Un proverbio giapponese recita:
«L’uomo in silenzio è più bello da ascoltare».
Il silenzio era diventato un bene raro che l’isolamento estremo a causa delle varie pandemie, ci ha fatto riscoprire.
Il traffico, la gente per strada, la ”musica pompata” sempre uguale per ore in bar, boutique e discoteche,… difficilmente lasciavano spazio a qualche istante senza rumore.
Soprattutto per chi abita in città, il cosiddetto “inquinamento acustico” è difficile da ridurre; sembra quasi che stare in silenzio sia un obiettivo irraggiungibile.
Molti studi su tale questione della OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità), hanno dimostrato che l’eccesso di rumore contribuisce all’aumento del rischio di malattie cardiovascolari, innalza la pressione del sangue, può avere conseguenze sul sonno, sull’udito, sull’apprendimento e, in generale, sul benessere psico-fisico delle persone.
Nel corso degli anni sono stati inoltre condotti diversi studi sui benefici del silenzio.
In particolare la cardiologa e neurologa Imke Kirste ha dimostrato che il silenzio – più di qualsiasi altro suono anche melodioso e musicale – provoca neurogenesi, ossia agevola la nascita e la crescita dei neuroni, permette di controllare la tensione arteriosa e di raggiungere una maggiore concentrazione…non le cuffiette “sparate a palla nelle orecchie”…
Ma cosa si intende per rumore?
Un suono o più suoni, per poter essere considerati rumore, devono impedire la concentrazione necessaria e sufficiente quando si sta cercando di fare qualcosa ostacolando la comprensione di quanto accade e quindi di pensare sul da farsi.
In alcuni Paesi specie Nord-Europei, il silenzio è diventato vero “valore sociale”.
La Finlandia, ad esempio, offre il silenzio come una risorsa naturale che ha il vantaggio di stimolare il pensiero e di potersi disconnettere da una vita stressante e troppo piena di “vari rumori”.
Uno dei luoghi più silenziosi di Helsinki è la “Cappella del Silenzio“, un edificio costruito in modo particolare dove è possibile pregare e allontanarsi da ogni rumore.
A volte, infatti, bastano 5 minuti di silenzio per recuperare la calma, l’equilibrio e il controllo: un breve istante di pace, lontani dalle conversazioni confuse, incessanti e magari litigiose e il nostro cervello comincia a lavorare meglio.
Uno stato di isolamento completo e silenzioso per giorni o settimane ha, invece, effetti molto negativi poiché in qualità di “essere umani”, abbiamo bisogno di interagire con il prossimo. Gli stimoli che percepiamo da ciò che ci circonda, infatti, sono essenziali in quanto aiutano a crescere e per crescere meglio abbiamo bisogno di vivere in ambienti ricchi di dialoghi, di musica e di allegra compagnia.
Potremmo dire, senza sbagliare, che fra i vari livelli della piramide dei bisogni di Maslow, il silenzio dovrebbe rientrare tra gli elementi principali.
Persino il turismo rivolto a facilitare il contatto con questa dimensione è in crescita.
Il famoso “ritiro del silenzio” viene già incluso nei pacchetti turistici per visitare Paesi proprio come la Finlandia che offrono posti adatti per abbracciare completamente la quiete, l’assenza di rumori, suoni e il costante brusio tipico della civiltà specie televisiva…come succede nei nostri paesini arroccati del Sud…quelli in cima a colline e montagne, dove capita ancora di ascoltare il rumore dell’acqua di qualche fiume…
Oggi invece, specie in TV, tutti “fanno rumore” e sempre più spesso con parole messe in fila in discorsi inutili, confusionari, strumentali che a volte diventano liti.
Il parlare incessantemente coprendo l’interlocutore è una moda sempre più praticata, un modo – errato – per ottenere dagli altri l’attenzione e l’approvazione.
Chi parla troppo e urla spesso, solitamente non comunica pensieri ed emozioni che invece hanno davvero valore per affermare la propria autorevolezza e portare l’ascoltatore sulle proprie tesi.
Si va avanti con monologhi urlati, vero e proprio rumore che assorbe l’energia ed esaurisce la pazienza dell’ascoltatore.
Perché si litiga tanto in TV specie quando si parla di politica, a Uomini e Donne o per contraddire chi consiglia vaccini?
È soltanto conseguenza del modo differente di inquadrare una questione?
Un trucco per fare audience?
Si può parlare più o meno civilmente di musica, di cinema, di cucina e a volte persino di calcio, ma quando si tocca la politica e, di conseguenza, l’immagine che si intende dare al pubblico degli ascoltatori della propria persona, della propria leadership, il rischio che la conversazione degeneri in rissa si fa sempre elevato.
Di certo nel caso di opinioni diverse dalle nostre (è stato dimostrato da vari studi) nel cervello entra in funzione un meccanismo responsabile di categorizzare le persone come alleati o nemici scatenando disponibilità nel primo caso, ostilità nel secondo.
“Quello che abbiamo scoperto è che le opinioni politiche attivano circuiti cerebrali che si sono evoluti specificamente per tenere traccia delle alleanze e delle coalizioni”, spiega David Pietraszewski, uno degli autori di vari studi sul tema.
“Quando una persona esprime opinioni che riflettono una visione politica differente dalla nostra, la mente la assegna automaticamente e spontaneamente ad una coalizione rivale. Per il nostro cervello, l’affiliazione politica è più come fare parte di una gang o una cricca ristretta, piuttosto che una spassionata presa di posizione filosofica”.
Ma se non tutti reagiscono in modo “eclatante” al confronto fra opinioni differenti ci sarà anche dell’altro? Direi proprio di sì!
Davide Sassoli docet…
Secondo me conta al di sopra di tutto, in un mondo fatto di TV, di social, di voglia di “guadagnare di tutto, di più e tanto tanto ma facendo il meno possibile”, la personalità e – soprattutto – la preparazione culturale dell’individuo.
Il termine personalità deriva dalla parola latina “persona” con la quale si indicavano le maschere che gli attori indossavano per rappresentare parti diverse.
In tal senso, il termine latino “persona” da una parte fa riferimento ai ruoli che possono essere recitati da diversi attori, dall’altro richiama alcuni modi di sentire e di agire che possono essere simili in più individui.
Considerando la psicologia della personalità, si è soliti definire la personalità come un’organizzazione di modi di essere, di conoscere e di agire che assicura unità, coerenza e continuità, stabilità e progettualità alle relazioni dell’individuo con il mondo, costruzione che si svolge nel corso dello sviluppo dell’individuo attraverso continue e reali interazioni con l’ambiente.
Già “reali interazioni con l’ambiente”… e che tipo, quantità e qualità di interazione reale può avere un post su instagram dove unico interesse è mostrarsi magari senza veli solo per “guadagnare facile” mostrando prodotti di marca seminati per casa durante riprese inutili?
Lo abbiamo ben compreso durante l’isolamento da Covid-19.
Tanti musicisti, attori, … hanno fatto dirette su tutti i social possibili e immaginabili ma solo un concerto dal vivo, un teatro zeppo, … portano vera magia, emozioni e sostentamento economico per tutti coloro che quella magia la realizzano.
Tanti hanno finalmente riscoperto il rispetto reciproco attraverso la necessità di fare la fila in ordine e non come pecore al pascolo, l’utilità e il risparmio di tempo e di denaro nell’andare al supermercato con la lista per non trattenersi troppo in mezzo agli scaffali.
Io per primo e tanto altri come me hanno apprezzato la Roma silenziosa e con l’aria davvero ma davvero pulita.
In definitiva abbiamo bisogno di essere “sociali” e non solo social, abbiamo bisogno spesso di 5 minuti di silenzio ma ancor più ci servono “un ambiente pulito”, godibile e una società civile fatta di gente che ascolta e che non urli, offenda e minacci per ogni fesseria.
Shhhhhhh…adesso 5 minuti di silenzio!
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[…] E adesso 5 minuti di silenzio… […]