Leonardo a Milano

167096

 

Quarta parte

Gli innumerevoli studi sul deflusso dell’acqua, sull’idrodinamica, sull’erosione dei fiumi, sulle correnti, lo condussero a scoprire leggi fondamentali per la scienza moderna e a progettare macchine automatiche ingegnose, tuttora valide, come ruote, mulini, scavatrici, gru.  Nel campo architettonico, Ludovico seppe avvalersi dell’opera di grandi ingegneri, fra tutti il Bramante, con il quale si inaugura a Milano, il nuovo stile rinascimentale, nell’ancor gotica capitale. Inoltre non bisogna dimenticare il ruolo fondamentale svolto da Leonardo nella trasformazione e rimodellazione del centro di Vigevano, dove Ludovico  e Beatrice amavano trascorrere buona parte dell’anno, tra fattorie, boschi e ogni amenità.

Anche Leonardo si dedicò a studi architettonici che confluirono nelle stesse direzioni del Bramante: ideò infatti, edifici a pianta centrale, come si può vedere in molti suoi disegni di chiese, di templietti, forse mausolei, progetti che ci indicano anche in questo campo, la lungimirante capacità leonardesca di anticipare i tempi. Leonardo inoltre, dette nuovo vigore ai lavori per la conclusione del Duomo di Milano (per la cui cupola fece progetti) e della Certosa di Pavia, lavori a cui collaborarono gli architetti già menzionati. Infine, la tribuna di S. Maria delle Grazie di Bramante, dove c’è “ l’ultima cena” di Leonardo, conclude questo fervore ricostruttivo del duca e, mostra una collaborazione e forse, uno scambio di esperienze tra i due artisti sul tema della realizzazione spaziale, di uno spazio cioè, non più geometrico alla maniera dei fiorentini ma ampio e dinamico, capace di suggerire una nuova dimensione spirituale e morale. Leonardo ha già espresso nella “Vergine delle Rocce” questo spazio centralizzato nel vano absidato della caverna, le cui fenditure della sfondo, da cui penetra la luce, moltiplicano in tutte le direzioni lo spazio interno. Così Bramante attua nelle sue opere milanesi un vasto e solenne movimento di spazi circolari, che si amplificano nella cupola palesando in maniera eloquente il significato scenografico e pittorico della sua architettura 500esca: Bramante infatti, diresse i lavori del complesso di S. Satiro nella zona medievale della città, la ricostruzione della chiesa di S. Maria, il restauro del Sacello e la ricostruzione della Sagrestia.

Nello stimolante ambiente culturale milanese, Leonardo ebbe la fortuna di incontrare uno degli scienziati più insigni del XV secolo: Luca Pacioli, il quale gli fu di grande aiuto nei complicati calcoli tecnici e matematici, necessari ai suoi studi. Luca Pacioli, grande matematico,  professore a Perugia, Roma, Napoli e Bologna aveva composto diversi trattati di aritmetica e di algebra, fra cui “La summa de aritmetica, geometria et proporzione e proporzionalità”, dove vi erano contenuti cenni di nuove discipline matematiche (calcolo delle probabilità, esempi di logaritmi, metodo della partita doppia)

La sua presenza a Milano, incoraggiò Leonardo a condurre indagini più approfondite sui calcoli matematici, che costituivano la base di tutte le sue ricerche ma che presentavano fino a quel tempo, delle lacune. Il Moro, si preoccupava inoltre, di organizzare grandi feste: spettacoli di danza e di musica, rappresentazioni teatrali, che servissero a tenere alto il prestigio del suo Ducato. Alla corte si ascoltavano recitazioni di opere poetiche inedite, di scherzi e favole, in cui si cimentò spesso Leonardo, il quale era perciò ritenuto da tutti un uomo poliedrico, capace di trattare un’infinità di argomenti, dai più seri, ai più faceti.  Si sa che concepì alcune rappresentazioni con la collaborazione di Bellincioni (famosa quella del Paradiso) ed alcune “facezie”, genere in voga in quel tempo, per le quali disegnò quei famosi ritratti o “caratteri” grotteschi e bizzarri, al limite del verosimile, da cui si sprigiona lo spirito d’osservazione scientifica e morale, oltre che l’ironia leonardesca…

continua

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here