Clelia Zarbà e il suo “Luce nella notte”
Clelia Zarbà, nata a Catania, dove vive, e laureata in Lettere Moderne, indirizzo storico-artistico e dello spettacolo, da sempre ha coltivato la passione per la scrittura sino a renderla compagna costante della sua vita.
Attraverso poesie e racconti ha dato voce alle emozioni, ai valori in cui crede e alle tradizioni della sua terra, la Sicilia, in un crescendo letterario che è sfociato nei tre suoi romanzi Mistero Sotterraneo, Cassiopea e Luce nella notte.
Oggi ho il piacere di incontrarla, e non a caso, a Linguaglossa comune che trovasi a 550 metri di altitudine sul versante Nord-Est nel Parco dell’Etna.
Linguaglossa, con le sue strade principali non asfaltate ma pavimentate con basalto lavico, aveva 18 chiese di cui ne sono rimaste 11.
Passeggiando per il paese, prima di incontrare in un bar Clelia Zarbà per un cappuccino, ho attraversato vicoli molto particolari e caratteristici per le sue rifiniture in pietra lavica, imbattendomi in diversi bellissimi murales.
Mi informo sui prodotti tipici locali e il barista mi parla dell’ottimo vino Etna doc e della tipica “salsiccia al ceppo” fatta ancora manualmente dai maestri macellai e condita con il finocchietto selvatico.
E la domanda nasce spontanea… “Da dove deriva il nome Linguaglossa?”
“Deriva da una lingua lavica che raggiunse il villaggio nel XVII secolo…”, interviene Clelia che nel frattempo mi ha raggiunto!
“Mi aggiungi qualche altra nota storica su Linguaglossa?”
“Certo, caro Vincenzo! Aggiungerei, facendo mio quanto scritto sul sito del Comune, che la fondazione di Linguaglossa viene attribuita ad una colonia di avventurieri che edificarono alcune case nel bosco di Castiglione e vi riposero stabile dimora. Il borgo è menzionato per la prima volta in un diploma di Ruggero del 1145. Possesso di Niccolò di Lauria e poi di Anastasia Filangeri (1320), durante il regno di Martino (1392), Linguaglossa fu infeudato alla famiglia Crisafi. Nel 1568 Isabella Crisafi cedette il borgo a Stefano Cottone che a sua volta lo diede ai Patti verso la fine del XVI secolo. Nel 1606 lo ottennero in vendita i Bonanno e Orazio, Barone di Ravenusa, lo volle insignito del titolo di principato nel 1625. Successivamente il borgo tornò al demanio e nel 1634 fu inserita tra le città regie”.
Chiedo il conto dei due cappuccini… e il barista mi risponde: “I cappuccini sono offerti dalla casa”.
Santa ospitalità siciliana!
Io e Clelia ringraziamo all’unisono il barista e ci accomodiamo…
Il tempo di sederci e parte il fuoco di domande per comprendere ancor di più l’essere scrittrice di Clelia Zarbà…
Fiore – Mi parli del tuo viaggio letterario?
Zarbà – Hai utilizzato una bellissima metafora poiché, quando scrivo, viaggio nell’affascinante mondo dell’introspezione, dei paesaggi, dell’arte e delle tradizioni, soprattutto culinarie; il mio viaggio letterario è nato da molto piccola, dapprima in forma privata, con riflessioni, per poi sfociare nella poesia, in racconti e poi in romanzi.
Fiore – Quale messaggio comunichi attraverso la tua scrittura oltre la vita, i sentimenti e l’amore per la tua terra, la Sicilia, che rappresentano la stella cometa della tua ispirazione?
Zarbà – Scrivo per veicolare emozione, per dare voce all’essenza dell’uomo che risiede nella capacità di meravigliarsi, di condividere sentimenti, sensazioni, di sorridere, di guardarsi intorno, di scoprire e di riscoprirsi nell’altro.
Fiore – Una delusione provata e superata nel tuo viaggio letterario…
Zarbà – Purtroppo le delusioni ci sono state e continuano ad esserci, specialmente nel tentativo di emergere ed entrare nel mercato delle grandi case editrici: non ricevere risposta a seguito dell’invio del proprio manoscritto è forse più deludente di subire un diniego. Penso che molte case editrici dovrebbero pensare, prima di ogni altra cosa, che lo scrittore, anche se emergente, è una persona, che merita attenzione e rispetto, oltre ad essere un lettore, dunque un loro cliente.
Fiore – Come si evolve il tuo percorso creativo nella struttura linguistica di una poesia, racconto o romanzo?
Zarbà – Quando scrivo una poesia, nella maggior parte dei casi, essa scaturisce da una sensazione prodotta da un evento che traduco di getto in parole; per i racconti, invece, spesso seguo le tracce date dai concorsi letterari, a cui partecipo con grande spirito di confronto e di crescita. Mentre, la scrittura di un romanzo richiede un impegno maggiore, non solo per l’idea che sarà oggetto di narrazione, ma anche la progettazione, la costruzione dei personaggi, la ricerca storica ecc.
Fiore – Un consiglio da dare a chi si immerge nell’oceano della scrittura…
Zarbà – Attingere dalla vita ed essere i suoi principali spettatori!
Fiore – Prima di addentrarci nel tuo romanzo “Luce nella notte”, che ho avuto il piacere di leggere, mi parli dei precedenti romanzi “Mistero Sotterraneo e Cassiopea”?
Zarbà – Il mio romanzo d’esordio è stato “Mistero Sotterraneo” nato dall’idea di mettere in luce e, dunque, valorizzare, i resti romani che si nascondono sotto il centro storico di Catania, tanto da costituire una città sotterranea; in particolare, il simbolo del romanzo, da cui si snoda la narrazione, è l’anfiteatro romano, costruito in pietra lavica, che si trova gran parte sottoterra e che è palcoscenico di una leggenda popolare che mi ha affascinato da piccolissima, quando mio padre mi accompagnò alla scoperta della “Catania vecchia”.
Successivamente ho scritto “Cassiopea” con cui nasce Celeste, il personaggio molto amato dai mie lettori, perché, attraverso la sua dolcezza e la sua voglia di vivere, veicola messaggi di amore e di speranza. In Cassiopea, ambientato alle pendici del vulcano Etna, narro il sogno di Celeste di diventare scrittrice, accompagnata dall’amore della nonna Filomena e dal suo mondo onirico, che traccerà la strada da percorrere.
Attraverso il ritrovamento di uno scrigno, contenente delle lettere risalenti alla seconda guerra mondiale (sono lettere tratte da vere lettere scritte da mio nonno durante la prigionia di guerra, che ho riadattato alla storia, ma che, in parte, ho riprodotto integralmente), Celeste verrà a conoscenza di un segreto che, insieme al suo sogno, e all’amore per Marco, aprirà nuovi orizzonti.
Fiore – Ed eccoci al tuo ultimo romanzo “Luce nella notte” che ho avuto il piacere di leggere. Ti confesso che mi ha particolarmente commosso per i numerosi spunti di riflessione dovuti alla voglia di rinascita che sprigiona tanto da farmi ritrovare perfettamente d’accordo con la mia filosofia di vita che dice: “Caro Vincenzo, su una sconfitta puoi costruire la più grande delle vittorie perché è nelle situazioni più difficili che l’uomo dà il meglio e va oltre”. Sbaglio?
Zarbà – Assolutamente no! Dal dolore si rinasce più forti perché attraverso esso consapevolizzi ciò che di più importante offre la vita, facendone poi il motore dell’esistenza che virerà verso la gioia e la felicità.
Fiore – Al di là dei noti motivi che ti portano ad avere come compagna di banco la scrittura, qual è la ragione che ti ha indotto a scrivere Luce nella notte? Quando il citofono dell’ispirazione ha suonato, sei stata tentata dal non rispondere?
Zarbà – “Luce nella notte” è nato grazie ai miei lettori, alla loro irrefrenabile curiosità di conoscere il proseguo di Cassiopea, in particolare della vicenda amorosa tra Celeste, catanese, e Marco, romano e alla luce emanata da Cassiopea; e, poi, grazie ad una storia che è venuta a bussarmi alla porta: un aneddoto storico realmente accaduto nel paese di Linguaglossa, risalente alla seconda guerra mondiale, in cui persero la vita, fucilati per ragioni di guerra, due giovani marinai catanesi. Una storia su cui ancora oggi cade il mistero. Ho sentito il dolore di questi due giovani, strappati alla vita per bieche ragioni belliche e non potevo lasciarlo andare: la loro storia aveva bussato ed io dovevo accoglierla. Così Cassiopea ha continuato ad illuminare il cielo con “Luce nella notte” e, mentre “Cassiopea” invita a credere sempre nei sogni e a non mollare mai per perseguirli, “Luce nella notte” veicola un messaggio di speranza e di rinascita.
Fiore – “Luce nella notte” è un romanzo molto significativo perché si inserisce a pieno titolo nel dramma delle migrazioni interne dei giovani laureati che a partire dagli ultimi anni, come confermato nel report 2023 sull’economia e la società del Mezzogiorno presentato da Svimez, sono aumentate rispetto a chi possiede titoli di studio inferiori. Mi sbaglio?
Zarbà – É una piaga secolare della nostra terra, che, per varie ragioni economiche e sociali, spinge i giovani a cercare lavoro altrove; ad oggi ritengo sia importante procedere ad una esperienza lontano dalla propria casa, anche all’estero, ma sarebbe altrettanto importante avere l’opportunità di rientrare con serenità.
Fiore – “Luce nella notte” ambientato alle pendici dell’Etna, è il motivo per cui ho voluto incontrarti a Linguaglossa, con la sua prosa lineare e non ridondante, è espressione di una profonda coscienza morale, di un’interpretazione serena e oggettiva delle azioni, del pensiero e delle sofferenze dell’uomo che tu, con grande plasticità, trasferisci e fai vivere nei protagonisti del romanzo facendoli diventare leggende letterarie e punto di riferimento per il lettore…Complimenti davvero…
Zarbà – Mi emoziono nel leggere questo tuo pensiero rivolto a “Luce nella notte”, che sembra assurgersi a “letteratura” con le tue lusinghevoli considerazioni. Ho dedicato molto impegno a scrivere questo romanzo e, spesso, mi sono commossa io stessa in momenti particolarmente intensi; dunque, sapere che i miei lettori lo apprezzino mi scalda il cuore, lo stesso che ho seguito per scriverlo.
Fiore – Quale personaggio di “Luce nella notte” senti più tuo e perché?
Zarbà – Celeste, la protagonista, perché, in parte, mi assomiglia, ha il mio stesso sguardo sulla vita e condivido molte sue scelte, oltre ai suoi occhi azzurri.
Fiore – Dei personaggi del romanzo c’è qualcuno che è la trasposizione letteraria di persona reale e non fantasiosa?
Zarbà – L’unico personaggio reale è Nonna Filomena, perché è il ritratto della mia Nonna Ada, a cui ero particolarmente affezionata e che continua a vivere nei miei ricordi e nel mio cuore. Gli altri personaggi, pur non corrispondendo esattamente a qualcuno, attingono molto da alcune persone fisicamente conosciute.
Fiore – Un romanzo, il tuo, dove tra le varie riflessioni ed emozioni troneggia l’amore, un amore che attraverso le sue varie interrogazioni s’insinua, prende corpo, permane, si espande come un tuffo al cuore, diventa suono di una voce che ti conduce per mano in un mondo di sogni e ti fa ritrovare la gioia di vivere e di rivivere, la gioia di una rinascita.
Zarbà – Sì, in “Luce nella notte” declino l’amore nelle sue varie forme, con particolare focus sull’amore che nasce tra un uomo e una donna, così intenso, a volte, da toglierti il respiro e da rapire ogni tuo pensiero: l’amore è ciò che nutre la nostra vita, è il sentimento trepidante che alimenta il cuore e merita un posto privilegiato nella narrazione delle mie storie.
Fiore – La lettura mi ha fatto riassaporare gli odori e i profumi della gastronomia siciliana ricca delle caratteristiche che le diverse dominazioni succedutesi nei secoli hanno lasciato nel vostro bagaglio alimentare e che tu molto saggiamente hai riportato al gusto dei lettori e messo alla pari con la forza economica di Milano e l’arte di Roma in un mix di cultura, economia e arte culinaria…Un modo originale per eliminare lo iato tra il mezzogiorno e il settentrione…
Zarbà – Hai centrato perfettamente il mio intento di mettere in luce la peculiare varietà culturale che caratterizza l’Italia, sia nell’arte, sia nel linguaggio e sia nella tradizione culinaria, in cui risiede la sua grande ricchezza.
Fiore – La copertina del libro con il suo blu e la luce del cielo con quel bellissimo titolo “Luce nella notte” che squarcia il buio e dà speranza alla vita mi ha riportato alla famosa canzone di Rino Gaetano “Ma il cielo è sempre più blu”, un motivo che ci ricorda che se è vero che siamo uomini imperfetti e caduchi siamo comunque protesi sempre verso l’infinito, un motivo che è un invito a rinascere ogni giorno, a cantare la vita e l’universo, senza perdere fiducia nel futuro che ci attende, che poi è l’autentico messaggio del tuo romanzo.
Zarbà – La copertina e il titolo veicolano insieme il messaggio di rinascita del libro e mettono in rilievo la potenza del cielo, in grado di assottigliare le distanze sia temporali che spaziali: “Aveva questa grande potenza il cielo: farti sentire vicino chi era lontano e disperderti nell’infinità della sua luce!” . Sono stata io stessa a proporre all’art director questa idea per la copertina e lei l’ha colta in pieno, utilizzando, peraltro un blu intenso e davvero avvolgente!
Fiore – Consentimi di andare oltre il tema di questa nostra conversazione e viaggiare per un attimo lungo la lettura del tuo racconto “Le radici nella terra del Vulcano”. Una lettura che mi ha riportato con le parole del nonno di Manuela ai discorsi che mio padre mi faceva quando mi portava in campagna o in frantoio facendomi immergere nell’amore per la terra, per i suoi profumi, per i suoi frutti, per gli ulivi… un amore che ha saputo così bene trasmettermi tanto che ancora oggi quando mi assale la tristezza, quando sento venir meno la voglia di fare e l’ispirazione faccio un giro per le mie campagne, un tempo le sue, e ritrovo il mio essere.
Zarbà – Sono cresciuta andando per le campagne siciliane, insieme a mio padre agronomo e professore universitario in Agraria, un girovagare che mi ha infuso amore per la terra, per i suoi frutti e per la sua energia. Come la Puglia, la Sicilia produce un ottimo olio ed io ho parlato delle olive che crescono nella terra del Vulcano Etna, che conferisce ad esse un sapore distintivo e davvero appetibile!
Fiore – Premi e concorsi?
Zarbà – Durante il mio viaggio letterario, come ti dicevo, ho avuto il piacere di partecipare con i miei racconti a diversi concorsi letterari, in alcuni dei quali ho ricevuto riconoscimenti, come menzioni speciali, pubblicazioni in diverse antologie nazionali e premi!
Fiore – Ultima domanda… progetti futuri?
Zarbà – C’è un’altra storia che ha bussato alla mia porta… spero di riuscire ad aprirla!
Fiore – Grazie e ad maiora…
Zarbà – Grazie a te e al blog ScrepMagazine con cui collabori… e buon ritorno nelle tue campagne!
Vincenzo Fiore