Lucio Fotone va in centro

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Lucio Fotone va in centro.

Una storia come questa – forse – non si è mai sentita. È la storia di Fotone, un esserino piccolo piccolo piccolo, ma veloce veloce veloce e anche splendente… una specie di Superman in miniatura.

Fotone è il cognome e il suo nome è Lucio, sì Lucio Fotone.

Lucio abita in periferia, in quegli “ammassi globulari fatti di stelle e stelline” di una cittadella chiamata “Galassia City” grande più o meno una milionata non di chilometri quadrati, ma di anni luce.

Un bel giorno Fotone decise di “fare un po’ il vagabondo” per andare a vedere i “pianeti del centro“, fare due passi nel corso dove – tutti gli dicevano – ci stava un bel luna park caldo e luminoso chiamato “The Sun”.

Fotone allora si mise bello splendido, pettinò per bene i suoi capelli arcobaleno e iniziò questa passeggiata che lo avrebbe portato in centro dopo circa 50.000, se correva, 70.000 se andava un poco più piano, anni luce.

Certo, la sua vera aspirazione era di andare all’estero, magari per imparare altre lingue e trovare nuove radiazioni, ma i suoi non volevano perché la galassia più lontana, “NGC city”, era distante quasi 70 milioni di anni luce e francamente Lucio era troppo piccolino per quella grande avventura… poi lì non prendevano nemmeno i cellulari!

Il viaggio non fu noioso, anzi Lucio si divertiva in un modo mai visto.

Per questo non andò di corsa e arrivò in centro con comodo, dopo quasi 65.000 anni luce.

La cosa che subito lo colpì fu di certo “The Sun”, un parco giochi immenso, una “palla rossa”, calda e luminosa dove si tuffò a capofitto anche per rifocillarsi un pochino.

Fu spruzzato in alto dal vento solare, fece tuffi nelle profondità delle macchie solari, arrivò persino al centro del parco dove conobbe il grande mantice, una officina laboriosa dove mille folletti a forma di fiammiferi accesi mantengono sempre splendente quello splendido luna park.

Lucio però non aveva visto la cosa più bella di tutte che, peraltro, capitò per caso quando un salto un poco più spericolato lo catapultò sulla Terra, un luogo curioso, anche un poco anonimo, lì a poca distanza dal Sole… pardon “The Sun”.

Dapprima non si rese conto perché rimbalzando nella soffice atmosfera pensava più a divertirsi che a guardarsi attorno.

Poi però fece caso alla sua chioma bianca che diventava di tanti colori, quelli dell’arcobaleno, che schizzavano a destra e a sinistra appena rotolava fra le particelle a forma di palline irrequiete di quella specie di materassino trasparente che, poi seppe, tutti chiamavano atmosfera.

Ma non fu solo quella la scoperta geniale.

Infatti si accorse che per questo strano fenomeno, dove lui arrivava giocherellando, si illuminava un mondo splendido fatto di oggetti curiosi prima al buio, che prendevano forma e diventavano colorati… verde, blu, giallo… stranoooo… ma strano davvero!

Fotone rimase allibito, stupefatto, si sentiva importante e per questa splendida scoperta e sensazione, decise di non lasciare mai più quel posto. Aveva trovato, casualmente, un lavoro proprio in centro… e che voleva di più?

Così decise di stabilirsi lì, in atmosfera, sulla Terra, per tuffarsi negli occhi di tutti quegli esserini chiamati “bambini” e per regalare loro tutte le bellezze colorate di quel luogo apparentemente insignificante, ma magico magico magico chiamato Terra.

Una storia da non credere, vero?

Credo che se Lucio Fotone ha deciso di rimanere qui, forse anche noi umani dovremmo condividere con lui l’importanza di tenere pulito e trasparente quello splendido materassino chiamato atmosfera.

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