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Il coraggio di Gaia (Parte 18a)

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Il coraggio di Gaia (Parte 17a)

Eccolo sopraggiunto davanti al cancello della villa dove si leggeva, a malapena, ancora il cognome “Benelli”.

Che strana sensazione essere davanti all’uscio di casa e desiderare di scappare…Chissà, forse qualche brutto presentimento lo affliggeva, in quel momento.

Fuori non vi era anima viva  ed anche nei dintorni le strade erano deserte. Che fine aveva fatto la gente del circondario e i bambini che solitamente facevano baldoria quando giocavano? Sembrava di stare in un altro luogo.

I campi attorno erano aridi, privi di vegetazione. Anche gli alberi erano pochi e quelli rimasti erano spogli, malgrado fosse primavera inoltrata.

Indubbiamente la guerra aveva distrutto tutto, ed anche la natura ne aveva risentito.

D’un tratto, mentre alla mente gli passavano questi pensieri, si decise a  suonare il campanello.

Dovette attendere qualche secondo prima che arrivasse qualcuno ad aprirgli. Solitamente bastava suonare ed il cancello veniva aperto dall’interno con un pulsante. Ma è ovvio che non funzionava.

Qualcuno avanzava verso di lui ma Leonardo non riusciva a visualizzarlo.

Quando finalmente lo ebbe vicino si chiese chi fosse… Era un perfetto sconosciuto!

L’estraneo lo guardò quasi incredulo con gli occhi sbarrati e diede un colpo di tosse:

<< Il vostro viso mi sembra familiare… siete il figlio dei Bonetti?>>…

<<Si, sono io…Dove sono i miei genitori?>> rispose Leonardo con aria stupefatta.

L’uomo, senza rispondere, lo invitò ad entrare e quando furono dentro casa, Leonardo trovò tuttto cambiato.

I mobili erano gli stessi, ma nelle pareti mancavano i quadri, e non vi erano più le foto di famiglia.

<<Dove sono i miei genitori?>> replicò Leo.

<<Mio caro, devi essere forte…Purtroppo i tuoi genitori non sono più in vita da quasi un anno.
La tua mamma non avendo ricevuto più tue notizie dal fronte, pensava che tu fossi morto.
In preda al dolore si recava ogni giorno in Chiesa per chiedere la grazia di farti tornare, non curandosi dei pericoli a cui andava incontro durante il tragitto della strada. Accadde  così, che una mattina delle tante,  rimase vittima di un bombardamento e non fece più ritorno.
Alcuni militari che la riconobbero la riportarono a casa, ma oramai era troppo tardi.
Tuo padre da quel momento impazzì per il dolore e si rifiutò di mangiare, lasaciandosi morire.
Pensavamo tutti che anche tu fossi morto ed essendo rimasta la casa incustodita, poichè la nostra era andata distrutta, la mia famiglia ed io, ci siamo trasferiti nella vostra abitazione, ma adesso che sei tornato, andiamo via e togliamo il disturbo>>.

Il giovane era confuso, non riusciva ancora a credere che i suoi genitori fossero morti.

Stanco per il viaggio estenuante dei giorni precedenti e triste per la notizia, senza dire una parola, si diresse nella stanza che un tempo era stata la sua, e si gettò sul letto cadendo in un sonno profondo…

C O N T I N U A…

Grazia Bologna
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