i documenti
Fiore – Perché hai deciso di mostrare in questo periodo il tuo libro? Quando hai iniziato a pensarlo per lasciarlo in eredità “ai tuoi nipoti”?
Robles – La pubblicazione del libro non è stata suggerita dall’attuale situazione politica italiana. La ricerca ha richiesto più anni di lavoro presso gli archivi e parecchi anni di vari incontri con amici e colleghi che mi hanno offerto sempre consigli .
Fiore – Eric Hobsbawm, il più influente storico del Novecento di formazione marxista, ma sempre lontano da posizioni dogmatiche, diceva che gli storici sono per le nazioni come i produttori di oppio per gli eroinomani.
Tu, come ti senti oggi, dopo la pubblicazione de “Il fascismo dietro le quinte”, per Bitonto?
Robles – Mi sfugge questa citazione di uno dei grandi storici, ma non l’accetto anche se conosco e rifiuto l’uso della storia per interessi ideologici.
Fiore – Una provocazione, se me la consenti…
Robles – Vai…
Fiore – L’agorà della politica a Bitonto ha fatto definitivamente i conti con quel periodo o ci sono strutture dietro le quinte che si attardano a ispirarsi trincerandosi dietro la parola “democrazia” approfittando delle crepe createsi, e non ancora sanate, all’interno della società bitontina a seguito della rimozione di quegli eventi traumatici?
Robles – Lasciamo alla sensibilità di ciascun lettore riconoscere la differenza dei tempi storici: in questo secolo che ci separa dall’avvento del fascismo non poco è cambiato. Può ancora aiutarci il concetto già espresso di Bloch.
Fiore – In ogni caso il tuo libro ha portato memoria alla civitas bitontina. Per questo ti va dato il giusto merito per avertene preso cura e averla lanciata sul territorio. Una memoria che, facendoci masticare i frequenti contrasti tra Stato e partito, fra podestà e segretario del fascio, con le divisioni all’interno del partito originate da beghe personali, da invidie, da smanie arrivistiche e da ambizioni carrieristiche, ci riporta alla contemporaneità e all’oggi mostrando tutte le debolezze e i difetti dell’uomo.
Robles – Non dimentichiamo, però, che accanto agli arrivismi, agli opportunismi, quegli anni hanno conosciuto anche tanto coraggio da parte di chi si opponeva al fascismo.
Fiore – Grazie, caro Enzo, per l’opportunità concessami e un abbraccio da tutta la redazione di ScrepMagazine.
Robles – Grazie a te e alla redazione.
Vincenzo Fiore