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Ironia

Nei giorni scorsi, conversando con un amico, il discorso è caduto sull’ironia, un particolare modo di interagire e comunicare.

Per definizione l’ironia è una forma di dissimulazione, la parola viene infatti dal greco eiron che significa finto, dissimulatore. Il discorso ironico non vuole, però, ingannare; vuole, con parole che significano il contrario di ciò che si vuole dire, lasciare intendere il vero sentimento.

Un esempio: Che bell’auto! Di fronte ad un catorcio.

I filosofi, a volte, si sono serviti dell’ironia nelle loro riflessioni, soprattutto quando queste non erano pensieri per se stessi ma si rivolgevano ad un interlocutore.

E’ il caso di Socrate il filosofo greco che andando in giro per le strade di Atene, cercava di spingere gli uomini a prendere coscienza di sé rivolgendo loro la domanda: che cos’è? Socrate non si accontentava della risposta data e la confutava più volte finché l’altro non si rendeva conto degli errori commessi.

Per attuare ciò, Socrate metteva in atto una serie di finzioni che, sotto l’apparenza dello scherzo, miravano ad uno scopo più serio che era quello di rendere gli uomini consapevoli di sé e dei valori che sono alla base della vita associata. L’uso dell’ironia consisteva nel far finta di essere d’accordo con quanto diceva il dialogante per trarre poi conseguenze contraddittorie che rivelavano assurda e inaccettabile la tesi proposta, tutto ciò portava l’interlocutore del filosofo al riconoscimento della propria ignoranza.

Questo per Socrate è il primo momento del dialogo, solo il sapere di non sapere può dare la spinta necessaria per tentare di raggiungere la conoscenza.

L’ironia di Socrate affascinò S. Kierkegaard, filosofo che nel 1841 scrisse Sul concetto di ironia in riferimento costante a Socrate. Nell’ironia socratica Kierkegaard trova il modo per mettere in discussione le convinzioni di un interlocutore e creare un vuoto da cui può avere origine un processo di conoscenza.

L’ironia è, quindi, un momento critico- negativo, non rappresenta il risultato. Socrate usava l’ironia perché la sua stessa vita era ironica: separata dalle cose, diversa da quella degli altri, straniero nella sua stessa terra. Allo stesso modo si sente Kierkegaard. Per lui l’ironia non è una figura retorica, è la sua stessa esistenza, è il suo particolare modo di comunicare.

L’ironia nasconde e maschera ma nello stesso tempo rivela; l’ironista conduce ad un inganno che è la vita stessa che si mostra nel suo continuo essere scissa tra pubblico e privato, esteriorità ed interiorità, apparenza ed essenza. La comunicazione ironica è una comunicazione che ha bisogno sempre di essere interpretata.

Questa duplicità che confonde troviamo anche nel suo Diario, Kierkegaard scrive:<< Io sono un Giano bifronte, con un volto rido e con l’altro piango>> e ancora:<< Vivo come una contraffazione di un’edizione originale del mio Io>>. IL Giano bifronte in cui il filosofo si riconosce si sdoppia dai due fronti e poi ancora, ancora, ancora finché Kierkegaard si sente in una vertigine che sembra spingerlo nel vuoto e precipitarlo in un abisso.

Tra Socrate e Kierkegaard, nel periodo romantico, troviamo un altro filosofo F. Schlegel che approfondì il concetto di ironia. Egli si occupò di arte, in particolare degli aspetti spiritosi ed umoristici graditi al gusto romantico e che esprimono il distacco tra l’artista che rivendica la propria libertà individuale e l’oggettività dell’opera d’arte prodotta.

Anche nell’arte si riproduce la lacerazione tra finito e infinito, relativo e assoluto, tra un finito che aspira all’infinito e un infinito che non si fa raggiungere. Il genio, l’artista ironicamente crea e nello stesso tempo distrugge la sua opera prendendo sul serio solo la propria capacità creativa e la libertà dell’attività spirituale. L’ironia romantica esprime quindi, il sentimento dell’impossibilità della mediazione e l’elemento spiritoso, che fa sorridere, assume un ruolo fondamentale in questa mediazione.

Kierkegaard, che non amava le mediazioni, criticò l’ironia romantica e mantenne la sua socratica ironia che si coglie ad ogni passo, leggendo le sue opere.

L’ironia è un elemento piacevole, nella vita. E’ capace di allentare le tensioni e strappare un sorriso. Cosa questa, difficile oggi che, chiusi in casa per i motivi noti a tutti, riflettiamo sull’umana fragilità e sull’immane stupidità di molti.

Gabriella Colistra

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