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Un corpo che parla…

Il tatuaggio è una pratica di decorazione realizzata tramite immagini, simboli, frasi che possono essere puramente estetici o possono contenere, nella maggior parte dei casi, significati importanti.

Ad oggi è utilizzato sempre più come mezzo di espressione sul corpo.

Nonostante sia diventata una moda diffusa, c’è chi ancora storce un po’ il naso davanti ad un corpo colorato, a causa di disinformazione o a causa di  veri e propri pregiudizi verso questa favolosa arte.

Decidere di tatuarsi è un vero e proprio modo di comunicare, di far conoscere qualcosa di sé in modo permanente.

Viene usato, sin dall’antichità, per affermate l’appartenenza ad un gruppo, ad una religione, mentre adesso ha prevalentemente un fine estetico, “modaiolo”.

Il termine tatuaggio nasce per la prima volta intorno alla metà del ‘700, con la scoperta dell’isola di Tahiti da parte del capitano inglese James Cook. La popolazione del luogo usava la parola “tau-tau”, che negli scritti venne trasformato in Tattow e infine fu adattato all’inglese, prendendo il nome di Tattoo.

Ma la pratica del tatuaggio è cosa certa sia nata circa 5.000 anni fa.

Le tecniche di realizzazione sono mutate nel tempo, ma il concetto di base è rimasto lo stesso.

Il tatuaggio moderno in occidente è eseguito tramite l’utilizzo di macchine che consentono di iniettare all’interno della pelle inchiostro attraverso un ago, che varia di dimensioni in termini di larghezza, in base all’utilizzo che se ne fa (sfumature, contorni o ombreggiature); lago muovendosi su e giù arriva a circa un millimetro sotto l’epidermide.

Il dispositivo che viene utilizzato per i tatuaggi svolge due principali operazioni che si ripetono:

Durante queste due fasi, la frequenza con il quale l’ago si muove può variare da 50 fino a 3000 volte al minuto.

Alcune tappe storiche del tatuaggio:

Nelle culture occidentali, durante la pratica del tatuaggio, si cerca di minimizzare il dolore , nelle altre culture, il dolore ha un valore importante, in quanto avvicina l’uomo all’esperienza della morte, e quindi resistendo al dolore è in grado di esorcizzarla.

Coloro che decidevano di tatuarsi vivevano questa esperienza come una prova o un rituale; infatti si pensa che i tatuaggi fatti nell’epoca preistorica fossero eseguiti da stregoni, sciamani o sacerdoti nei punti più delicati per provare dolore (i punti scelti solitamente erano schiena e mani).

Al dolore si associava il sangue, poiché scorrendo simboleggia la vita e lo spargimento di sangue, seppur lieve, simula l’esperienza della morte.

Le tecniche utilizzate per i tatuaggi sono state varie in base alla cultura in cui venivano praticate.

Ad esempio:

Quest’ultima è la tecnica attualmente utilizzata e di certo la meno dolorosa.

Il primo brevetto di macchinetta elettrica in grado di realizzare tatuaggi fu ottenuto da Samuel O’Reilly nel 1891 negli Stati Uniti (egli si era ispirato all’invenzione di Thomas Edison della penna elettrica). La sua idea però non ebbe successo a causa del solo movimento di rotazione.

Fu l’inglese Thomas Riley che ingegnò la stessa macchinetta per tatuare con l’utilizzo di elettromagneti, la rivoluzione dei tatuaggi.

Questo strumento fu, nel tempo, migliorato e perfezionato fino ad ottenere la macchinetta moderna e ad oggi ancora utilizzata.

Si possono distinguere 3 tipi di tatuaggi:

Tattoo all’Hennè (non permanente);

Tattoo Solare (applicazione di una sostanza foto impermeabile sulla pelle, la quale, dopo essere rimossa l’abbronzatura, lascerà un disegno visibile);

Tattoo ad Ago (permanente).

Esistono tanti stili diversi di tatuaggi. I più utilizzati e apprezzati sono:

I tatuaggi sono opere d’arte che camminano.

Una vera tenerezza di pezza

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