“E il mio maestro mi insegnò
com’è difficile
trovare l’alba dentro l’imbrunire”
Franco Battiato. Frase tratta dal brano “ Prospettive Nevski”.
Le canzoni di Battiato, sono state cantate a squarciagola nelle strade da allegre compagnie, sulla spiaggia all’ombra di un falò, alla luce di un suggestivo tramonto, o davanti ad un camino acceso, nelle fredde serate invernali, mentre le parole delle canzoni venivano sussurrate, come preghiera, nella solitudine del pensiero e dell’anima.
Una logica nuova quella di Battiato, moderna nel suo genere musicale, che si contrappone come pensiero, all’idea dell’uomo apparentemente forte, che sa tenere a bada sentimenti e passioni, viste come manifestazione di fragilità e di debolezza umana, come ad esempio mostrarsi compassionevole e tollerante verso le diversità dell’altro, inteso come un nemico da contrastare.
Indossa panni cinici e volti cangianti adeguati alle opportunità, l’individuo biasimato ma non giudicato da Battiato.
Decide, di scegliere la via del silenzio e della meditazione nella sua Sicilia, poiché sente che questo mondo, così com’è, non lo rappresenta e ne sente pena.
Continua a scrivere canzoni profonde, rivelando le sue esperienze sulla mistiche.
Preferisce, per un lungo periodo la musica Rock, la ritiene una forza che aggrega e crea entusiasmo, per le generazioni prossime e future, senza badare se il contenuto dei suoi testi venivano compresi come li pensava, la cosa non lo disturbava.
C’è un tempo per tutto, prima o poi il suo pensiero, sarebbe arrivato ai cuori.
Il canto è preghiera ha detto qualcuno, le voci vibrano e creano energie pulite e l’universo a sua volta, risponde positivamente.
A differenza dei cantautori di protesta, Battiato non si limitava a denunciare le scorrettezze umane, ma indicava la via, per uscire fuori dal pantano sociale in cui ancora oggi ci troviamo, la sua visione di mondo corretto, traspare senza nessuna timidezza, credeva ancora nella possibilità di una società diversa, umana, giusta, dove l’uomo attraverso le sue scelte e il suo percorso di crescita interiore, può favorirne il cambiamento.
Riteneva necessario l’interesse collettivo inteso come bene comune, e auspicava a vedere l’impegno politico al servizio del bisogno dei più fragili, considerati invece un peso inutile e per questo, mantenuti ai margini delle periferie dei loro cuori.
Soffriva nel vedere che, l’essere umano stava via, via perdendosi, attraverso un processo lento di deterioramento interiore, lontano dal concetto di bellezza, dalle vive dell’emozioni semplici, vere, che nascono dall’amore per il suo simile e per l’universo.
In una delle sue meravigliose canzoni canta: “Tutto l’universo obbedisce all’amore“. “Come puoi tenere nascosto un amore”! Mentendo, neghi l’amore, tradisci te stesso e accetti di vivere prigioniero dell’inganno e nella tristezza.
Durante una sua intervista, il Maestro, rilascia una sincera e accorata riflessione: “Sono un tipo che, per un gesto di umanità, sarebbe capace di buttare tutta la sua produzione nella spazzatura, perché, prima dell’arte, viene l’essere umano”.
Il suo amore per il prossimo era dolorosamente percepito, vissuto come un pericolo da scongiurare, sperava in un cambio di passo, nella rinascita di un nuovo umanesimo: “Arido è l’inferno sterile la sua via”.
Convinto che la vita non finisse, e le apparenze disturbano la realtà, regala attimi di pausa a coloro che lo hanno seguito con convinzione , o ascoltato, per caso, sintonizzati sulle sue parole intense e il suo pensiero.
Attimi di pausa, per ritrovarsi nella frenesia disordinata dei nostri tempi, d’altronde l’emozione non sempre si comprende, ma si sente, si avverte attraverso la commozione.
Avete mai provato ad osservare gli occhi di un bambino quando vede per la prima volta il mare?
Essi mostrano beltà e gratitudine, pur non conoscendo i misteri del creato: ”E’ in certi sguardi che si vede l’infinito”.
Commuovere, toccare l’animo, indurre il pensiero a non compiere passi falsi, quando il percorso della vita si fa incerto, e di quanto l’uomo è infelice lontano dalle vie del bene.
Questo è quanto ci ha lasciato Battiato, la sua testimonianza di vita vissuta, alla ricerca instancabile dell’Uno al di sopra del bene e del male e di come non sprecare il tempo che ci rimane.
Mistero, ricerca continua di se stesso nella piena consapevolezza, che l’uomo rimane un essere incompleto, se intende vivere scollegato dal tutto e facilmente potrebbe vivere nell’inganno di una percezione di vita puramente convenzionale.
Con la curiosità del bimbo, che vede per la prima volta il mare, Battiato esplora se stesso, in cerca di pace, compie viaggi mistici nella sua anima, alla ricerca spasmodica della “vera essenza”; perché l’uomo è un essere speciale.
Un dialogo continuo con se stesso e con l’amore, la sua parte spirituale, parla all’uomo non progredito, legato ancora alle fragilità della vita terrena, alle delusioni e agli inganni del suo tempo, e gli promette aiuto: “Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d’umore, dalle ossessioni delle tue manie”…”ti salverò da ogni malinconia”, “conosco le leggi del mondo e te ne farò dono” (La cura).
Nei giorni segnati dalla sua morte, la frase ricorrente che ha accompagnato il suo ricordo è la seguente: “E il mio maestro mi insegnò com’è difficile trovare l’alba dentro l’imbrunire”…..preceduta dalle seguenti parole : “e quando si trattava di parlare, aspettavamo sempre con piacere”.
Il riferimento al maestro filosofo, scrittore, mistico e musicista armeno Georges Ivanovic Gurdjieff, non lascia dubbio alcuno, come del resto i riferimenti sulla disciplina impartita dal maestro e sulla quale Battiato, fonda il suo pensiero mistico, fino a diventare un immagine divina di questa realtà, così si auspica e canta in “E ti vengo a cercare”.
Ma quale verità celano queste parole?
Da profana e digiuna di teorie mistiche , provo a rappresentare scrivendo, cosa mi detta l’emozione e cercherò di immaginare di trovare l’alba dentro l’imbrunire. Il mio ragionamento partirà dalle nozioni che conosco, mi lascerò condurre dalla logica , per poi proseguire se necessario, per le vie delle sensazioni e del sentire.
L’imbrunire rappresenta l’ora del giorno che segue il tramonto, quando il cielo abbandona dolcemente la luce e diventa bruno, e poi la notte.
Il giorno appena vissuto, muore nella notte, un periodo di uguale durata, come lo è il giorno.
La notte pian piano sfuma, il buio pesto si dirada, per poi morire nell’alba, che da luce al nuovo giorno. Il giorno muore nella notte e in esso rinasce fino al levar del sole.
Morte e rinascita s’inseguono senza sosta, due realtà diverse, ma che si appartengono, due facce della stessa medaglia.
Accade.
Quando l’uomo è afflitto da inquietudini, affronta malamente la notte, percepisce il pericolo, sente pressante la solitudine nel petto, la vita sembra distante, la sensazione di abbandono, gli è insopportabile, cerca disperatamente Dio e lo invoca, nel silenzio della notte e anche chi non crede, sente disperatamente il bisogno di aggrapparsi a qualcosa di estraneo alla sua persona, a entità sconosciute.
In quelle ore buie della notte, l’uomo afflitto dal tormento interione, avverte la sua impotenza e tocca con mano la sua fragilità.
Paure e ombre sì intensificano, in egual misura nella trama fitta e nera, che intanto si è palesata in cielo agli uomini, una manta scura, trapuntata di stelle.
Lo splendore delle stelle, passa inosservato nella solitudine dell’anima e si chiede aiuto: “difendimi dalle forze contrarie la notte, quando il mio percorso si fa incerto e non abbandonarmi” con il passare delle ore notturne, il reale smette di essere tale .
Succede!
Il primo bagliore di luce viene accolto dall’animo inquieto con sollievo, la razionalità ritrova i confini smarriti, le ombre si diradano a pari passo dell’alba e dell’aurora, che proclama il nuovo giorno e l’animo si placa.
La speranza nel nuovo giorno appena nato, rende meno doloroso il percorso del cercatore errante, deluso dalla banalità del tempo, sente la necessità di trovare un regno di quiete, per il suo essere vibrante, preferisce cibarsi del vero e del giusto.
Abbandonare il superfluo, lasciare le zavorre che lo incatenano ai livelli bassi e primordiali e genera la morte dello spirito nella carne. Una frase delle sue canzoni, mi ha aiutato a chiudere il cerchio al mio ragionamento: “Perché la pace che ho sentito in certi monasteri o la vibrante intesa di tutti i sensi in festa. Sono solo l’ombra della luce”…lui stesso ambiva a divenire luogo sacro, la sua anima il suo tempio, perché niente è paragonabile alla bellezza della luce, perfino : “le gioie del più profondo affetto, o dei più lievi aneliti del cuore , sono solo l’ombra della luce” e lui perseguiva la verità nella luce e credo che questa volta, ha trovato quello per cui ha vissuto, durante i suoi percorsi di vite umane.
Raggiunge così la perfezione mistica Franco battiato, si è spento in pace.
L’alba ha sconfitto l’imbrunire, non più morte, ma Resurrezione, in perfetta armonia con l’Essere Supremo.
“E tempo di lasciare questo ciclo di vite”…. Il suo viaggio finisce qui…forse…
Francescarita Bartoletta