Gli occhi di Giovanni roteavano sconfitti su quelle pagine di Diario, pagine di un’esistenza in cui il sole si era nascosto da molto tempo ormai:
Ginevra era diventata un’onda dell’immenso oceano, era ritornata all’acqua e al sale.
Giovanni sperava che ora i suoi occhi spenti avessero ripreso a brillare della luce dell’infinito. È difficile, da radicati e prigionieri della Terra, immaginare l’infinito, immaginare la persona amata libera di quella libertà che gli esseri terreni non possono pienamente comprendere.
Leggere o non leggere quelle pagine di diario?
Giovanni non era sicuro di potersi arrogare il diritto di conoscere i segreti della donna con la quale aveva condiviso la fatica del vivere.
Dopotutto, si diventa estranei, quando, la Ginevra affascinante ed elegante, ai bordi delle piscine più belle del mondo, si era trasformata in aria.
Quella donna, affascinante ed elegante, che negli ultimi tempi poteva solo immaginare o ricordare i colori e le sue sfumature, aveva continuato a regalare il suo splendido sorriso, finché decise di divenire impalpabile pensiero.
Giovanni richiuse il quaderno dalla copertina verde, almeno per il momento, iniziando a leggere i messaggi di Ginevra sulle acque blu che lo circondavano.
Il dolore causato dall’eco cosmico, non gli impediva di non restare senza respiro di fronte alla bellezza della baia di Rio de Janeiro. Ginevra, che era vissuta nella bellezza, dopotutto, avrebbe continuato a far parte dell’incanto di quella baia. Ora sì… Avrebbe riavuto gli occhi per goderla nuovamente e per sempre.
A Giovanni venne in mente un pensiero di un grande scrittore:
“Basta mettere piede in Brasile per sentire l’anima schiudersi e divenire leggera”.
(Stefan Zweig)
Proprio così, ora l’anima di Ginevra era leggerissima…
Tommaso Cozzitorto
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