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Il rituale del “Mundus Patet”

É iniziato il countdown.

La notte più paurosa dell’anno è oramai alle porte.

È la notte delle lumere, dell’invasione di streghe e di scheletri, di tavole imbandite di zucche illuminate.

È la notte del dolcetto o dello scherzetto.

È la festa dei pipistrelli che corteggiano Selene nella sua misteriosa e affascinante pienezza.

Ma cosa c’entra tutto ció con il  Mundus Patet (il mondo è aperto)?

Presso gli antichi Romani esisteva una festa simile a quella di Halloween, ma con una finalità diversa.

Infatti lo  scopo era quello di esorcizzare gli spettri dei morti.

L’antica credenza voleva che tra il mondo dei vivi e quello dei defunti si potesse stabilire una sorta di comunicazione.

Il tutto accadeva già durante le celebrazioni dei “Parentali”, ma soprattutto nei giorni 24 Agosto, 5 Ottobre e 8 Novembre, i cosiddetti giorni del Mundus Patet.

I tre “dies” religiosi erano considerati nefasti, perché segnati da cattivi presagi.

In questi giorni era preferibile non intraprendere alcuna attività, persino di avere intimità con il proprio coniuge per procreare.

Il Mundus Patet si trovava nel Santuario della dea Cerere consacrato agli dei Mani.

Esso era il regno della Madre Trina Cerere, di sua figlia Proserpina, Hecate e del Signore dell’Ade.

In questo luogo, in occasione di tali tre ricorrenze magiche, veniva aperta una fossa a forma di utero rovesciato, delimitata da due assi disposti a forma di croce (Cardo e Decumano) e coperta da lastre di pietra.

Spesso si offrivano doni (cereali, primizie), odi e formule incise su tavolette di pietra e argilla del proprio paese di origine, affinchè i morti non finissero nel regno dei vivi e viceversa.

Si correva infatti il rischio che il Mundus potesse attirare le anime dei vivi verso l’Aldilà.

Ritengo che a distanza di millenni il Mundus Patet eserciti un certo fascino e stimoli il nostro immaginario.

Ma forse fa anche un po’ paura.

Stavo giusto riflettendo sul fatto che il giorno 8 Novembre è ormai prossimo e si annuncia con tutto il suo carico di ansia, se ci soffermiamo brevemente sulle notizie suddette.
Beh, in questi casi un pizzico di superstizione ci potrebbe pure stare. Io ce l’avrei… e voi?

Piera Messinese

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