Sognando a Ferragosto

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  Buon Ferragosto  

Stamani, caro Ferragosto, voglio raccontarti di un sogno della notte scorsa.
Un sogno che difficilmente potrò dimenticare.
Ne sono felice! Così saremo in due a non dimenticarlo ed eventualmente, con il tuo consenso, a farlo conoscere ad altri.
Sembrava che il mondo fosse stato creato da poco e avesse un ordine assoluto.
Cielo limpido, aria e acqua trasparenti, gli animali vivevano nel pieno rispetto delle leggi della natura, la pioggia cadeva ogni volta che se ne avvertiva il bisogno e non provocava i danni delle attuali “bombe d’acqua”, tanto per usare un’espressione alla moda e di tendenza.
Gli uomini contenti, sereni, gioiosi, pieni di entusiasmo per la vita che scorreva senza intoppi e soddisfatti di svolgere l’attività prediletta e scelta senza alcuna imposizione.
C’era chi amava l’arte della pastorizia, chi della pesca, chi dell’agricoltura, chi della lettura, e tutti, con tanto di sorriso sulle labbra e negli occhi, sempre pronti alla chiacchiera, al canto, al fischio, al ballo.
Insomma sempre sul pezzo della poesia della vita e sempre disponibili a qualche passo di pizzica o di taranta.
Di furbetti e di accattoni del quartierino alla ricerca di bonus nemmeno l’ombra, come nemmeno l’ombra dei divanisti del reddito di cittadinanza e dei voltagabbana per un posto al sole del potere.
Una società libera da amoralità e da bugie o da scuse come quella che afferma:
Ho preso il bonus per fare beneficenza”.
Tutti dotati invece di buona volontà, di gran capacità e di notevole entusiasmo, vere cinghie di trasmissione affinché tutti gli ingranaggi potessero funzionare a meraviglia.
Ancor di più perché non esisteva né il medico né il malato.
Tutti godevano di ottima salute, privi di stress anche per l’assenza di qualsivoglia virus e rancore tra le vecchie e le nuove generazioni, liberi anche dall’ultima querelle politica tra i sostenitori della volontarietà e quelli della obbligatorietà della vaccinazione anti covid-19 dimenticandosi, come scrive Giancarlo Sturloni che “di solito servono anni per stabilire l’effettivo grado di sicurezza di un vaccino.
L’immediato obbligo vaccinale imporrebbe quindi a milioni di persone di esporsi a un rischio ancora in parte sconosciuto, con tutto quel che si può immaginare se qualcosa dovesse andare storto: un’irrimediabile perdita di fiducia nelle vaccinazioni – in tutte le vaccinazioni – e danni per la salute pubblica incalcolabili.
Tra l’altro oggi la corsa al vaccino anti-Covid in cui sono impegnate le superpotenze mondiali, paragonata dall’Economist alla corsa allo spazio degli anni Sessanta, rischia invece di sacrificare i tempi della sperimentazione clinica sull’altare della geopolitica.”
Grande collaborazione, benessere e serenità per tutti: non c’era il ricco e non c’era il povero, giacché ognuno aveva quello che gli serviva e non desiderava di più.
Nessuno si sentiva abbandonato o diverso dagli altri, né tanto meno avvertiva il bisogno di bonus o di pacchi viveri.
Permettimi una domanda.
I più soddisfatti in quel mondo così perfetto persino nella fantasia?
Le donne e i bambini.
Le mamme si riunivano, preparavano insieme deliziosi pranzi e occupavano il resto del loro tempo a ciò che gradivano, come giocare coi propri figli o preparare da rossi e maturi pomodori la salsa per l’inverno.
Oppure andare per boschi e per campagne a raccogliere frutta di stagione, per non parlare dei bei mazzi di fiori profumati e delicati che preparavano salvo veder rispuntare, come per incanto, i fiori appena recisi.
I bambini si divertivano e imparavano tante cose osservando la natura.
I più grandicelli costruivano giocattoli per sbizzarrirsi con nuovi giochi ricchi di manualità, fantasia e dotati di un’anima, figlia della sensibilità e della tranquillità dei ragazzi.
Le feste avvenivano più spesso di quel che si pensi.
Tutti andavano a messa e alle funzioni religiose.
E dopo?
Tutti di corsa a ballare in mezzo ai campi, al suono dei diversi strumenti.
Oh, ecco! E’ l’ora delle gite in montagna per tenere i muscoli in forma e allenati senza le sfrenate voglie di monopattini o biciclette elettriche che da un po’ di tempo ci ritroviamo anche sui marciapiedi o d’intralcio al traffico automobilistico delle città.
Il lato più positivo è che tutti si vogliono bene e si aiutano all’occorrenza senza invidia e senza gelosia con un forte senso di famiglia e di comunità.
Il companatico della vita è la felicità.
Mi sembra che questa tua descrizione somiglia un poco al paradiso terrestre, dove gli uomini avrebbero potuto vivere se…
Potrebbe essere, tanto più che le piaghe dell’attuale società dove valori, quali la sincerità e l’onestà, vanno sempre più scemando, sono del tutto sconosciute.
Ti piace questo sogno?
E’ troppo bello perché possa diventare realtà, come vorrebbero molte persone semplici: un mondo dove tutto vada sempre bene.
Oseresti forse affermare che il mio sogno resterà solo e soltanto nella fantasia e quindi solo e soltanto un bel sogno?
Non è detto: in certi minuscoli paesini di campagna o di montagna la vita si è sempre svolta così, e tutt’ora continua.
Però, nell’attesa che questa buona e sana abitudine si propaghi, sarà meglio rifugiarci nel mondo delle favole!
E dal mondo delle favole e del sogno auguro a te gli auguri di buon onomastico e ai lettori di ScrepMagazine l’aNgurio… oopppsss… AUGURIO che possano trascorrere un ottimo Ferragosto.

   Vincenzo Fiore    

 

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Vincenzo Fiore
Sono Vincenzo Fiore, nato a Mariotto, borgo in provincia di Bari, il 10 dicembre 1948. Vivo tra Roma, dove risiedo, e Mariotto. Sposato con un figlio. Ho conseguito la maturità classica presso il liceo classico di Molfetta, mi sono laureato in Lettere Moderne presso l’Università di Bari con una tesi sullo scrittore peruviano, Carlos Castaneda. Dal 1982 sono iscritto all’Ordine dei Giornalisti, elenco Pubblicisti. Amo la Politica che mi ha visto fortemente e attivamente impegnato anche con incarichi nazionali, amo organizzare eventi, presentazioni di libri, estemporanee di pittura. Mi appassiona l’agricoltura e il mondo contadino. Amo stare tra la gente e con la gente, mi piace interpretare la realtà nelle sue profondità più nascoste. Amo definirmi uno degli ultimi romantici, che guarda “oltre” per cercare l’infinito e ricamare la speranza sulla tela del vivere, in quell’intreccio di passioni, profumi, gioie, dolori e ricordi che formano il tempo della vita. Nel novembre 2017 ho dato alle stampe la mia prima raccolta di pensieri, “inchiostro d’anima”; ho scritto alcune prefazioni e note critiche per libri di poesie. Sono socio di Accademia e scrivo per SCREPMagazine.

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