Quanti di noi, avendo perso una persona cara, si sono chiesti se i nostri cari defunti ci vedono e ci sentono. Se nell’altrove vi è un luogo in cui tutte le loro anime si riuniscono.
Da sempre, gli uomini credono che non esista gioia più grande della vita e dolore più grande della morte.
Attraverso una serie di testimonianze di esperienze di quasi morte, esperienze oltre la vita, scienziati hanno dedotto che sono tutte simili.
Cosa succede in una esperienza quasi morte?
La vita si sospende, non c’è dolore ma tanto rumore; dopo il rumore si sente un senso di sollievo, un’ indescrivibile senso di pace e serenità.
A quel punto ci si rende conto di essere usciti fuori dal corpo, si fluttua nell’aria e si diventa spettatori di ciò che accade intorno.
Le testimonianze concordano che si viene aspirati verso un tunnel.
E’ l’inizio del viaggio verso la luce dove si incontrano entità spirituali; spesso si tratta di parenti o amici già morti che accompagnano il nuovo arrivato a muovere i primi passi nell’al di là.
Secondo una serie di racconti, alla fine di quella galleria buia, si viene abbagliati da una grande luce che avvolge la figura eterea di un essere superiore che emana un indescrivibile senso di pace, calma e serenità. Si presume fosse Dio.
Coloro che abbiano avuto questa esperienza pre morte raccontano di una luce irreale che abbaglia ma non disturba la vista.
E’ come se dall’incontro con l’entità spirituale, provenga l’invito a prendere in esame la propria vita terrena.
Così, si vedono scorrere immagini precise, perfette, anzi, addirittura tridimensionali.
A questo punto si avverte il comando di tornare indietro e prendere possesso del proprio corpo.
La pace e le sensazioni raggiunte, sono difficili da abbandonare.
L’ultima tappa è la consapevolezza di avere condiviso, con altri testimoni, la stessa esperienza che li induce a pensare che nell’altrove c’è un’altra vita.
Ognuno di noi è libero di credere oppure no, ma a parer mio i nostri cari ci sono accanto e vegliano su di noi.
Grazia Bologna
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