Ti scrivo perché tu esista.
Ti scrivo, perché è un altro modo di inventarti
e perché tu sappia che so godere di te anche da lontano.
Ti scrivo, perché una tua parola prenda forma.
Ti scrivo, perché la nostra immaginazione attenui la brace dei corpi.
Ti scrivo in balia delle vocali, immaginandoti fortemente.
Ti scrivo per farti trepidare,
ti scrivo perché ti si inumidiscano gli occhi,
ti scrivo perché tu smetta di essere una finzione.
Rafael Ángel Herra
“Galeotto fu il libro e chi lo scrisse“.
É con questo endecasillabo famoso contenuto nel Canto V dell’Inferno dantesco che si racconta una delle storie d’amore più famose: quella tra Francesca e Paolo, un amore adultero, scoppiato mentre i due stavano leggendo per diletto il passo di un romanzo cavalleresco in cui la Ginevra, sposa di Re Artù, veniva baciata dal Cavaliere Lancillotto.
Viene usato con il significato di intermediario d’amore, per individuare qualcosa o qualcuno o una qualsivoglia situazione che rende possibile un incontro amoroso, una relazione sentimentale.
Nei tempi cosiddetti moderni le modalità di comunicazione hanno subito una vera e propria rivoluzione.
Un tempo il corteggiamento tra un uomo e una donna avveniva grazie ad approcci epistolari oltre che, naturalmente, con la frequentazione dal vivo.
Il corteggiamento sapeva di attese, di momenti sorprendenti, di tanti sogni e speranze. Con l’avvento di internet sembra che il web abbia sostituito il reale.
Si potrebbe anche dire “Galeotto fu il PC o lo smartphone 🙂“.
Certo è che il nostro modo di essere e di relazionarci con noi stessi e con gli altri, è oggi profondamente mutato e credo anche che la nostra vita intima, nascosta, segreta, fatta di sentimenti, di pulsioni emotive, non sia rimasta insensibile alle invadenze della tecnologia.
A proposito, dunque, degli amori virtuali o meglio “diversamente reali”, ritenuti fino a qualche tempo fa impossibili o assurdi, oggi sembra che, da quel che si sente dire, siano sempre più frequenti.
In virtù di ciò si ritiene che siano capaci di proiettarsi in una realtà concreta a tutti gli effetti, quindi di innescare un vero coinvolgimento della sfera sentimentale.
Quasi sempre si tratta di incontri casuali che avvengono con la mediazione dei social network.
Sono strani questi amori “da chat “, perché risulta inconcepibile che ci si possa sentire coinvolti, provare del trasporto per qualcuno di cui spesso non si vede neppure il volto, di cui si sanno poche e confuse notizie, insomma un perfetto sconosciuto!
Forse è questo anonimato che costituisce lo stimolo primario che accende curiosità e crea le premesse per un microcosmo condiviso in cui l’uno confluisca nell’altro.
Scattano sicuramente interessanti dinamiche, per cui ci si sente compresi, indagati nell’intimo e liberi di esprimersi.
Ci si scopre complici e legati da una certa affinità con una semplice comunicazione virtuale, grazie ad una scrittura a volte arricchita da emoticons, che sa toccare le corde giuste.
Ma manca tutto il resto: non esiste il contatto di pelle, non ci si guarda negli occhi, non ci si incontra con il suono della voce, non si sfiorano le mani.
Il corteggiamento avviene, dunque, grazie al fascino della parola e all’intervento della fantasia, dell’immaginazione.
Può bastare tutto ciò per mantenere vivo un legame in questa dimensione?
E se si trattasse di un incantamento dei sensi che si cristallizza in un eterno presente?
Sembra che gli amori virtuali siano destinati a durare “sine die“.
Ergo… ai posteri l’ardua sentenza!
Piera Messinese