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Semplicemente Giulia (Parte 10a)

Per leggere la puntata precedente clikka sull’immagine qui sotto:

Semplicemente Giulia (Parte 9a)

Gennaro era molto orgoglioso delle sue figlie, ma non riusciva a trasmettere loro esternazioni di affetto come una carezza, una parola gentile oppure un ti voglio bene. L’unico modo di dimostrarglielo, a suo parere, era di farle stare bene, di riempirle di premure e qualora avessero un desiderio, faceva l’impossibile per poterlo realizzare.

Matilde, infatti, dopo avere preso la patente di guida, espresse la voglia di avere una macchina, e  Gennaro, in men che non si dica, un pomeriggio gliela fece trovare parcheggiata giù nella strada. 

Era una bianchina cabriolet che in quel periodo era alla moda e sembrava essere l’ideale, per una giovane donna.

Quando Matilde la vide, esultò di gioia e volle provarla subito. 

Naturalmente fu affiancata dal padre che le spiegò tutte le funzioni della vettura: dalle luci al cambio, e le diede dei suggerimenti per imparare a parcheggiarla bene.

Malgrado ciò, la giovane era perseguitata dal pensiero che non fosse in grado di sentirsi sicura alla guida. 

La sua preoccupazione maggiore era che potesse tamponare e dare un dispiacere al padre. 

Ma il destino volle che un cugino di Milano, che si trovava in vacanza a Napoli, anche lui fresco di patente, le chiese il permesso di poterla guidare. Lei, all’inizio fu molto titubante, ma per non apparire bigotta acconsentì e sedette accanto a lui.

Nemmeno il tempo di accelerare ed il povero sfortunato andò a sbattere contro un palo della luce….

Che disdetta!!! 

Tutto il lato anteriore della macchina  subì una grande ammaccatura. 

Matilde si sentì  morire…Come avrebbe affrontato il padre? Sarebbe andato su tutte le furie!!!

E fu proprio così, perchè quando Gennaro vide la macchina in quelle condizioni, cominciò ad urlare e lasciarsi scappare mille imprecazioni. 

Ma lui era fatto così, si accendeva, e dopo avere dato sfogo alla sua ira, tornava ad essere buono e generoso, infatti, non perse tempo a farla riparare e riconsegnarla alla figlia, come se nulla fosse accaduto. 

Dopo quell’episodio, però, Matilde divenne sempre più vulnerabile e cominciò a prendere la macchina più di rado. Continuava a non sentirsi tranquilla e guidava con la paura addosso.

Lei era fatta così, era incline ad essere molto ansiosa.

In realtà, Matilde era colei che non si lamentava mai e parlava poco, ma dentro al suo cuore aveva una gran voglia di evadere, di realizzarsi lontana da quell’ambiente che non le permetteva di sentirsi a proprio agio, ma soprattutto di sentirsi viva…

C O N T I N U A…

Grazia Bologna

Clicca sul link qui sotto per leggere il mio articolo precedente:

Fino all’ultimo respiro…

 

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